DAL PRESENTE
Robert Kirkman, Charlie Adlard
Walking Dead #26
saldaPress, 2014
96 pagine, brossurato, bianco e nero - 3,30€
La serialità è la peggior malattia delle grandi idee: arrugginisce uomini d'acciaio, annebbia le menti più brillanti ed erode le strutture narrative più solide. Il decadimento accelera quando la narrazione affronta una dispersione mediale: videoludica, cinematografica o televisiva che sia.
E c'è da dire che la serie di Robert Kirkman, in attesa della consacrazione hollywoodiana, non si fa mancare nemmeno web-serie e spin-off. C'è stato un (lungo) momento in cui la narrazione aveva preso una piega rallentata, involuta su se stessa, quasi ripetitiva nel percorrere alcune dinamiche survivaliste. Morto l'antagonista d'eccellenza, il Governatore, la deriva di auto-compatimento dei protagonisti aveva fatto temere il peggio trasformando la saga, sia quella cartacea che - in parte - quella su piccolo schermo, in un bolso dramma introspettivo... fino all'arrivo del nuovo figlio di puttana: Negan.
Kirkman riesce nell'ardua impresa di, passateci la metafora zombesca, rinfondere vita a un corpo morto, rinnovando la serie in modo inaspettato e sorprendente, andando oltre la meccanica semplice della morte o della mutilazione imprevista, ma inserendo un nuovo, profondo elemento di tensione. Si sposta l'asse della deriva psicologica di quest'umanità dolente un centimetro in più verso la follia e la disperazione più nera, aggiungendo nuove e imprevedibili variabili. Si gioca sporco, sappiatelo... La passeggiata di questo fantastico zombie del fumetto oscilla sul filo di un rasoio, tra l'immobilismo e l'eccesso parossistico alla Crossed. Ma per ora va bene così, continua a stupirci e a mietere cadaveri, pardon, fan.
In 3 parole: resistente, spietato, putrefatto.