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30 maggio. Si rinnova la tradizione delle Maggiaiole

Creato il 30 maggio 2015 da Russoniello

L’ultima domenica di maggio è da tempo immemorabile il momento per la processione delle “Maggiaole” di Sant’Andrea di Conza (AV). Si tratta di una processione che le ragazze di Sant’Andrea compiono partendo dal loro paese fino alla Cattedrale di Conza della Campania dove termina il pellegrinaggio con l’omaggio alla Madonna della Gaggia e la richiesta della sua materna intercessione per trovare un bravo marito.

Anche quest’anno il rito si rinnova con la partecipazione della popolazione santandreana, della autorità religiose e civili e di tanti giovani che portano avanti questa tradizione così bella, caratteristica e ricca di simbologie. Le ragazze, infatti, portano sul capo un candido fazzoletto sul quale appuntano la caratteristica coroncina di uvaspina e il loro incedere è accompagnato da canti devozionali alla Madonna della Gaggia. Il pellegrinaggio, che inizia di buon mattino, si conclude con un grande “dejuner sur l’erbe” con le tante prelibatezze enogastronomiche di questo angolo di Alta Irpinia.

30 maggio. Si rinnova la tradizione delle Maggiaiole

Le “Maggiaiole” di F. de Rogatis

Di seguito la descrizione della Processione delle Maggiaiole scritta da Pompeo Russoniello, storico santandreano D.O.C., in “Fede e Folklore in Irpinia”, ricco e documentato foto-libro realizzato a quattro mani con il Direttore di Telenostra Pasquale Grasso nel 1979.

“Si racconta che la Madonna, nottetempo e all’insaputa di tutti, sia scappata da Sant’Andrea per rifugiarsi nella Chiesa di Conza, città sede dell’omonima archidiocesi metropolitana. Riportata, con le buone e con la forza, a Sant’Andrea, la “Divina fuggitiva” sarebbe nuovamente approdata a Conza. Al secondo invito dei Santandreani a far ritorno “in patria”, la leggenda dice che la Madonna avrebbe così sentenziato: “Ho stabilito di rimanere in questo tempio metropolitano di Conza e di volere che le ragazze di Sant’Andrea vengano qui, ogni anno l’ultimo sabato di maggio. Verranno le mie predilette – racconta la leggenda – col capo coperto da un bianco fazzoletto sul quale appunteranno una corona fatta con rametti e acini di uva spina. Se con tutti i Santandreani sarò ancora e sempre Madre di grazie – avrebbe detto la Madonna – alle “verginelle” pellegrine farò la speciale grazia di far trovare un buon compagno per la vita. La Madonna avrebbe anche penalizzato il mancato esercizio del pellegrinaggio da parte delle maggiaiole: il Sindaco di Sant’Andrea a …. spazzare la chiesa e la piazza di Conza. Il pellegrinaggio si ripete da tempo immemorabile nel rispetto dell’antico “patto”. Di buon mattino le ragazze, pronte per il “fatale andare” a Conza, si riuniscono nella chiesa madre. Formatosi il corteo, sfilano in doppia linea, prima per le strade del paese, e poi lungo l’itinerario seguito dalla Madonna fino a Conza: un paio di Km di strada campestre. Il supplice “binario” delle maggiaiole ha in testa il Crocefisso, che fa da guida al pellegrinaggio, scortato dalle mamme e dai giovani del paese, nonché dal Sindaco e dal Parroco. Una statua della Madonna del Rosario accompagna il corteo dalla chiesa madre alla periferia di Sant’Andrea, ove in una cappella rimane in attesa che le ragazze ritornino da Conza. Lungo la strada percorsa dalla Madonna “fuggitiva”, le maggiaiole rievocano col canto la “storia” della “fuga” e le “promesse” reciprocamente fatte in un lontano giorno, e che vengono annualmente rinverdite. Prima di arrivare a Conza, col Crocefisso delle amorose pellegrine vengono benedetti i campi. E’ anche un prender fiato prima di dare inizio all’ascensione verso la “santa” collina di Conza, dove si verificherà il tanto sospirato incontro con la Madonna, la “Matre de ‘r’ verginelle”. Alla periferia dell’antica città, “metropoli degli Irpini”, il pellegrinaggio, atteso dai Conzani, è accolto con fraterna amicizia e festosa allegria. Sindaco e Parroco di Conza consegnano ai colleghi Santandreani le chiavi della città e la stola sacerdotale. In comunione di sentimenti e di civiltà si va alla comune Cattedrale, al “santuario” della Gaggia. L’incontro delle maggiaiole con la loro Madonna raggiunge, sempre, il sublime della fede e della speranza, che viene espresso specialmente col canto devoto e supplichevole. La Messa conclude il viaggio di andata e dà inizio al viaggio di ritorno, “spezzato” dalla colazione che viene consumata all’aperto, quando i giovani cominciano a piluccare le corone delle maggiaiole. Allora è la Madonna che fa la grazia … dell’amore”. Tratto da Fede e Folklore in Irpinia, di P. Grasso e P. Russoniello, Di  Mauro Editore, 1979.


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