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33) Racconto: Batuffolo

Da Angivisal84

Batuffolo di Cesare Cuzzola Creatura: Coniglio extradimensionale33) Racconto: Batuffolo
Judy si catapultò nella sua cameretta non appena sua madre ebbe aperto il portone.«Judy, attenta! Non è un giocattolo!»Judy sapeva benissimo che i conigli non sono giocattoli. I suoi giocattoli non avevano di certo bisogno di mangiare o bere. I suoi peluche non dormivano mai: anche quando la notte si svegliava per andare in bagno loro erano lì, con gli occhi spalancati e vigili. E le sue bambole mica facevano la cacca o la pipì, nonostante avessero il bagno nella loro casa in miniatura.Possedere un coniglio era un’esperienza del tutto nuova per Judy. Si era anche documentata e aveva scoperto un mondo di attività da fare con i conigli che non vedeva l’ora di mettere in pratica. Poggiò senza troppo garbo la cigolante gabbietta e squarciò il pacco del mangime che portava nell’altra mano. Aprì la grata e ne versò un’abbondante porzione nella minuscola ciotola rossa nuova di zecca.«Judy, fa’ piano. Non vedi che è tutto tremante, poverino?»Judy chiuse la gabbia e posò il sacchetto del cibo, poi osservò il coniglietto. È vero, stava tremando, ma Judy era sicura che non tremasse dalla paura; lei era una bambina piccola e carina, non poteva far paura a nessuno. Tremava … di gioia. Ecco, sì. Tremava di gioia, Judy ne era certa.La mamma adesso aveva messo una mano dentro la gabbia e accarezzava il pelo bianco e lucente del coniglio che non dava alcun segno di miglioramento.«Hai già deciso come chiamarlo?»Judy annuì. «Batuffolo» disse orgogliosa. Aveva pensato anche a Zuccherino, ma l’aveva scartato perché era il nome del suo orsetto di peluche morto qualche mese prima (aveva avuto un attacco di cuore e ora il suo cadavere giaceva esanime sul letto di Judy). Poi aveva optato per Cenerentola, ma la mamma continuava a ripetere che era un nome da femmina. Solo quella mattina Judy aveva sentenziato il nome definitivo. Batuffolo.«Bene, almeno questo nome è da maschio. Vado a preparare il pranzo, metti un po’ d’acqua qui dentro e poi lascialo in pace. Sarà stanco.»Judy corse verso il suo zaino, prese la bottiglietta dell’acqua e riempì quasi fino all’orlo il cilindro dal quale Batuffolo poteva bere. Quindi si sedette di fronte alla gabbietta e lo fissò per un po’. Quella era la miglior domenica della sua vita!Si stava alzando per andare a prendere Poppi, il suo pony di peluche, per presentarlo a Batuffolo, quando udì un sussurro. «Judy!»Si mise di nuovo a sedere e mosse la testa di qua e di là in cerca della sorgente del mormorio, ma si convinse presto di esserselo immaginato. Fece per alzarsi una seconda volta e di nuovo: «Judy!»«Mamma?» chiese, senza udire niente in risposta.«Judy, sono io, qui dentro!»Judy squittì e si allontanò di corsa dalla gabbietta. Batuffolo. Parlava.Insegnargli a saltare, fare la capriola, rotolare. Fingersi morto. Accarezzarlo o fargli il bagnetto. Judy era sicura che “conversare” non fosse contemplato tra le attività da organizzare con un coniglio.«Aspetta, non scappare e non urlare, Judy! Non ti farò del male! È che io sono un coniglio speciale. Io sono l’unico coniglio al mondo capace di parlare, sei stata fortunata a scegliermi!»Judy si tranquillizzò un po’ e ripensò a quando aveva trovato un quarto di dollaro sul marciapiede il mese prima. Sì, in fondo, era proprio una bambina fortunata. Tornò ad avvicinarsi alla gabbietta. Batuffolo stava sgranocchiando un po’ del suo mangime come un qualsiasi coniglio e Judy credette di essere impazzita ed aver inventato tutto quanto.Diede un timido colpo con la mano alla gabbietta come quando si tocca con un bastone una lucertola morta. Gli occhi rossi e ingrossati di Batuffolo si mossero con uno scatto fulmineo e si fissarono su Judy. La bambina sobbalzò, perse l’equilibrio e cadde seduta di fronte al coniglio.«Judy, questo cibo fa un po’ schifo. La prossima volta ti dispiacerebbe comprarne di un altro tipo? Oh, e non comprare quello “Miglior Coniglio”! Me lo davano al negozio e – giuro – avrei preferito mangiarmi una zampetta piuttosto che sentire un altro giorno ancora l’odore di quella porcheria.»Gli occhi di Judy avevano raggiunto l’apertura massima. La mamma. Lo avrebbe detto alla mamma. Si alzò senza proferire parola e corse verso la porta.«Judy! Dove vai?»«Vado a dire alla mamma che parli.»«NO! Aspetta. Devo rivelarti alcune cose su di me Judy, ho bisogno che tu mi aiuti. Tutto il mio popolo ha bisogno di te. Prendimi e mettimi sul letto, voglio parlarti faccia a faccia.»Quindi ora c’era un intero popolo di conigli, probabilmente parlanti. Judy esitò, accarezzando il pomello. Ripensò a quando non aveva lasciato solo il povero Zuccherino che moriva e a quando era rimasta una notte intera a piangere con la sua bambola Natasha il giorno che la sua gamba era accidentalmente finita nel gabinetto dopo il gioco delle torture. Non poteva lasciare Batuffolo.Ritornò alla gabbietta, aprì la grata, inserì entrambe le mani e afferrò il coniglio per la pancia. Lo poggiò sul letto e si inginocchiò di fronte a lui.«Il mio vero nome è Jovrein Gorbenov, ma molti mi conoscono come Agente Rosicchio. Porto avanti ricerche per conto del mio popolo ed è mio dovere preservare la segretezza di questi studi. Viaggiando attraverso alcuni mondi adiacenti al nostro stiamo cercand-»La porta della camera si spalancò. «Judy, il pranzo è… Ti avevo detto di lasciarlo nella gabbia!»La madre di Judy si avvicinò al letto e non appena protese le mani per afferrare il coniglio, questo rotolò via e cadde sul pavimento. Un poffsulla moquette e la madre di Judy esplose di rabbia.«Ecco fatto!» La donna afferrò con garbo innervosito la creatura, la poggiò sul suo giaciglio e poi si rivolse a Judy puntandole l’indice contro.«A mangiare! Batuffolo ha bisogno di riposare.»Judy era dispiaciuta per quanto era successo e voleva rivelare tutto alla madre così che capisse che la colpa era anche di Batuffolo, che aveva chiesto di uscire e si era rotolato giù dal letto, ma tacque. Lo avrebbe fatto dopo le dovute spiegazioni di Batuffolo (o come aveva detto di chiamarsi?), così si alzò e andò in camera da pranzo. Questa novità dei conigli parlanti l’aveva presa proprio tanto.Con grande sorpresa di sua madre, sorbì senza proteste la sua zuppa ai piselli, poi chiese di andare a riposare.«Promettimi che lascerai in pace il coniglietto, però. Hai sentito il proprietario del negozio: ha bisogno di ambientarsi. Non infastidirlo e lascia la porta della tua camera aperta.»Judy annuì, si alzò e tornò in camera sua con tutta l’intenzione di continuare il discorso iniziato con Batuffolo, ma rimase pietrificata quando vide le piccole barre della gabbia contorte e fumanti. Prima che potesse scappare e dirlo alla mamma, udì una voce.«Judy! Sotto il letto, presto!»Senza pensarci, Judy strisciò nella polverosa oscurità. Scorse una creatura bianca e ansimante; gli occhi del coniglio si puntarono su di lei come laser, scatenandole ancora una volta un fremito di terrore.«C-Come hai fatto a … a uscire?»Il coniglio mostro gli incisivi. «Acido corrosivo. Equipaggiamento standard. Adesso vieni qui.»Judy strisciò ancora, faticando a mettere un gomito dietro l’altro senza incontrare una testa di bambola, un pezzo di Lego o un trenino rotto. Arrivata proprio davanti al coniglio, notò che gli occhi infuocati le suscitavano ancora più inquietudine.«Mi dispiace per prima, ma avevo bisogno di un po’ di calma. Riprendendo il discorso che stavamo facendo, il mio popolo è alla ricerca di “pietà”. Judy, tu sai cos’è la “pietà”?»Judy rifletté. «È come quando … Uno prova pietà per i poveri o per i malati, no? È quando ti fanno pena … e li vuoi aiutare, no?»«Bene, cara. Tu credi di avere pietà dentro di te?»Judy pensò che se non ne avesse avuta sarebbe stata una bambina molto cattiva, il che non era affatto vero. Quindi rispose annuendo: «Sì!»Batuffolo, allora, iniziò a tossicchiare e sussultare. Judy rimase paralizzata nell’osservare i movimenti inconsulti dell’essere che si conclusero poco dopo con la fuoriuscita di una piccola pallina nera dalla bocca del coniglio.«Vuoi aiutare il mio popolo, infine?»Come aveva aiutato tutti gli altri suoi amici, non avrebbe lasciato il suo coniglio. Annuì.«Allora preparati.»La piccola pallina nera vomitata dalla creatura brillò di luce blu. E l’oscurità esplose. Judy sentiva il suo corpo deformarsi, la sua mano diventava prima verde, poi si allungava; diventava generosa, in un certo senso. Poi arrabbiata e poi di nuovo verde.I capelli scomparivano, crescevano fino ad avvolgerla e a soffocarla mentre dalla bocca uscivano bolle di argento liquido. Infine, SBAM! Una vigorosa botta con la testa e intensa luce bianca.Quando Judy aprì gli occhi voleva piangere, ma, alla vista di ciò che la circondava, lo stupore sostituì anche il dolore alla testa. Un immenso cielo cangiante di giallo, verde acqua, lavanda e arancione la sovrastava mentre sotto di lei si stendeva un tappeto di erba azzurro pallido. Judy ebbe paura, si guardò intorno con lo sguardo e trovò Batuffolo, o almeno quello che lei credeva essere Batuffolo. Una creatura rosso sangue stava rotolando verso di lei – letteralmente. Il pelo bianco aveva lasciato il posto a tessuti muscolosi, scoperti, scarlatti, come se qualcuno avesse scuoiato e fatto ingrassare Batuffolo. Solo quando arrivò a pochi centimetri da Judy, quello si svolse: non più un coniglio, ma un grasso e informe ammasso di carne sanguinolenta, dagli occhi distanti tra loro e degli inquietanti denti scoperti e acuminati.Judy, sebbene avesse riconosciuto Batuffolo in quell’essere, ebbe una strana sensazione; non più dei brividi paura, ma qualcosa di più … interno. Si voltò e irrorò il prato ceruleo di un puzzolente liquido verde. Judy odiava vomitare, per di più su uno dei suoi colori preferiti.«Judy, io e il mio popolo ti ringraziamo per averci dato il tuo aiuto» pronunciò con voce gutturale la creatura. Quindi si alzò sulle zampe posteriori e emise un suono così acuto e penetrante che Judy dovette tapparsi le orecchie con tutte le sue forze.Quando la bambina si accorse che lo stridio era finito, ad avvolgerla fu un rumore frusciante che arrivava da ogni parte della collina sui cui lei e Batuffolo erano atterrati. Paralizzata, Judy vide arrivare da ogni parte un’ondata di altri esseri color cremisi in tutto uguali a Batuffolo. Come una tempesta che si avvicinava, i mostri avanzavano sempre più numerosi, fino a che, di colpo, fu silenzio.«Essa è Judy, dalla Terra. Io sono l’agente Rosicchio, Jovrein Gorbenov, e la consegno al nostro popolo come portatrice di pietàUn boato stridente si alzò dalla cerchia scarlatta. «È il momento di avere ciò che ci spetta! Per la nostra terra!» soffiò ancora Batuffolo e con un ultimo latrato dell’essere le creature ricominciarono la loro avanzata.Judy scoppiò in lacrime, incapace di intendere che cosa stessa succedendo.«Pietà! Pietà, abbiate pietà!» urlò.Senza che i mostri rossi si fermassero, Batuffolo le sibilò qualche ultima parola: «Vedi, Judy, è la pietà che ci chiedono sempre. E noi cerchiamo sempre di dargliela, ma se non ce l’abbiamo dentro di noi, la pietà, a qualcuno la dovremo pur prendere, no? E tu me lo hai garantito: ce l’hai dentroJudy stette, mentre l’oceano sanguinante le si chiudeva attorno.

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