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37) Racconto: Leyla dei gigli

Da Angivisal84
Leyla dei Giglidi Vicky LancioneCreatura: Licantropo37) Racconto: Leyla dei gigli
Era bellissima, l’avevo pensato sin dal primo momento in cui l’avevo veduta.Era il primo giorno all’accademia di belle arti di Firenze, tutto sembrava come nel mio vecchio ateneo.Il professore alla cattedra spiegava annoiato alla classe confusionaria, sporadici studenti prendevano appunti sui loro block notes.La lezione era già iniziata da mezz’ora quando lei entrò.Subito fu come se il mondo si fermasse e in quella stanza fosse entrato il sole.Capelli corvini lisci che ondeggiavano delicatamente al suono dei suoi passi, occhi azzurri… quasi glaciali, più cristallini dello specchio d’acqua più puro.Un corpo delineato da curve sottili e ben formate, che le segnavano il punto vita.Sapevo che non avrei mai potuto dimenticare quel momento, ma non avrei mai creduto che da questo sarebbe cambiata la mia misera vita da normale studente di provincia.Alzò lo sguardo e per qualche secondo i nostri occhi si incontrarono.Dapprima mi scrutò con curiosità, poi con sempre maggiore stupore, fino ad arrivare a sgranare i suoi occhi cristallini.Signorina Amaranto lo sa di essere in ritardo? Dovrei cacciarla dall’aula!”Le parole austere del professore mi riportarono alla realtà.Mi scusi professor Bianchini, rimedierò all’esame. Come sempre”Tintinnio di campane, melodia antica.La sua voce era limpida e risuonava decisa.Si sedette due banchi sotto al mio e tirò fuori una penna che iniziò a mordicchiare.Poco dopo si rigirò verso di me e mi sorrise.In quel momento il mio cervello andò completamente in tilt.Non ci posso credere che siano già passati due anni da quel primo incontro, quante cose sono accadute da allora.Nulla lasciava presagire la situazione in cui mi stavo andando a cacciare.Una settimana dopo che la vidi per la prima volta decisi di parlarle.L’università era diventato il posto in cui poter incontrare lei, di notte mi compariva in sogno alleggerendomi il peso di non poterla vedere.Era diventata la mia dolcissima ossessione.Finita la lezione la trovai fuori dall’aula a parlare con una compagna di classe.Ridevano di gusto, parlando di chissà cosa.Le cadde il libro che teneva in mano e colsi l’occasione.Ti è caduto questo” non riuscii ad aggiungere altro, era ancora più bella vista così da vicino.Grazie” mi disse con il suo sorriso malizioso che avevo già visto più volte. “Tu sei Stefano vero?”Conosceva il mio nome…S… sì” gli risposi balbettando.Piacere io sono Leyla” mi disse porgendomi la mano. Gliela strinsi e un piacevole calore mi pervase.Sentivo come una sorta di energia fluire tra le nostre mani. Ne ero affascinato.Lei, invece, visibilmente scossa indietreggiò e, senza rivolgermi più una parola, corse via.Da quel momento avvicinarla divenne pressoché impossibile.Sembrava come se mi volesse evitare ma, al contempo, la trovavo sempre nei dintorni ogni qual volta fossi fuori casa.Alla biblioteca, alla tavola calda, al biliardo.Lei, seppur distante, c’era.E tanto mi bastava per ora.I miei sogni continuavano ad essere suoi. Così passò un tempo che mi sembrò un’eternità, ma altro non erano che poche settimane.Fino al martedì di marzo in cui tutta la mia esistenza cambiò.Le lezioni erano state annullate ed io mi ero messo a girovagare per i sobborghi fiorentini, arrivando al limitare della zona, dove si trovava un boschetto di betulle.Mi addentrai un po’ in cerca di tranquillità e mi sedetti alla base di un albero.Un venticello sferzava leggero mentre mi facevo catturare nel mondo descritto nelle pagine di quel libro.Dei rumori mi ridestarono.La vegetazione si muoveva al passaggio di chissà chi o cosa…Mi alzai di scatto deciso ad allontanarmi, ma la mia prontezza non superò la Loro. Quattro lupi mi si pararono davanti, almeno così mi parevano a primo sguardo.Non feci nemmeno in tempo a formulare il discorso che si issarono sulle zampe posteriori.Il libro mi scivolò di mano, mentre loro si avvicinavano ringhiando.Ancora pochi centimetri, il più vicino stava già tirando fuori gli artigli, chiusi gli occhi di scatto preparandomi ad un attacco… che non arrivò.Quando dopo pochi istanti riaprii gli occhi, davanti a me vidi un quinto lupo che ringhiava agli altri quattro.Aveva il manto di un bianco candido e gli occhi azzurro ghiaccio, mi sembrava quasi famigliare.Le gambe mi cedettero e assistetti alla scena.Il lupo più grande del branco attaccò il lupo venuto apparentemente in mio soccorso.Quest’ultimo con un balzo lo superò, si rigirò di scatto e gli morse un fianco.Un secondo lupo attaccò quello bianco mordendolo ad una gamba, il quale si rigirò per morderlo a sua volta.Il terzo e il quarto si stavano avvicinando, mentre il primo si riprendeva dall’attacco.Il lupo bianco, nonostante la ferita saltò di nuovo, oltre di loro, parandosi sempre davanti a me e mostrando i denti.Non aspettò.Sì fiondo contro il lupo più vicino lacerandogli il collo, questi stramazzò a terra.Il lupo bianco avanzò verso il secondo, quello ferito in precedenza, ma gli altri due si fiondarono ai suoi lati attaccandolo simultaneamente.Ululando di dolore cedette a terra, pochi secondi dopo tentò di rialzarsi, invano.Respirava a fatica e con un atto scellerato gli corsi vicino, le ferite erano molto profonde.Speravo solo si sarebbero rimarginate come avevo visto fare a quella del lupo attaccato in precedenza.Le fattezze del lupo bianco mutarono ben presto e mi ritrovai tra le braccia la vera essenza di quell’essere soprannaturale.La mia Layla.Tolsi il giubbotto e glielo avvolsi intorno, le ferite sgorgavano sangue e mi chiedevo per quanto ancora avrebbe resistito.Quando mi girai non vidi più gli altri lupi, ma non me ne curai.Dovevo salvare il mio lupo.P… per… perdonami” disse con un filo di voce “so… sono arrivata appena ho… potuto…”Non sforzarti, andrà tutto bene” le risposi con gli occhi lucidi.Poi come per incanto le ferite si rimpicciolirono, rimarginandosi.Un quarto d’ora dopo ne era rimasta solo una sottile cicatrice.Ho temuto per te, pensavo non ce l’avresti fatta mia dolce Leyla”Ma come… non hai paura di me?” disse, con nella voce la ritrovata forza.Non ci riesco. Hai appena rischiato la tua vita per salvare la mia. Come potrei avere paura di chi possiede il mio cuore? Ho sempre pensato fossi un essere speciale. Certo non sapevo quanto mi avvicinassi alla realtà, ma io ti amo Leyla”Arrossì, non l’avevo mai vista imbarazzata e questo la rese ancora più bella. Ma non capisco cos è successo. Chi erano quei lupi? Chi sei Tu?” le domandai.Io sono Leyla Amaranto, figlia del capo branco dei licantropi del Giglio, stemma di Firenze. Loro non erano altro che i miei fratelli, membri del mio stesso branco, sangue del mio sangue. Hanno letto i miei pensieri attraverso la condivisione forzata delle menti e hanno trovato te. Il mio pensiero fisso, la mia Anima Ululante.”Anima ululante?” chiesi, non capendo il significato di quelle parole.Sì. La mia anima gemella. Tu credi nella reincarnazione Stefano? All’inizio dei tempi, ad ognuno di noi è stato assegnato la metà perfetta… nato dallo sdoppiamento della nostra anima suddivisa in due parti uguali. Non è la prima volta che ci incontriamo mio dolce Stefano, ho stralci di ricordi delle nostre vite passate, potrai prendermi per pazza. Ma è così. Ricordi quel calore quando ci siamo stretti la mano?”Sì!” annuii vigorosamente al ricordo di quel momento. “Vai avanti ti prego.”Quello era il richiamo delle anime, pronte ad unirsi di nuovo. Mio padre ha scoperto che la tua forma in questa vita era di un semplice umano e non voleva che io, come sua unica erede, rischiassi di sporcare la specie. Così ha mandato i suoi sicari a fare il lavoro sporco. Ma ora non la passerà liscia… Cercare di uccidere l’Anima Ululante di qualcuno è punito con la morte.”Stranito mi toccai la fronte, stipata di troppe informazioni da assimilare tutte insieme.Ma nel mio cuore sapevo che era la verità.Io stesso avevo appena assistito a fatti apparentemente inspiegabili.E il mio cuore sapeva esattamente la strada da intraprendere.Avvicinandomi lentamente la baciai.Le sue labbra avevano il sapore del miele, la sua pelle di un campo in fiore.Mi strinse a lei e per un momento tutto il resto si oscurò.Dopo quel momento sembrato eterno lei mi sussurrò all’orecchio: “Io ti amo Stefano”.La guardai e sul suo viso trasparente si leggevano tutte le sue emozioni.Ti amo Leyla” risposi altrettanto convinto.Prendendoci per mano ci dirigemmo alla sua macchina. Lei avvolta nel mio giubbotto troppo grande.Mi accompagnò a casa mia e chiese di farsi un bagno.La aspettai in salone.Poco dopo tornò con indosso una mia t-shirt dei Rancid.E’ proprio bella questa maglia. Mi spiace quasi rovinarla.” La guardai stranito, stavo per chiederle cosa intendeva quando proseguì.Ti assicuro che sarà indolore.”Così dicendo si trasformò in un lupo e si scaraventò su di me mordendomi alla giugulare.Il sangue scorreva copioso, ma non abbastanza da uccidermi.Cominciai a sentire il mio corpo scosso dagli spasmi di un dolore troppo acuto da descrivere, sentivo come se mi stessero tirando gli arti.Non so quanto passai tra le fiamme, ma quando mi svegliai mi trovai sdraiato sul letto di fianco a Lei.Tranquillo, ora nessuno ci darà la caccia. Sei uno di noi. Dovrai aspettare la prossima luna per trasformarti la prima volta, dopodiché potrai farlo a tuo piacimento. Tranquillo mancano solo tre giorni. Tu sei nato per questo mio Stefano.”Pochi giorni dopo arrivò la notizia che il padre di Leyla era stato messo al bando dal branco, i suoi seguaci sottoposti a punizione.Ora toccava a Leyla salire al vertice, insieme al suo consorte… Io.Pensavo che l’avrei odiata per quello che mi aveva fatto, ma anche provandoci non ci riuscii. Il mio amore per lei era troppo immenso, troppo potente. Più di ogni cosa.Lei stessa mi dimostrò il suo amore ogni singolo giorno, facendomi capire che il suo gesto era stato dettato solamente dalla paura di perdermi.Così la mia vita cambiò completamente.Io, da buon vegetariano, diventai amante della carne… al sangue.Ovviamente evitavo di cibarmi di esseri umani, limitandomi per di più alla selvaggina.Insieme alla mia compagna e regina.La nostra venne chiamata l’era d’oro di Firenze.Florida per i licantropi della zona, quanto per quelli degli altri branchi italiani.Ma la cosa più importante è che non dovevo più aspettare la notte per sognare di avere Leyla tra le braccia.Mi amava, l’amavo e tutto il resto non contava.

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