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39) Racconto: Finché morte non ci unisca per sempre

Da Angivisal84

Finché morte non ci unisca per sempredi Carla MarinoCreatura: Satanachia39) Racconto: Finché morte non ci unisca per sempre
Basta!”Hanna, non fare così!”No, è l’ultima volta che fate entrare in questa casa un vecchio che vuole sposarmi, solo per una questione di soldi. Non succederà più… MAI più! Giuro che scappo di casa!”Dio ce ne scampi e liberi!”Hanna scrollò il vestito mentre saliva le scale della casa modesta in cui viveva la sua famiglia, la madre che arrancava dietro di lei.Hanna… ragiona!”I capelli rossi di Hanna si scossero violentemente mentre ella si voltava, per poi sussultare lungo la schiena, in armonia col rigido fulgore dei suoi occhi azzurri; ebbero il potere di fare trasalire la madre, in quell’istante in bilico sull’ennesimo scalino sconnesso che conduceva alle stanze da letto di quella numerosa famiglia di cui Hanna era la primogenita.Quello di sistemare le figlie con uomini facoltosi era un problema che spesso si presentava agli occhi di molte famiglie con pochi soldi e Jack e Mary, padre e madre di cinque figli di cui quattro femmine, sapevano bene cosa volesse dire.L’unico problema plausibile -e per il quale non avrebbero mai potuto biasimare la figlia- consisteva semplicemente nel fatto che i principali pretendenti di quest’ultima fossero per lo più uomini avanti negli anni e animati da strani sentimenti diametralmente opposti che potevano variare tra il più acuto bigottismo e l’eccessiva depravazione, presentantesi dinanzi all’idea di sposare una donna più giovane.Del resto Hanna aveva diciannove anni, non era una signora ma non era più una bambina, era beneducata ma estroversa, timida ma piacente; non aveva intenzione di buttar via la propria vita unendosi in matrimonio a un vecchio, finché morte non li separassero.Mamma, non insistere.”Mary sbuffò, mentre seguiva la figlia nella stanza. “Hanna, sai bene che tuo padre ha fatto tanti sacrifici per te, tuo fratello e le tue sorelle.”Mamma, non mi voglio sposare!”Non hai idea delle malelingue che potrebbero scatenarsi se tu rimanessi zitella e le tue sorelle si sposassero prima di te!”Hanna si sedette sul letto e recuperò gli stivaletti che indossò rabbiosamente. “Senti, fammi una cortesia. Non parlarmi delle mie sorelle, ti assicuro che come minimo faranno peggio di me.”Per l’amor del cielo! Ascolta, tuo padre fa il fabbro…”Non è povero.”Ma non siamo messi bene.” Rispose Mary rabbiosamente, sbattendogli in mano una cuffietta che aveva recuperato dalla cassettiera. “Lavora tutto il giorno per assicurare una vita decente alla famiglia… non lo deludere, so che non vuoi sposare un vecchio… ma non fare nemmeno tutte queste sceneggiate.”Hanna finì di allacciare gli stivaletti e alzò gli occhi verso la madre, avvilita.Va bene mamma… ma decido io chi sposare. Ora riprenditi dai, la nonna ci aspetta in chiesa.”
The New York Times quella domenica esagerava nel fare ottime previsioni per l’apertura della borsa del giorno dopo. Il cornetto fumante posato sul piattino era leggermente spiluccato e da esso strabordava un rivolo consistente di marmellata.Signore, il suo caffè. Gradisce qualcos’altro?”No, grazie.”Va bene, se ha bisogno chieda pure di Steve.”L’uomo seduto che aveva ordinato cornetto e caffè non guardò nemmeno il cameriere, mentre quest’ultimo si preoccupava con tanta accuratezza di rendere un buon servizio a quel nuovo cliente sconosciuto.Il sole illuminava timidamente la piazzetta, in quel giorno di maggio tanto atteso da molti bambini esausti della pioggia.Hanna! Per l’amor di Dio, smettila di correre!”Dai!”Hanna, ricomponiti!” il signor Jack Harris attirò l’attenzione di un paio di giovani, piuttosto ilari dinanzi all’idea che quel giorno non si lavorasse. “Non è un comportamento adatto alla tua età, insomma.”Hanna rise di gusto e continuò a giocare con i bambini presenti nella piazza e a far volare via i piccioni, che in quel momento stavano beccando per terra e i quali spiccarono un volo impetuoso, che scatenò le imprecazioni di qualche passante molto fortunato.Steve, mi dica… chi è quella ragazza?”L’uomo seduto al bar stava continuando a reggere il giornale tra le mani tuttavia lo abbassò leggermente, al fine di osservare meglio Hanna con i suoi vitrei occhi grigi.Il ragazzo sembrò irrigidirsi ma rispose comunque.Signore, quella è Hanna Harris.”L’uomo la osservò per qualche altro secondo, dopodiché rialzò il giornale, oscurando il volto a chiunque gli passasse vicino.Capisco…”Vi fu un attimo di silenzio in cui Steve rimase fermo immobile sulla soglia del bar, ad osservare il cliente sconosciuto seduto dinanzi a lui, silenzio che però fu presto interrotto da una rumorosa esclamazione.Steve! Che piacere vederti!”Steve distolse lo sguardo dal cappello nero dell’uomo per voltarsi di scatto in direzione del viso dolce di Hanna Harris.Oh… Ciao Hanna.” Rispose Steve arrossendo. “Come stai?”Bene, tu?”Benissimo. Senti, io e altri ragazzi organizziamo un picnic sulla pineta la prossima settimana, vuoi venire?”Certo!”Perfetto.” Disse Steve soddisfatto. “Sei con la tua famiglia?”Sì.” annuì Hanna sorridendo. “Pensavamo di prendere un gelato, mia sorella Angie oggi compie dieci anni.”Di’ pure ai tuoi genitori che potete sedervi a quel tavolo a destra.”D’accordo, ti ringrazio.” Hanna gli fece un cenno con la mano. “Ci vediamo dopo!”Fece per allontanarsi, quando udì la voce dell’uomo seduto alle spalle di Steve dire: “Steve, sia gentile, vorrei che mettesse sul mio conto le ordinazioni della famiglia della signorina.”Hanna si voltò, sorpresa, ponendo le mani dinanzi a sé. “La prego, non è necessario.”L’uomo sorrise. “Signorina, la prego, è un ordine.”Hanna fece per rispondere ma la voce le morì in gola e i suoi occhi assunsero uno strano tono spento. “D’accordo.”Signorina, non mi sono presentato.” L’uomo si alzò e si tolse il cappello, per poi farle il baciamano. “Mi chiamo Ike McPhystis. Domenica prossima vuole farmi l’onore di pranzare con me?”Steve udì quelle parole e si voltò, quasi per protestare, ma si immobilizzò non appena udì la risposta pronunciata dalla voce improvvisamente atona di Hanna.Ma certo.”
"Io Hanna accolgo te Ike come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute ed in malattia e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita."Non furono in molti a capire per quale motivo il matrimonio dell’avvocato McPhystis e della giovane Hanna Harris fosse stato celebrato nel municipio del paese.Probabilmente Ike non era cristiano, forse era ateo o laico ma di certo la famiglia di Hanna aveva sempre dato attenzione alle prediche della chiesa che frequentavano. Quando Ike aveva espresso il suo desiderio di sposarsi in municipio, aveva dovuto far fronte alle proteste di Mary e Jack, i quali però si erano visti contrastati dalla furia superba di Hanna, che non aveva mai perduto una messa, la quale non provò una sola volta a convincere il fidanzato a battezzarsi.La cosa bizzarra constò più che altro del fatto che da quel giorno non entrò proprio più in chiesa.D’altronde rimase un mistero anche come mai dopo neanche una settimana dal matrimonio, Hanna manifestasse delle nausee sicuramente non dovute a problemi di stomaco.Era incinta. Aveva copulato circa un mese prima del matrimonio con Ike, che ammise la sua colpa con un ghigno sornione.Hanna invece non lo ricordava affatto ma la visita del medico confermò ogni ipotesi: non era vergine.Essendo i due sposati, la cosa risultava meno grave del previsto… ma presto nel quartiere si diffusero voci circa l’idea che la ragazza bevesse o addirittura fosse malata, al punto di non ricordare gli atti sessuali compiuti col fidanzato.Un’altra cosa che si notò fu che Ike non passasse molto tempo in assenza di Hanna; sembrava che lei vivesse alle dipendenze del marito.Questa storia ti brucia?”Da morire.”Lascia perdere, è una sgualdrina.”John non capì con che velocità Steve fosse riuscito ad afferrarlo per il bavero della camicia, al fine di sbatterlo con violenza contro il muro di mattoni alle sue spalle.NON PARLARE DI LEI IN QUESTO MODO!”Steve, che ti prende?!”Lei non è una sgualdrina, le è successo qualcosa!”Cosa?!”Non lo so ma da quella stessa mattina che mi ha scaricato è cambiata! È inconsistente!”John indugiò sull’indice della mano di Steve per poi mettere a fuoco la visione di Hanna, che camminava a fianco del marito per la via, con uno sguardo totalmente assente.Ti sembra Hanna, quella?”John non rispose: fino a qualche minuto prima si era convinto che Steve fosse matto ma si rese conto che Hanna, che procedeva rigida sulla strada, non somigliava affatto al ricordo di quella ragazza allegra di qualche mese prima.Io la devo salvare.”Steve, non dire scemenze.”Steve mollò la presa su John per poi sistemarsi la giacca e dirigersi verso la coppia; non parlò finché non fu abbastanza vicino a McPhystis, che lo stava osservando da un po’ con quel suo sorriso arrogante.Steve, qual buon vento?”Senti, razza di idiota.” Fece un cenno con la testa ad Hanna che lo guardava fisso. “Che le hai fatto?”McPhystis sgranò gli occhi, sorridendo ironico. “Cosa dovrei averle fatto?”Le hai spappolato il cervello. Lasciala andare.”E se non lo facessi?”Steve osservò ancora Hanna, che si aggrappava insistentemente al marito, per poi avvicinarsi pericolosamente al naso di McPhystis.Te la vedrai con me.”Il sorriso spregiudicato di Ike si allargò, mentre i suoi occhi in origine grigi furono animati da un fuoco rosso e da una serie di avvenimenti straordinari che Steve non poté mai descrivere a parole: vide quel fuoco espandersi attorno a loro, bruciare ogni forma di vita, ogni pensiero felice, ogni emozione benevola, sotto l’azione di strane figure demoniache inimmaginabili che si nutrivano di anime sofferenti e la cui esistenza era ormai condotta ad un destino indesiderabile.Fu una visione di pochi istanti che si dissolse esattamente com’era comparsa e che ebbe come epilogo la risposta di McPhystis.Davvero? Sfideresti Satanachia?”Steve inorridì; ogni suo briciolo di lucidità parve svanire in quegli occhi indemoniati ma, quando il suo sguardo si spostò su quello impotente di Hanna, tutte le sue forze si concentrarono in un gesto folle: prese Hanna per un polso e iniziò a correre, per poi intrufolarsi in una via secondaria ed entrare dentro un edificio abbandonato. Si fermò solo quando sentì la mano di lei stringere la sua, fermi in una stanza del secondo piano.Hanna!”Hanna si portò le mani ai capelli, disperata. “Steve, che mi succede?!”Hanna, come ti senti?”Hanna rimase per qualche secondo a fissare i piedi per poi sollevare gli occhi azzurri, contriti in un’espressione di paura. “Io… ho visto l’Inferno!”Hanna, tuo marito è una persona cattiva.”Mio… marito?”Hanna, ti sei sposata. Aspetti un figlio.”Le pupille di Hanna si dilatarono. “Un figlio?”Steve, è inutile che insisti. Non ricorda.”Satanachia era lì, sulla soglia della stanza vuota e sporca; li osservava con quel suo cipiglio fiero. Fece pochi gesti con la mano per poi spingere Steve con una sorta di telecinesi contro la parete.Credi di non poter soggiacere al mio potere, Hanna? Io che ti ho dato la ricchezza? Io che da te pretendo la potenza del figlio che porti in grembo?”NON ASCOLTARLO!”Io posso incantare le donne come voglio, Hanna… ma ho scelto te. Tu sei stata la più grande tentazione che sono riuscito a soddisfare perché… ho vinto sugli altri.”LASCIAMI IN PACE!”Hanna, non puoi sfuggirmi.”Furono delle parole fatali.Hanna si immobilizzò, alzando gli occhi iniettati di sangue. “Pur di non essere madre di un mostro, sarei disposta a passare un’eternità infernale, a modo mio però.”HANNA, NO!”Satanachia non comprese sul momento cosa volesse dire quella frase; si rese solo conto del fatto che i suoi piani terreni avrebbero probabilmente subìto un ritardo, mentre vedeva Hanna buttarsi dalla finestra della stanza e cadere morta sulla strada.Aveva fallito ma lei sarebbe stata sua. Per sempre.

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