Una delle più antiche e significative usanze legate al Solstizio di’Inverno è lo YULE LOG (o CLOG), ovvero il ceppo di Yule, un grande tronco decorato con nastri e edere e bacche che, fin dai tempi più remoti, nei territori del nord, veniva condotto cerimoniosamente sui bracieri e nei camini.. per ardere e portare luce, vita e calore nelle case, per dodici giorni: i dodici giorni destinati ai riti e alle cerimonie solstiziali, e in seguito, natalizie.
Nella notte più lunga dell’anno (o in seguito, alla vigilia di Natale), questo grande tronco, spesso di quercia, veniva acceso con un frammento di carbone ricavato dal tronco del solstizio precedente. Per giorni i membri maschi della famiglia cercavano la pianta adatta. Non tutte andavano bene: dovevano essere piante cadute da tempo, secche, adatte alla combustione, ma al tempo stesso, non dovevano ‘ospitare’ animali o essere divenute tane... poichè, fino al secolo scorso, intralciare i percorsi di Madre Natura era saggiamente considerato assai sciocco e poco propizio.Questa splendida usanza, sebbene di origine germanica, si diffuse velocemente anche nelle aree celtiche. Nel suo meraviglioso saggio “Il tempo dei Celti”, Kondratiev ci ricorda come in Scozia tale ceppo venisse scolpito in forma di donna: la Cailleach Nollag, ovvero la Megera di Natale (Yeel Carline ovvero "the Christmas Old Wife") . Ma cosa simboleggiava? Il suo lento bruciare segnava l’evoluzione ciclica della Dea, la sconfitta del suo aspetto sterile e minaccioso di dama dell’inverno, la promessa della primavera futura: al solstizio d’inverno ella aveva ormai i giorni contati... Nella sfera cristiana invece, che gradatamente si sovrappose alle usanze pagane più antiche, il fuoco del ceppo serviva simbolicamente a scaldare il Bambin Gesù fino all’Epifania.Ciò che preme sottolineare qui però è il legame tra il solstizio, il fuoco e la buona sorte. Come ci insegna Frazer, i due solstizi erano le due grandi svolte solari che catturavano l’attenzione dell’essere umano, doveva quindi apparire assai logico accendere dei fuochi particolari in questi due momenti. La tradizione dello Yule Log persistette vivacemente fino all’epoca vittoriana, e ancora oggi non è scomparsa del tutto dalle campagne. Sebbene il suo ricordo sia assai più vivo in Inghilterra che in altre zone. l’uso di questo fuoco rituale era diffusissimo: “Nelle valli di Sieg e di Lahn il ceppo di Natale era costituito da un pesante blocco di quercia (...) e seppur esposto al fuoco, spesso non bastava un anno a ridurlo in cenere. Quando, l’anno successivo, lo si sostituiva con un blocco nuovo, i resti venivano ridotti in polvere da spargere nelle dodici notti precedenti l’Epifania sui campi, per propiziare i raccolti futuri”. Non solo, in alcune zone della Francia un pezzo del ciocco veniva montato sull’aratro, credendo che servisse a far meglio germogliare i semi.
In Vestfalia invece il ciocco veniva appena bruciacchiato, e poi riposto con cura. Ogni volta che scoppiava un temporale, lo si faceva bruciare un po’, poichè si credeva che mai un fulmine si sarebbe abbattuto su una casa nella quale ardeva un così sacro fuoco. Anche in Provenza si pensava che il ceppo proteggesse dai fulmini e pezzetti carbonizzati del ciocco venivano nascosti sotto i letti, per difendere dai geloni, dai fulimini e dalle malattie invernali. Il legame tra il ciocco e i fulmini è semplice da spiegare: esso era spesso di legno di quercia e nella memoria ancestrale doveva essere rimasta la consapevolezza che la quercia era legata al Dio delle Folgori. Dalla Russia alla Scandinavia, dalla Serbia all’Inghilterra, dal Galles all’Italia, ovunque troviamo tracce del tronco di Natale. Perfino nella nostra toscana, in Val di Chiana, ci sono ricordi legati all’Ave Maria del Ceppo, una canzoncina intonata dai bimbi nei giorni di dicembre.La tradizione celtica bretone ci suggerisce invece un rituale assai più semplice da eseguire (non tutti oggi hanno un camino abbastanza grande da ospitare un ceppo per 12 giorni...): Il Ramo dei Desideri. Nove giorni prima del Solstizio (a Santa Lucia quindi) è usanza cercare un ramo, dipingerlo se si vuole, e posizionarlo all’entrata della propria casa: chiunque entri in casa se vorrà potrà scrivere un proprio desiderio su di un pezzetto di carta che verrà poi legato al ramo con un nastrino. Il giorno del solstizio il ramo verrà bruciato insieme ai desideri: per un rametto può bastare un caminetto o una stufa, o un piccolo falò all’aperto. Il fumo porterà al cielo i nostri desideri, li libererà nell’aria, liberi di salire verso l’infinito.Poichè è il simbolo ciò che conta e non l’effettivo ardere del fuoco (non oggi almeno) potremmo anche optar per un tronco con scavati dei piccoli alloggiamenti nei quali riporre alcune tea light, da accendere per tutti i Dodici giorni Solstiziali. La luce è il fulcro della tradizione dello YULE LOG: ‘fare il giorno di notte’ ovvero portare luce e calore nel core rigido e gelido dell’inverno.
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