A vent’anni dalla scomparsa di uno dei più talentuosi attori e registi italiani, Massimo Troisi, The Freak vuole ricordarlo con una piccola ma sincera galleria fotografica e con le parole di chi lo ha conosciuto, ci ha lavorato e lo ha amato davvero:
Enzo Decaro: “Chissà quanti altri bei film ci avrebbe regalato dopo “Il Postino”.
Lello Arena: “Mi manca sempre, non solo oggi”.
Gianni Minà: “Massimo Troisi era un essere umano leggero, lieve, forse stonato in un’epoca e in una società dello spettacolo dove imporre la propria presenza, essere arroganti, è il comportamento di moda. Massimo sapeva stare al mondo rendendo gradevole la vita dei suoi amici e della gente che gli era cara senza sfiorare mai gli altri con le sue angustie. Del suo “cuore malato” operato a Houston per la seconda volta ancora recentemente, non parlava mai, al massimo, ci scherzava sopra facendo il verso alle parole si una immortale canzone che talvolta intonava cercando di imitare Sergio Bruni”.
Anna Pavignano: “Sicuramente il nostro è stato un grande amore. Ho cominciato a scrivere da ragazzina, ma professionalmente tutto inizia con Massimo e con la sceneggiatura di ‘‘Ricomincio da tre. Massimo era molto generoso, molto sensibile, ma era pur sempre un essere umano, e quindi era capace di grandi chiusure, di grandi rifiuti, e molte volte si ostinava in certe posizioni: per esempio se una persona non gli piaceva rischiava anche di essere molto duro. Non era una persona morbida. In sostanza era mite, non aggressivo. Aveva la capacità di accogliere gli altri, ma nello stesso tempo era molto determinato se invece voleva rifiutare una persona o una cosa”.
Renzo Arbore: “Io e Massimo Troisi siamo gli ultimi ambasciatori della Napoli più vera. Ignorati dal Palazzo. Massimo era colto, gentile, ironico. Veniva visto come un napoletano anomalo e invece era un napoletano esemplare. Passavamo le notti intere a cantare, avevamo in programma di fare un disco insieme. Canzoni classiche napoletane, ovviamente”.
Carlo Verdone: “A me capita spesso di pensare a Massimo e di rifletterci intensamente: una personalità complessa, profonda e non facilmente accessibile come la sua all’orizzonte del cinema italiano non è più apparsa. Siamo stati amici, del resto, proprio perché ho sempre rispettato i suoi tempi, le sue abitudini, le sue idiosincrasie e nei confronti del contiguo itinerario professionale ho mantenuto un atteggiamento sincero, fluido, spontaneo e di conseguenza mai assillante. Non gli ho mai chiesto, per esempio, d’accomunare sceneggiature, film, progetti e forse per questo ero uno dei pochi a incrinare i suoi proverbiali baluardi di pigrizia. Al mio compleanno veniva volentieri, per esempio (dovrei avere ancora le foto in cui tiene in braccio mia figlia), così come a qualche proiezione dei documentari d’arte di Luca, ma il piacere principale era quello di andare al cinema. Sempre se fossi andato a prenderlo e riportarlo a casa con la mia auto. Sempre al primo spettacolo (predilette le tre del pomeriggio); sempre in sale piccole e defilate; preferibilmente a vedere filmoni americani, spettacolari e in testa al botteghino”.
Pino Daniele:
Nella foto Massimo Troisi e Francesca Neri
Francesca Neri: “Napoli è Massimo. Ogni volta che vengo a Napoli lo penso, lo sento e tutti me lo ricordano. È incredibile come qui mi riconoscano più che a Roma. Sono passati 20 anni e sembra ieri. Massimo manca, per me era più che un regista: era un amico, un consigliere, ho trascorso molto tempo a Napoli con lui e non ho mai visto scene di delirio simili da parte della gente, che gli dimostrava spesso la necessità di avere un contatto”.
Giuliana De Sio: “Cercava registi che lo dirigessero, voleva sottrarsi all’uso cabarettistico che il sistema cinematografico italiano tendeva a imporgli. Puntava a compiere un percorso intellettuale, voleva imparare, e aveva un istinto raffinato”.
Natalie Caldonazzo: “Da Massimo ho imparato lo stile”.
Maria Grazia Cucinotta, ultima sua partner nel film capolavoro “Il Postino”: “La sua lezione di vita era che vince sempre la semplicità. Mi consigliò di essere naturale quando recitavo. Quel film è speciale anche perché è pieno di piccole imperfezioni, quindi di verità”.
Roberto Benigni. Poesia a Massimo Troisi:
Non so cosa teneva “dint’a capa”,
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un Troisi non se ne fa un altro.
Morto Troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta
io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di “jamm, o’ saccio, ‘naggia, oilloc, azz!”
era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon Jazz.
“Non si capisce”, urlavano sicuri,
“questo Troisi se ne resti al Sud!”
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m’ha mai parlato della pizza,
e non m’ha mai suonato il mandolino.
O Massimino io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo
di quello dell’amato San Gennaro.
In ricordo di Massimo Troisi – Redazione di The Freak – 4 giugno 2014