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4 marzo 1947, ultima condanna a morte in Italia

Creato il 04 marzo 2015 da Marvigar4

lastampa 4 marzo 1947

Questa data storica ha definitivamente sancito la fine della pena di morte in Italia: il 4 marzo 1947 furono fucilati al poligono di tiro delle Basse di Stura a Torino Francesco La Barbera, Giovanni Puleo, Giovanni D’Ignoti, condannati per la strage di Villarbasse, avvenuta il 20 novembre 1945 nei pressi del capoluogo piemontese. Le vittime furono dieci[1], uccise a bastonate e gettate ancora vive in una cisterna, l’atto efferato fu la conseguenza di una rapina degenerata in sequestro e conclusasi tragicamente a causa dello smascheramento di uno dei quattro componenti della banda. Il processo a carico di Francesco La Barbera, Giovanni Puleo e Giovanni D’Ignoti si concluse il 5 luglio 1946 con la condanna dei tre alla pena capitale, dopo ricorso all’Appello e alla Cassazione la suprema corte si espresse il 29 novembre 1946, confermando pienamente le condanne. Oltre ai tre condannati e fucilati c’era Pietro Lala (al secolo Francesco Saporito), ucciso in circostanze misteriose in Sicilia a Mezzojuso e mai arrestato. Nel 1947 la decisione di abrogare la pena di morte era già stata presa, la Costituzione Italiana entrata in vigore il 1° gennaio 1948 (Articolo 27 [2]) l’avrebbe sancito con effetti sul codice penale, ma l’evento della strage di Villarbasse fu talmente eclatante da indignare l’opinione pubblica e indurre il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola a respingere la domanda di grazia. Quella del 4 marzo 1947 non fu però l’ultima esecuzione, che invece avvenne il giorno dopo a Forte Bastia, nei pressi di La Spezia nei confronti dell’ex agente delle S.S. italiane Aurelio Gallo, dell’ex-questore repubblichino di La Spezia, Emilio Battisti, e dell’ex maresciallo della Guardia Nazionale Repubblicana Aldo Morelli, condannati a morte nel maggio 1946 dalla Corte di Assise locale per collaborazionismo, sevizie e responsabilità nella deportazione nel campi di sterminio di migliaia di persone.

mvg

http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Villarbass


[1] Avvocato Massimo Gianoli, 65 anni; affittuario Antonio Ferrero; Anna, moglie di Ferrero; Renato Morra, genero dei Ferrero; bracciante Marcellino Gastaldi; domestica Teresa Delfino; domestica Rosa Martinoli; domestica Rosina Maffiotto; Gregorio Doleatto e Domenico Rosso, mariti di due delle domestiche.
[2] Il testo originale dell’articolo recitava: “Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra”, ma in seguito all’adozione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali – «Protocollo n. 6 sull’abolizione della pena di morte» (adottato a Strasburgo il 28 aprile 1983) l’articolo fu modificato e alla fine scomparve l’eccezione delle leggi militari di guerra, con legge 2 gennaio 1989, n. 8 (G.U. 16 gennaio 1989, n. 12, suppl. ord.), nonché legge 13 ottobre 1994, n. 589 sull’«Abolizione della pena di morte nel codice penale militare di guerra» (G.U. 25 ottobre 1994, n. 250) e L. cost. 2 ottobre 2007, n. 1 – Modifica all’articolo 27 della Costituzione, concernente l’abolizione della pena di morte.

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