Anche se qualcuno si ostina a considerare la moda come qualcosa di estremamente vacuo e superficiale, la verità è che moda e tendenze sono da sempre lo specchio della società.
Capi di abbigliamento e accessori non nascono a caso ma linee, colori e struttura sono fortemente caratterizzanti di determinati periodi storici. La stessa cosa accade per l’arte, l’architettura, il cibo e per prodotti di uso comune come le auto: una serie di oggetti che vengono identificati come “cult” fino a trasformarsi nel tempo in vere e proprie icone di stile.
Un processo questo che ha segnato soprattutto gli ultimi quarant’anni: non a caso gli anni ’70 definiscono di fatto l’inizio di una nuova era. Pensando a quel periodo non possiamo prescindere dalla nascita del folk, dai vestiti di jersey (come quelli di Jerry Hall allo “Studio 54”) dal ritorno del bon ton con i look maschili alla Diane Keaton in “Io e Annie” e dal Maggiolino: una delle auto più iconiche e vendute al mondo. Un decennio dal quale a livello di moda abbiamo ereditato soprattutto i pantaloni a zampa d’elefante ma anche il mix di fantasie, i ricami etnici e l’utilizzo della pelle anche per i capi di abbigliamento.
Gli anni ’80 cambiano passo e ancora una volta la moda identifica un’epoca che è quella dell’edonismo i cui simboli sono ancora oggi il tailleur femminile e le pump con tacchi altissimi da portare con gonne nere a matita. Per me che ero ragazzina sono stati anche gli anni dei paninari, della nascita delle firme, “del motorino sempre in due” (come cantava Max Pezzali) e delle prime uscite con i ragazzi “grandi”. Quelli con la macchina, per intenderci, e le opzioni in questo caso non esistevano: se volevi essere dalla parte di quelli che non ricevevano mai dei “no” dovevi avere la Golf. I ragazzi con la Golf erano di fatto i più interessanti, quelli su cui per qualche motivo potevi sempre fare affidamento, i leader della compagnia.
Poi sono arrivati gli anni ’90, quei ragazzi sono cresciuti ma sono rimasti fedeli alle loro preferenze: una questione di attitudine. La Golf resta la scelta che parla di solidità: le sue linee minimaliste, pure ed essenziali sono le stesse che ritroviamo nelle collezioni dei grandi stilisti e che ancora oggi fanno tendenza. Ma è anche il periodo della musica Punk che fa nascere la tendenza “grunge” con il tartan, il jeans sdrucito e il chiodo, uno dei miei capi feticcio.
Anche se pare che le epoche più recenti siano meno interessanti, il nuovo millennio nella moda segna in realtà la voglia di sperimentare con capi, tessuti e finiture che si trasformano in icone di stile come l’animalier, il metal, le trasparenze e il total jeans.
Ancora una volta accanto a fenomeni di moda sempre più effimeri, incertezza e confusione Golf resta un punto di riferimento, una certezza, l’auto che più rappresenta la scelta sicura. Un’auto che negli anni ha seguito gli andamenti della società, ha incarnato i sogni di chi l’ha guidata, è stata oggetto del desiderio per chi non l’ha potuta avere. #40ANNIDIGOLF
Alessia