41. In che senso

Creato il 15 gennaio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su gennaio 15, 2012

da qui

- Ho poco tempo.
- Lo so.
- Sai anche qual è il prossimo passo?
- Trovare uno scrittore di valore.
- Pensi sia possibile?
- Chiedo a mio fratello.
Il pub è una tana ben protetta: i marchi delle birre sono icone di santi scaduti, ai quali ci si rivolge in casi estremi. Dalia non sa se dirglielo o non dirglielo. Come la prenderebbe? Ma deve sapere.
- Sputa il rospo.
- Non ti sfugge niente.
Sono vicini alla sella: che ci fa da queste parti? Dalia vede simboli dovunque, non sa se sia una cosa sana. Partire, correre, tentare il tutto per tutto.
- Devi dirlo tu: siamo libertà, come avrai capito.
- Siamo?
La birra è una palla di vetro in cui il futuro appare avvolto dalla schiuma: bisogna attendere, lasciare che si concentri in una linea bianca, ricamata.
- Aspetta.
Compone un numero. I riccioli cadono sul collo come giorni spesi inutilmente, sconfitte accumulate l’una sull’altra; concentrati, Dalia, pensaci bene, credi sia bene ricominciare col tuo Fausto?
- Sì, sono io. Serve uno scrittore in gamba.
Dall’altra parte del telefono si avverte un mormorio. Le icone brillano in fondo alle pareti, avvolte dall’incenso opaco della nicotina. Ma non è vietato? Il fumo, che cos’è quel fumo?
- Bene, possiamo incontrarci? Non c’è tempo, forse è l’ultima spiaggia.
Con chi sta parlando? Col fratello? E chi sarà? Quante birre hai bevuto? Perché non gli chiedi dello stadio? Di cosa accadde quando andaste a casa?
- Dobbiamo giocare sul sicuro, un errore potrebbe essere fatale. A presto, allora, ciao.
Che musica è questa? Le sembra di averla già sentita: che la vita sia una colonna sonora che qualcuno ricorda e un altro no? Perché i vuoti di memoria sono sempre i suoi?
- Ero ubriaca.
- Quando?
- Quella sera.
Sì, è una palla di vetro che ora si legge molto meglio; la schiuma si è ritratta, rattrappita in una culla, sopra l’oceano biondo del luppolo irlandese: vede la nascita, i pianti e le risa da bambina, la scuola, le corse sulla sabbia, la cabina scalcinata sul lungomare di gennaio, ci vedranno? sentiranno? stai tranquilla, non viene nessuno in questi mesi, le carezze, i baci, di che colore è la follia, la trasgressione, uno strano piacere, ma mi ami? piano, potrebbero sentirci, hai detto che non c’è nessuno, mi ha trovata dimagrita? sarà deluso dei miei baci? non ci ho messo l’entusiasmo che aspettava? fa freddo, d’inverno, se solo potessi sapere cosa prova, Fausto, zitta, non sono certo, ma potrebbe essere, bacialo, non dargli il tempo di pensare, tutto dipende dalla prima volta, ho mangiato poco in questi giorni, cercava forme provocanti? se potessi guardarmi dal futuro, salire sopra il bordo del tempo, capire in un momento se si sarà eccitato, se avrà trovato la donna dei suoi sogni, o se ricorderà questa cabina come un relitto squallido di un mattino d’inverno, da chiudere in un cassetto impolverato.
- E’ stato bello.
- In che senso?


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