Magazine Media e Comunicazione
47° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2013 - Comunicazione e media
Creato il 06 dicembre 2013 da Nicoladki @NicolaRaianoL'accesso personalizzato alle fonti di informazione. Cresce la voglia di informarsi degli italiani: nel 2011 l'89,8% della popolazione dichiarava di avere consultato una qualche fonte di informazione nella settimana precedente la rilevazione, nel 2013 questa quota è salita al 95,4%. Lo strumento di informazione condiviso da quasi tutti è ancora il telegiornale, che raggiunge un'utenza pari all'86,4% degli italiani (erano l'80,9% nel 2011), così come registrano un incremento le tv all news (35,3%). Nel web prende piede la consultazione dei motori di ricerca che operano anche da aggregatori di notizie, come Google (al 46,4% di utenza per informarsi nel 2013), così come salgono gli impieghi di Facebook (37,6%) e YouTube (25,9%). A un incremento delle app informative per smartphone e tablet (che praticamente raddoppiano l'utenza, attestandosi al 14,4%) e di Twitter (passato dal 2,5% al 6,3%) fa riscontro un calo dei siti web di informazione (scesi dal 29,5% al 22,6%), dei quotidiani online (dal 21,8% al 20%) e dei siti web dei telegiornali (dal 17,4% al 12,9%). Gli strumenti preferiti dai giovani under 30 sono i telegiornali (ma la percentuale scende al 75%), seguiti da vicino da Facebook (71%), dai motori di ricerca sul web (65,2%) e da YouTube (52,7%). L'85,1% degli italiani crede che ognuno può trovare facilmente le notizie di cui ha bisogno. Il 70% ritiene che gli apparati dell'informazione tradizionale manipolano le notizie. Per il 56,7% chiunque sia testimone di un evento può fare informazione, ma per il 45% per fare informazione è necessario un apparato complesso e costoso per la raccolta e la verifica delle notizie. Nello stesso tempo, per il 44,5% è la stessa partecipazione degli utenti a garantire l'affidabilità delle notizie che circolano in internet, ma il 33,5% degli italiani ritiene non professionale, quindi inattendibile, l'informazione diffusa in rete, mentre il 36,1% considera il sistema dell'informazione tradizionale superato.
Connessi tradizionali, mobili e supermobili: il salto evolutivo. L'adsl è il tipo di connessione a internet al momento più diffuso: la utilizza il 62,9% degli internauti. Il wifi cresce notevolmente (40,9%, tra i giovani il 46,7%) e la connessione mobile ha ormai raggiunto una quota significativa (23,5%). Chi ha fatto ingresso a passo spedito nell'era biomediatica impiega smartphone e tablet attraverso connessioni wifi o mobili. Ci sono i «connessi mobili» (l'8,1% degli internauti italiani), che si collegano per un periodo di tempo che arriva alle tre ore giornaliere, e i «supermobili», che fanno ricorso alla connessione mobile per oltre tre ore ogni giorno e quindi sono always on (11,5%).
Tutti pazzi per la digital life (anche a costo della privacy). L'attività più frequente svolta dagli utenti di internet è la ricerca di informazioni su aziende, prodotti, servizi: il 68% degli internauti svolge questo genere di ricerche, che corrisponde al 43,2% della popolazione complessiva. Il 67,3% degli utenti del web si avvale dello stradario online (il 42,7% della popolazione italiana). E Internet è ormai uno strumento insostituibile nella risoluzione dei problemi di organizzazione della vita quotidiana: dallo svolgimento delle operazioni bancarie (il 48,6% degli internauti ne usufruisce, percentuale che corrisponde al 34,5% della popolazione, con un incremento del 5,2% nell'ultimo anno) alle pratiche burocratiche (il 22,7%, ovvero il 14,4% della popolazione, con un incremento annuo del 4,8%), alla prenotazione delle visite mediche (il 15,2%, cioè il 9,7% degli italiani). La rete serve anche per cercare lavoro per il 15,3% della popolazione, con un aumento del 5,3% nell'ultimo anno, e nel caso dei disoccupati la percentuale si impenna al 46,5%. Allo stesso tempo, è diffusa nella popolazione la convinzione che la privacy sia un elemento imprescindibile dell'identità personale: è pari al 96% la quota di italiani che dichiarano di considerare inviolabile il diritto alla riservatezza dei propri dati. Gli italiani sono convinti che sul web sia meglio non lasciare tracce (è l'opinione dell'83,6%) e temono che molti siti web estorcano i dati personali senza che gli utenti se ne accorgano (l'83,3%). Pur non rinunciando a fare shopping online, l'82,4% teme di esporsi al rischio di truffe il 76,8% è convinto che usare la carta di credito su internet sia rischioso.
Come cambia la comunicazione aziendale: dalla réclame alla web reputation. Un numero crescente di imprese, soprattutto di medio-grandi dimensioni, è oggi impegnato nella costruzione di un'immagine aziendale 2.0 che passi attraverso un'articolata presenza del brand sul web, l'interazione telematica con gli utenti-consumatori, la costruzione di una good reputation online. Il 36,6% degli italiani che hanno accesso a internet è entrato in contatto via web con un'azienda negli ultimi due mesi. Di questi, il 75,6% lo ha fatto per reperire informazioni prima di effettuare un acquisto, il 31,2% per localizzare i punti vendita più vicini, il 27,5% per trovare notizie di carattere generale sull'azienda, il 22% per fare confronti tra prodotti o tra aziende simili, il 19,6% per utilizzare al meglio i prodotti o servizi già acquistati, il 5,7% per inviare direttamente lamentele, il 5,3% per esprimere pareri e suggerimenti, il 4,4% per entrare in relazione con la community di persone che condividono gli stessi gusti.
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