4Real: “Lasciare alla Chiesa il dominio assoluto della parola ‘matrimonio’ è un atto di resa della laicità dello Stato”

Creato il 23 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Non sono d’accordo con il post (di Francesco Torrisi, ndr) per quattro motivi. La prima è che le organizzazioni che si oppongono ai diritti civili dei gay si oppongono a tutto campo. Nel momento in cui si dicono “disposti” a dialogare su ipotetici soluzioni compromesso mentono. Prendono in giro. E in ogni caso sono fuori tempo massimo. Negli scorsi 12 anni il movimento gay italiano si è sempre limitato a chiedere il Pacs – Patto Civile di Solidarietà e una legge che aggiungesse l’orientamento sessuale alle caratteristiche su cui la discriminazione dev’essere vietata (le attuali sono razza, etnia, religione, ecc)… cosa ha ottenuto? Porte in faccia. No grossi come una casa. Ha ottenuto le urla e le proteste scomposte della Chiesa (incluse manifestazioni di piazza come il family day), condanne da parte di preti e vescovi ed esponenti politici di destra e sinistra che spacciavano per vero che il Pacs fosse un apripista verso le adozioni di bambini da parte di coppie omosessuali, verso la poligamia, l’incesto, eccetera, che definivano il Pacs stesso come legalizzazione mascherata dei matrimoni tra gay e “quindi” cosa alla quale opporsi.
La seconda è che nel nostro Paese, come in tutto il resto d’Occidente, il matrimonio è un legame innanzitutto civile quindi laico, non un sacramento: due fidanzati che, come prescrive il Codice Civile, si recano in Municipio e si uniscono matrimonio davanti all’ufficiale di Stato Civile non contraggono in alcun modo un qualcosa di religioso, tanto meno di cattolico; la stessa Chiesa non riconosce i matrimoni celebrati in Municipio in quanto sacramenti. Sacramento, per la Chiesa cattolica, è unicamente il matrimonio che si contrae andando in Chiesa davanti al prete secondo le regole sancite dal Concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica. Nel momento in cui si approvasse una legge “alla Zapatero” (o “alla Hollande”) cioè una legge di modifica del Codice Civile di modo da permettere anche ai gay di recarsi in Municipio a unirsi in matrimonio col proprio amore, i cattolici resterebbero liberi di definire “sacramento” unicamente le nozze davanti al prete tra fidanzati di sesso diverso, la Chiesa resterebbe libera di sposare solo coppie di sesso differente.
La terza è che la parola “matrimonio” è importante ai fini di una vera eguaglianza tra etero e gay. I gay sono persone allo stesso livello di tutte le altre, e fino ad adesso in Italia sono state considerate e trattate da indegne del matrimonio ergo da inferiori; io direi che a questo punto, prima di ogni altra considerazione, loro meritano che la nazione di cui fanno parte ammetta finalmente, riconosca, che sono degni anche loro del matrimonio. Se qualcuno, per qualche ragione a me incomprensibile, vuole abolire la libertà di recarsi in Municipio a contrarre matrimonio in maniera squisitamente laica e la vuole sostituire con la libertà di stipulare un ‘contratto civile’, lo faccia ma in seguito. Non “al posto” di riconoscere i gay in quanto cittadini degni anche loro del matrimonio. Non prima di avere approvato, quindi, una legge “alla zapatero”, “alla hollande”. Prima si permette anche ai gay di unirsi laicamente in matrimonio e POI, semmai, si può aprire un dibattito sulla sua abolizione della libertà di contrarre matrimonio in Municipio.
La quarta è che cedere il dominio assoluto della parola “matrimonio” alla Chiesa mi sembra un atto di resa della laicità dello Stato. Uno Stato autenticamente laico, secondo me, ha il dovere di far stare al proprio posto le varie Chiese quando esse esagerano e ingeriscono indebitamente, non quello di trovare modi e vie traverse per cercare di assecondare la loro volontà di appropriarsi delle cose che sono proprie dello Stato o comunque di avere il dominio assoluto su istituzioni e riconoscimenti amati e radicati.

Nell’Italia in cui voglio vivere la libertà civile di unirsi in matrimonio e quella di stipulare un tipo di unione alternativa (“patto civile di solidarietà” o “contratto tra persone adulte e consenzienti” o altro) coesistono… proprio come coesisteranno tra qualche mese in Francia: oltralpe, dal 2013 il matrimonio non escluderà più i gay, e questo significa che tutti i cittadini saranno a quel punto liberi di scegliere tra convivenza non ufficializzata e libera da vincoli, concubinage, Pacs e regolare matrimonio. Io quindi dico no alla logica contratto civile vs estensione del matrimonio… assolutamente sì alla logica contratto civile + estensione del matrimonio.

4Real

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