Lo raccontano gli audio, ritenuti inammissibili al processo di appello, registrati da uno dei tre operia licenziati, e sono stati pubblicati qui sul Quotidiano della Basilicata e anche su Cado in piedi.
PER mesi ha girato con un telefonino acceso fissato con dello scotch sotto la camicia. Giovanni Barozzino, uno dei tre operai della Fiat di Melfi licenziati nell¹estate scorsa perché responsabili, secondo l'azienda, di sabotaggio della linea di produzione, ha registrato tutto
Ogni conversazione avuta con delegati sindacali, molti dei quali almeno ufficialmente vicini alla linea di Marchionne, è una rivelazione su come andò veramente la notte che costò il posto a quei tre ragazzi. Il Quotidiano della Basilicata è entrato in possesso di quei file audio, che sono stati trasmessi al giudice d'Appello (l'udienza è attesa per dopodomani), ma considerati irricevibili.
File che restano comunque un documento molto compromettente che descrive bene le manovre che stanno dietro alla notte di quel 7 luglio 2010. C'è chi parla di "pulizia etnica", chi di capi "che prendono 5mila euro per ogni licenziato" e chi prende le distanze dalle interviste rilasciate ai quotidiani nazionali sulla conferma di un sabotaggio aziendale. Molti hanno poi ritrattato davanti al giudice quanto dichiarato all¹operaio in forma privata. Ma, come si dice, "il nastro canta" e le voci che abbiamo sentito la dicono lunga sul clima che si respira, in fabbrica, a Melfi. Per questo motivo ho deciso di pubblicare le registrazioni sul sito del giornale che dirigo. La verità è sempre rivoluzionaria:
Un direttivo della Fismic, sindacato vicino alle posizioni dell'azienda, confessa: "Hanno raggiunto il loro scopo (...) Quella notte ci hanno chiamati a noi e ci hanno detto: allontanatevi, allontanatevi da lì". L'uomo rivela dunque che qualcuno ha avvisato gli atri operai di levarsi di torno dal luogo del presunto "sabotaggio". Affinché rimanessero solo alcuni? Possibile, ecco come continua: "Poi dicevano: abbiamo iniziato a fare un po' di pulizia etnica". SCARICA L'AUDIO
Dopo le rivelazioni di Panorama sul presunto sabotaggio, stavolta a parlare è un delegato della Fismic che prende nettamente le distanze dal clima di caccia alle streghe nella Fiat: "Noi eravamo fuori, al giudice racconterò tutta la verità". E ancora, sui testimoni della rivista che non hanno reso noti i loro nomi: "Ci sono influenze esterne, di persone che ti possono chiamare... non è il caso mio. Io... sono lontano da qui all'Australia da quello che sta succedendo. Se non avessi la causa mia a novembre me ne sarei già uscito....". SCARICA L'AUDIO
Sempre lo stesso delegato chiama uno dei tre licenziati e prende le distanze da quanto emerso da altri articoli di stampa: "Volevo dirti che c'è un allontanamento tra la Fismic nazionale e me. (...) Se sarò chiamato a deporre dirò quello che ho visto (...) Questo ti volevo dire". Ma davanti al giudice dell'udienza di primo grado questa sicurezza non reggerà. SCARICA L'AUDIO
A parlare è un sindacalista della Uilm: "Che aspetti, che lo sparo io a Tartaglia? E' pericoloso". Alla domanda sul perché l'uomo che ha materialmente confezionato il licenziamento di uno dei tre licenziati sia pericoloso, il sindacalista risponde: "Ti ricordi con le buste paga... Lo pagano ogni volta 5mila euro per licenziare un cristiano, fa pure le battutine". SCARICA L'AUDIO