> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="202" width="600" alt="50 anni di fumetto: intervista a Giorgio Cavazzano >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-full wp-image-61571" />
(1947, Venezia) Inizia giovanissimo la sua promettente carriera, inchiostrando alcune storie del cugino Luciano Capitanio e in seguito lavorerà per il veneziano Romano Scarpa. Avere l’opportunità di intervistare un vero e proprio Maestro del fumetto non è cosa di tutti i giorni. Sapere che avrei potuto porre alcune domande a Giorgio Cavazzano, Questa settimana [la settimana in cui si è svolta Lucca Comics, ndr] è uscita su “Topolino” Zio Paperone e il veliero d’argento, l’ultima storia di Rodolfo Cimino. Con questo grande sceneggiatore, scomparso pochi mesi fa, hai instaurato negli scorsi decenni un sodalizio vincente: vuoi parlarci di cosa hai provato disegnando questa storia, che valore possiede per te e cosa ti piace ricordare di Cimino? Quest’anno la Disney presenta a Lucca Comics Disney d’Autore, un’antologia tutta dedicata a te e a quanto hai realizzato per la casa editrice di Topolino. Come anche altri disegnatori disneyani, riconosciuti col tempo come Maestri, anche tu ti sei cimentato nella sceneggiatura, per quanto in misura minore rispetto ad alcuni tuoi colleghi. Quanto ti piace scrivere una storia, oltre che disegnarla, e qual è il motivo (se ce n’è uno particolare) per il quale hai limitato questa esperienza a un numero non elevato di storie da autore unico? Parliamo del tuo stile di disegno: come è normale, il tuo modo di disegnare è cambiato nel corso degli anni, Hai disegnato la doppia copertina per I Disney Italiani, edito da NPE, mastodontica e meritoria opera di approfondimento sugli autori del Bel Paese che hanno reso grande il fumetto Disney. Dato questo impegno, e la tua presenza allo stand NPE a Lucca Comics per firmare copie del libro, è stato un progetto editoriale da te particolarmente sentito? Ritieni che sia un’opera di cui si necessitava? Non solo Disney nella tua carriera: hai avuto modo di disegnare storie per (in ordine casuale) Dylan Dog, Spider-Man, A un autore che ha vissuto per così tanto tempo a stretto contatto con il fumetto Disney come te, Giorgio, ritengo sia importante chiedere quale ritieni sia il messaggio e la validità narrativa che contengono questi personaggi e le loro avventure. E quanto queste caratteristiche siano ancora forti e inossidabili all’alba del 2013, a quasi 80 anni di vita editoriale in Italia. Il fumetto digitale, su cui la Disney negli ultimi anni sta puntando, può essere una via per proseguire la tradizione fumettistica? Grazie per il tempo che mi hai dedicato. Etichette associate: Puoi leggere anche: Condividi:
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Giorgio Cavazzano è considerato uno dei grandi maestri Disney italiani. Il suo stile, nonostante i numerosi imitatori, rimane inconfondibile.
Il suo esordio avviene nel 1967 con la storia ‘Paperino e il singhiozzo a martello’, da questo momento si afferma il suo stile personale e man mano nascono anche nuovi personaggi secondari legati al mondo Disney (Reginella, OK Quack e Umperio Bogarto).
Negli anni Settanta e Ottanta illustra le avventure di personaggi nuovi come Oscar e Tango, Walkie & Talkie, Smalto e Johnny, Silas Finn, Big Bazoom, Timoty Titan e Capitan Rogers, con l’americano Sergio Aragones inventa Jungle Bungle. In seguito all’incontro con Tiziano Sclavi crea le storie di Altai & Jonson.
Cavazzano disegna storie importanti legate a personaggi famosi come Carl Barks (l’uomo dei paperi) e al mondo del cinema della televisione come Vincenzo Mollica (inventa per lui il personaggio di Vincenzo Paperica), Federico Fellini (La strada in chiave disneyana), riadatta la storia di Casablanca e insieme a Tito Faraci e Alessandro Baricco realizza ‘La vera storia di Novecento’con Pippo nei panni di Novecento).
Dagli anni Novanta le sue incursioni nel mondo fumettistico non prettamente disneyano si fanno sempre più marcate e Cavazzano viene invitato ad applicare il suo stile a personaggi ‘concorrenti’ quali: Martin Mystère, Ken Parker, Lupo Alberto, Dylan Dog, Spider Man, Diabolik.
Quando Rodolfo mi ha proposto di realizzare questa storia era nella sua casa a Mestre: stava male ma non avrei mai immaginato che poco tempo dopo sarebbe morto.
Ridendo e scherzando gli dissi che avrei disegnato io la storia molto volentieri; l’intenzione era quella di seguire molto fedelmente la sceneggiatura, poi quando se ne è andato ho pensato di rendergli un omaggio e di modificare la vignetta d’apertura della prima tavola, inserendo il suo nome vicino ad un’isola a forma di cuore e indicando i nomi di alcuni personaggi inventati da lui nel corso degli anni. E’ stato un omaggio molto particolare e molto intimo.
Le storie le ho scelte io autonomamente, mi è stata data carta bianca e questo va tutto a merito della Disney, che per la prima volta lascia così libero un autore, e questo mi fa molto piacere.
Più che un omaggio alle mie storie è un omaggio agli sceneggiatori: quello che volevo che venisse messo in evidenza è che sono le trame che hanno stimolato il disegnatore, la cosa parte dalla casa dello sceneggiatore per arrivare poi sul mio tavolo.
La “colpa” va a Vincenzo Mollica, che mi ha spronato a scrivere Casablanca. Poi ne ho fatta qualcun’altra, ma alla fine trovo più stimolante lavorare su idee create da altri, è molto più interessante ed emotivo questo aspetto, cioè la possibilità di dare la mia interpretazione alla storia. Già lavoro da solo, se mi scrivo anche le storie da solo è finita! Inoltre, come si dice, molti fidanzamenti nessun matrimonio, che per il nostro lavoro trovo sia la formula ideale.
Per il mio carattere, sono impulsivo e riflessivo. Quello che ho fatto ieri, oggi ha un valore minore perché domani sarò stimolato a fare qualcosa di nuovo ancora.
Il periodo migliore secondo me inizia con Casablanca: in una vignetta mi sono accorto che avevo creato un Topolino che prima non mi era mai riuscito, e da lì sono partito per le storie successive.
Era sicuramente necessario: si rende giustizia ad una serie di grandi autori che hanno aperto la strada a tutti noi: è bellissimo, e trovo che sia un volume importante, fondamentale nella libreria di qualunque appassionato di fumetti. E’ davvero molto bello.
Tutte queste storie mi hanno fatto perdere un sacco di capelli!
La dicotomia dal tratto rotondo al segno grafico diverso, utilizzare il pennino… dai, è stato divertente! Perché quello è il mio vero stile: lo stile Disney è bellissimo ma è stato quasi un percorso obbligato, influenzato da mio cugino [Luciano Capitanio, ndr] e da Romano Scarpa. Perché in realtà il mio stile è quello di Dylan Dog, di Altai & Jonson ecc.
I personaggi Disney sono personaggi che vengono amati da genitori e bambini.
Certo, c’è un passaggio e un interesse diverso da parte del pubblico nel corso degli anni, ed è giusto anche così.
Sul futuro non posso dire niente, purtroppo, magari sapessi cosa ci aspetta! Sicuramente qualcosa andrà modificato, andrà in una direzione diversa che sarà sicuramente interessante. Le nuove generazioni hanno già idee molto diverse rispetto a quelle che aveva il mio Maestro Romano Scarpa o a quelle che ho io. Vedo i miei figli che hanno quasi quarant’anni e già la pensano in maniera diversa da me, e pur leggendo anche loro “Topolino”, sono proiettati a dimensioni completamente nuove.
Sicuramente sì. E chissà cosa succederà domani.
Grazie a te!
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