Tornando a noi: pensavo al porno. Al porno visto da dentro il mercato dell’editoria. Un mercato che vende, quello dell’erotico, un mercato che certe volte nasconde perle inaspettate. Qualcuno storcerà il naso, ma ritengo l’erotico un genere come un altro. Alcuni invece no. Di recente mi è capitato di incappare in casi umani persone che ti dicono “Ah sai, scrivo erotico” e poi giù a raccontarti le loro gesta BDSM come sub di una qualche misteriosa padrona che mai in vita vostra avrete l’onore di conoscere. Oppure lo capisci già un po’ dal loro abbigliamento se sono donne, questa inesauribile tendenza a vestirsi da tigre del ribaltabile nonostante l’età sia più da Sciura Mariuccia che altro. Oppure giovani con la minigonna giropassera e il pizzo dell’autoreggente in vista, cose che se le faccio io o mi viene la colite o mi chiedono quanto faccio all’ora. Una sola cosa ho capito: nei loro testi saranno riflesse le loro fantasie più perverse o la storia della loro vita sessuale, con dettagli al limite dell’imbarazzante che ti fanno un po’ chiedere perché cazzo hai deciso di fare questo mestiere. Sono poi tutti testi di genere contemporaneo, senza una reale trama a reggere tutto l’impianto. Insomma, sono quelle storie che, non appena le vedo, finiscono nella cartella RIFIUTATI. Eppure vendono, come mai?
Non starò qui a far della dietrologia sulla saga delle 50 sfumature, perché è un po’ come sparare sulla croce rossa o su tuo figlio storpio. Come dice il detto: tira più un pelo di figa che un carro di buoi, è innegabile che il sesso sia qualcosa che piace. Un merito delle sfumature è stato sicuramente lo sdoganare il genere, prima visto esclusivamente come materiale da Harmony o comunque libri per signore, ma nel farlo ha generato una tale marea di cloni che è impossibile capire quale fa schifo, quale è meno peggio e quale è passabile. Abbiamo una marea di libri su giovani fanciulle traviate da loschi miliardari (fosse vero, santo cielo, sarei già lì a far la fila), eteree fanciulle (ma lottatrici) pronte a combattere e a cedere alla verga pulsante del vampiro/lupo mannaro di turno (negli urban fantasy tira un sacco) e case editrici straniere che pubblicano improbabili avventure di cowboy gay (tutte autrici donne. I pochi autori uomini sono talmente tanto dei cliché ambulanti che è come se fossero donne quindi non contano). Ma se ci penso mi dico: abbiamo resistito ai vampiri glitterati stringendo forte fra le mani i libri di Anne Rice. Resisteremo anche a questo, ma un appello agli autori: copritevi la pancia, che a sbandierare come vi piace prenderlo fate solo ridere.