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500 avvertimenti per Monti

Creato il 17 novembre 2011 da Albertocapece

500 avvertimenti per MontiMentre ansiosamente cerchiamo di liberarci di Berlusconi con un nuovo governo che ha parecchio di torinese nella sua compagine, mentre si parla di sviluppo  e gli spread rimangono appiccicati a oltre 500, arriva la notizia che negli Usa la 500 è stato un fallimento: ne sono state vendute meno la metà delle 50 mila preventivate da Marchionne. Naturalmente il grande manager tace e fa dire ai suoi sottopancia che è tutta colpa della commercializzazione, come se questo fosse meno grave.

Ma non è la sola cattiva notizia che arriva da quelle parti: c’è la chiusura anticipata di Termini Imerese, il crollo sempre più evidente del gruppo Fiat che in ottobre ha realizzato un – 10 e passa per cento dopo un anno di caduta continua. L’ingannevole manager col maglioncino attribuisce questo al calo del mercato che in realtà è dieci volte inferiore a quello dell’azienda torinese e riguarda  solo Italia e Spagna tra i grandi mercati, perché altrove le vendite sono cresciute.

Ma in questo campo il management Fiat gioca sporco: approfitta delle vendite di vecchi modelli Chrysler, tipo Freemont, su nuovi mercati per dare mirabolanti percentuali di crescita, ma è chiaro che partendo da zero è facile fare buoni risultati anche con poche vendite. Poi tutto ripiomba nella realtà. E così anche in Brasile la Fiat arretra in termini assoluti: dopo 9 anni da primo costruttore nel gigante sudamericano lascia lo scettro alla Volkswagen.

Però non tutto il male viene per nuocere: al nuovo governo che si propone di rilanciare l’economia e che in gran parte è formato da gente di finanza può suggerire che per crescere non è sufficiente pagare meno gli operai o tutelarli meno. Questo serve a mettere solo soldi nelle tasche degli azionisti, ma senza “prodotto”, senza progetto e senza intelligenza  non si va da nessuna parte. Anzi la cosa è assolutamente controproducente perché fa diminuire il mercato potenziale.Potrebbe suggerire a degli esperti che l’epoca dei manager generici la cui sola strategia è quella del ricatto sul lavoro e che  potrebbero occuparsi indifferentemente di auto come di dentifrici, è ormai alla fine.

Potrebbe indicare che i manager in cachemire e le signore che plaudono agli assassini, per giunta dicendo che se non si fa così, l’economia  rischia grosso, sono dinosauri a cui la globalizzazione ha dato alla testa pur avendone poca. E l’ asteroide a che li estinguerà, non si vede ancora, ma viaggia veloce. Che forse bisognerebbe smetterla di plaudire ai mediocri e ai venditori di fumo, e costringerli a una serietà o al semplice buonsenso che l’era di Berlusconi ha reso grottescamente una palla al piede.


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