6 agosto 1945 Hiroshima. NON DIMENTICHIAMO

Creato il 06 agosto 2014 da Destinazione Libri @destinazionelib

6 Agosto 1945, Hiroshima, alle 8.15 l’aereo Enola Gay sgancia  la bomba atomica sulla città di Hiroshima.

Basterebbe questa frase per avere delle sensazioni contrastanti, per provare rabbia.. a distanza di 69 anni, oggi  6 agosto 2014,  oltre 50 000 persone si ritrovano davanti al Peace Memorial Park della città, davanti al Genbaku Dome o Palazzo della bomba atomica,   per ricordare quel fungo di nube dal potere devastante. Oggi quel palazzo è tutelato dall’UNESCO.

Un numero troppo alto le  vittime, se ne contano da  cento a duecentomila, tutti civili.

Gli effetti e le conseguenze dell’esplosione non furono subito chiari. Il vero problema erano le radiazioni provocate, oltre che le macerie causate dalla forza dell’urto.

La bomba atomica emise grandi quantità di radiazioni che portarono gravi danni.

Penetrando profondamente nel corpo umano. Le radiazioni iniziali emesse entro il primo minuto furono letali fino alla distanza di un chilometro. La maggiorparte delle persone in quell’area morirono in pochi giorni. Molti di coloro che sembravano rimasti indenni ebbero conseguenze di vario genere e morirono pochi giorni o mesi dopo.
L’esplosione lasciò radiazione residua nel suolo per un lungo periodo. Di conseguenza, molti tra coloro che entrarono in città dopo l’esplosione alla ricerca di parenti o colleghi di lavoro, nonché coloro che arrivarono per aiutare i superstiti, ebbero sintomi simili a quelli con esposizione diretta alle radiazioni. Molti di questi morirono..

A partire dal 1955 tiroide, cancro al seno e ai polmoni incrementarono. Ancora al giorno d’oggi spiegazioni sugli effetti delle radiazioni sono inadeguate.

Nessun sistema di supporto medico per i sopravissuti di Hiroshima e Nagasaki esisteva durante il periodo di occupazione. All’inizio vi furono due mesi di assistenza gratuita per le vittime garantita da una legge del 1942 che espiro’ a ottobre. Un programma di cura medica sovvenzionata per hibakusha fu istituito solo nel 1957 e anche qui le vittime coreane erano escluse in quanto adesso erano considerati stranieri.

A peggiorare ulteriormente la situazione delle vittime della bomba atomica era l’emarginazione a cui erano sottoposte. Nonostante la tradizione buddhista sul prendersi cura dei piu’ deboli, l’umilta’ confuciana e le reciproche obbligazioni tra socialmente superiori e inferiori e nonostante le banalita’ imperiali secondo cui tutti i giapponesi erano “una famiglia” sotto l’imperatore, il Giappone era un luogo duro e inospitale per ognuno che non rientri nell’adeguata categoria sociale. Non vi erano grosse tradizioni di responsabilita’ per sconosciuti o tolleranza verso coloro che soffrivano e hanno avuto sfortuna. Questo e’ senza dubbio vero, per certi versi, per tutte le culture e societa’, ma era specialmente un fenomeno cospicuo in Giappone alla fine della guerra quando nuove categorie di emarginati sentivano la morsa della stigmatizzazione. Tra questi non si includevano solamente le vittime di Hiroshima e Nagasaki (e le loro radiazioni) ma anche orfani, vedove (specialmente se povere) e senzatetto, ex-soldati o qualunque altra persona abbandonata che vagava in zone pubbliche come ad esempio a Tokyo le zone della stazione di Ueno

Alessandra



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