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6 Nazioni: Italia-Irlanda 11-13. Aspettiamo che crescano nuovi campioni!

Creato il 05 febbraio 2011 da Sport24h

Se avessimo vinto, anche solo di un punto, questo commento sarebbe stato completamente diverso. Perché il limite di questa Italia è proprio quello del risultato. E’ ormai una costante quella di registrare belle sconfitte e a lungo andare questa cosa ha finito per ammollare il carattere dell’Italia. Non siamo in grado di vincere e si vede. Perdiamo contro un Irlanda non irresistibile, anzi sinceramente alla nostra portata.  Non vorrei essere frainteso. L’onore per una squadra che ha combattutto fino alla fine e che era anche riuscita a passare in vantaggio è doveroso. Ma l’Italrugby ha limiti di gioco e fisici a mio avviso impossibili da superare. Almeno con questi giocatori.
Prima di tutto fondiamo tutto il nostro gioco sul pacchetto di mischia e sugli avanti. Grossi e pesanti, rocciosi e scafati quanto basta per conquistare vantaggi nelle mischie, non sono però sufficientemente veloci per mettere in difficoltà le linee avversarie. Mentre un’Irlanda fallosa e irriconoscibile rispetto a due anni fa, quando vinse 6 Nazioni, ha sempre dato l’impresione di sfondare, per noi le cose sono sempre difficili. Nonostante il netto dominio di posizione per buona parte del secondo tempo, non abbiamo mai dato l’idea di riuscire a risolvere la questione a nostro favore, sbattendo come muli sulla loro linea difensiva. Abbiamo rifiutato per tre volte il calcio di punizione per vincere l’effimero dominio nelle mischie, costringendo anche all’esplusione di uno di loro, ma poi?
La metà di McLean è giunta nell’unica occasione in cui abbiamo fatto correre il pallone, più per disperazione che per scelta. Per non parlare dei drop. L’Italia ne ha tentati due, uno nel primo tempo, sul punteggio del 3 a 3, di Burton, gettato lontano dai pali, sulla sinistra. Il secondo della disperazione, mal preparato e mal calciato da Orquera che non ha neanche superato la linea di meta.
L’Irlanda, da parte sua, ha fatto veramente poco per vincere (e quel poco è bastato). Ha chiuso in svantaggio il primo tempo. Ha realizzato una meta, con un’azione corale e che ha tagliato orizzontalmente il campo, ad inizio del secondo tempo. Ha poi provveduto a difendere, senza neanche tanto ordine, al punto da subire l’umiliazione di quattro falli contro e espulsione. Ma quando è andata sotto, dopo la meta di McLean a cinque minuti dal termine, si è riversata con ordine e idee chiare nella nostra metà campo. Ha ammorbito le nostre linee con tre fasi veloci e ci ha poi castigato con il drop di O’Gara, entrato da pochi minuti. Già il fatto che un talento come O’Gara, ancorché non in piena efficenza, sia partito dalla panchina la dice tutta sulla differenza che corre tra loro e noi.
Nick Mallett a metà del secondo tempo ha capito che le cose, anche oggi, non sarebbero andate bene. Ha messo dentro due piloni lenti per due piloni ancora più lenti. Senza togliere nulla a Lo Cicero, Ongaro, Perugini e Ghiraldini, stiamo parlando di giocatori che ricordano i rugbisti di qualche decennio fa, più che giocatori moderni. Ed infatti anche dal punto di vista anagrafico non sono proprio di primo pelo. Non credo che il sudafricano riuscirà a tenersi il posto fino alla Coppa del Mondo. La sconfitta con l’Irlanda ha un peso negativo ben superiore a quanto la stampa (partigiana) e le versioni ufficiali vorranno far credere. A meno che questa Irlanda non vada sui campi di mezza Europa a fare sfaceli o che gli azzurri si portino a casa qualche scalpo importante, il fatto di non essere riusciti a superare il 15 più mediocre dalla verde isola degli ultimi anni lascerà il segno.
Voglio anche ricordare che un tempo neanche tanto lontano (12/13 anni fa, ma sembra un altro secolo) gli azzurri batterono tre volte di seguito l’Irlanda, anche a Dublino. Un’abitudine, quella, che non faceva neanche più notizia ma che contriuì ad aprirci le porte del 6 Nazioni. Allora sulla panchina c’era un certo Coste e in campo giocatori come Troncon e Dominguez, tipetti che non si sarebbero fatti soffiare un’occasione simile oggi.
Ho paura che per vedere un Italia vincente e soprattutto veloce dovremo aspettare gli attuali Under 11.
AU


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