La rivalità tra Barcellona e Real Madrid ha radici profonde, che vanno al di là del calcio o del basket, altro sport in cui le due società eccellono. Per molta gente El Clásico continua a rappresentare una trasposizione sul terreno verde del conflitto tra la Catalogna e il governo centrale, scoppiato al tempo della Guerra Civile e mai realmente sopito.
Le due squadre di calcio, però, da almeno una quindicina d’anni hanno cominciato a somigliarsi molto più di quanto vogliano far credere. Enormi introiti pubblicitari, agevolazioni concesse dalla UEFA, dalla FIFA o dalle istituzioni,[1] campagne acquisti stellari, panchine ricche di campioni: un modo per stritolare la concorrenza interna e puntare tantissimo sul palcoscenico europeo. Dove sembra giocarsi la vera sfida tra i due club rivali. E se una volta ogni dieci anni in Liga spunta un Atletico Madrid che non ti aspetti, niente paura, tanto ai gironi della Champions League si accede direttamente anche col terzo posto.
Proprio per questo motivo vogliamo ricordare due sfide legate alla metà degli anni Novanta, in cui blaugrana e merengues dovevano prima superarsi nel campionato iberico per sperare di far strada la stagione seguente nell’Europa che contava. Due partite, giocate l’una a un anno esatto di distanza dall’altra, ma accomunate dalla manita come risultato finale e dalla classe di Michael Laudrup, l’unico a poter raccontare con gioia entrambi i match.
Un anno dopo, il 7 gennaio 1995, al Bernabéu sono i madrilisti a vincere 5-0. In panchina per i blancos c’è Valdano e la musica è ben diversa rispetto all’anno precedente. Dopo 5′ è già 1-0: Laudrup inizia l’azione, un rimpallo favorisce Zamorano che trafigge Busquets. Romario non è in campo, ma anche gli altri giocatori del Barcellona sembrano essere altrove. Prima della fine del tempo due errori della difesa consentono a Zamorano e al Real di arrivare a quota tre. Il terzo gol è merito del fresco ex Laudrup, che ruba palla a Bakero a ridosso dell’area e serve Zamorano, proprio come aveva fatto un anno prima con Romario nell’azione del quarto gol.
L’idea di restituire la manita, che si sta facendo strada nei madrilisti, diviene realtà intorno al 70′. In un minuto arrivano, infatti, altri due gol: Martin Vazquez crossa per Zamorano, che stavolta prende il palo, ma Luis Enrique è pronto sulla ribattuta; infine Zamorano, ma in versione uomo assist, passa la palla Amavisca, che a porta vuota fa cinquina.
federico, col contributo di victor
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[1] Alcuni esempi: agosto 1999, Anelka si trasferisce dall’Arsenal al Real Madrid a un prezzo probabilmente molto più alto di quello dichiarato al fisco, ma la UEFA non apre nessuna inchiesta; stagione 2000/01, il Barcellona, squalificato in Coppa del Re per aver disertato la partita contro l’Atletico Madrid la stagione precedente, è riammesso (al Racing Santander lo stesso trattamento nel 2013/14 non verrà riservato); primi anni Duemila, il Real Madrid vende l’antica “città sportiva” dopo che il terreno è stato riqualificato a suolo edificabile ottenendo un enorme guadagno (si parla di 600 milioni di euro); aprile 2014, la FIFA prima commina la chiusura del mercato del Barcellona per due sessioni (irregolarità nei trasferimenti di giocatori minorenni nel periodo che va dal 2009 al 2013), poi rimanda la punizione e i catalani acquistano Suarez.
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