…Perchè così che ti frega, la vita.
Ti piglia quando hai ancora l’anima addormentata e ti semina dentro un’immagine, un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quand’è troppo tardi. E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri da quell’immagine, da quel suono, da quell’odore. Alla deriva.
…Con una certa tempestività, il ragazzino aveva già intuito, allora, che la vita è un casino tremendo e che in linea di massima si è chiamati ad affrontarla in stato di assoluta e radicale impreparazione.
…E questo è idiota, è un capolavoro di idiozia, davverò, un idiozia da rimanere di stucco. Uno ha una nota, che è sua, e se la lascia marcire dentro…no…statemi a sentire…anche se la vita fa un rumore d’inferno affilatevi le orecchie fino a quando arriverete a sentirla e allora tenetevela stretta, non lasciatela più scappare.
…Perché, a dire il vero, non ce l’aveva una sua nota, Pekisch. Incominciava a diventare vecchio, suonava mille strumenti, ne aveva inventati altrettanti, aveva la testa che frullava di suoni infiniti, sapeva vedere il suono, che non è la stessa cosa di sentirlo, sapeva di che colore erano i rumori, uno per uno, sentiva suonare anche un sasso immobile - una semplice nota, lui, non l’aveva.
Non era una storia semplice. Aveva troppe note dentro per trovare la sua.
…La traittoria di un proiettile è rettilinea e il treno è un proiettile sparato nell’aria.
Sa, è molto bella l’immagine di un proiettile in corsa: è la perfora esatta del destino. Il proiettile corre e non sa se ammazzerà qualcuno o finirà nel nulla, ma intanto corre e nella sua corsa è già scritto se finirà a spappolare il cuore di un uomo o a scheggiare un muro qualunque. Lo vedi il destino? Tutto è già scritto eppure niente si può leggere.
…La verità è che si vedono e si sentono e si toccano così tante cose…è come se ci portassimo dentro un vecchio narratore che per tutto il tempo continua a raccontarci una storia mai finita e ricca di mille particolari.
Lui racconta, non smette mai, e quella è la vita.
…Ognuno ha il mondo che si merita. Io forse ho capito che il mio è questo qua. Ha di strano che è normale.
…Lo salvò una frase che un giorno gli aveva detto Andersson, e che per anni era stata lì ad aspettare il suo momento.
Era arrivato, il suo momento. “E se proprio vedi che non c’è niente da fare, allora incomincia a raccontare del vetro. Le storie che ti ho raccontato io. Vedrai che ci casa. Nessuna donna può veramente resistere a quelle storie lì.”
…Sai, ogni tanto penso…forse Jun è così bella perché ha addosso il suo destino, limpido e semplice. Dev’essere una cosa che ti rende speciale. Lei ce l’ha. Di quel giorno, sul molo di Morivar, io non dimenticherò mai due cose: le sue labbra, e come stringeva quel pacco. Adesso che stringeva il suo destino. Non lo mollerà solo perchè mi ama.
E io non gli è lo ruberò solo perché la amo. Gliel’ho promesso. E’ un segreto e non lo devi dire a nessuno.
…”Addio, mio piccolo signore, che sognavi i treni e sapevi dov’era l’infinito. Tutto quel che c’era io l’ho visto, guardando te. E sono stata ovunque, stando con te. E’ una cosa che non riuscirò a spiegare mai a nessuno. Ma è così. Me la porterò dentro, e sarà il mio segreto più bello. Addio Dann. Non pensarmi mai, se non ridendo. Addio.”
Magazine Cultura
#7 Le migliori citazioni di: Castelli di rabbia di Alessandro Baricco
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