7MML coinvolge professionisti dell’immagine e della comunicazione in un viaggio ispirato dal cuore e guidato dal desiderio di conoscere altre realtà, finalizzato all’aiuto umanitario, alla valorizzazione etica ed estetica del viaggiare consapevole, alla sensibilizzazione ecologica nei confronti dell’ambiente.
La prima fase del viaggio ha visto i partecipanti arrivare dall’Italia al Kazakistan. Il 15 luglio è iniziato il percorso che li porterà fino in Cina, e poi ci saranno le tratte Canada-Panama, Colombia-Bolivia, Bolivia-Argentina, Sudafrica-Etiopia, Etiopia-Italia, per giungere finalmente a Milano il Primo Maggio 2015 in concomitanza con l’apertura dell’EXPO 2015.
Dal diario di Eleonora Miserendino
9 luglio
Shimkent, situata nel Kazakistan meridionale, è una cittadina vivace dai viali alberati. Occhi a mandorla e lunghi capelli nero lucido, si mischiano nelle strade in maniera netta ai tratti sovietici: pelli bianche, occhi chiarissimi e capelli biondi. Si respira una chiara atmosfera centroasiatica.
Ci dirigiamo verso la riserva naturale Aksu-Zhabagly che si estende fino ai confini del Kirghizistan e dell’Uzbekistan. Lungo il cammino a tratti rigoglioso di alberi verdi a tratti giallo intenso l’aria torrida si fa più respirabile, la riserva, che nel punto di partenza sfiora i margini della steppa a 1200 metri raggiunge i 4200 metri con le sue cime incappucciate di neve e ghiacciai creando un mosaico di colori accesi. L’arrivo nel villaggio di Zhabagly è suggestivo: greggi di pecore che tornano dal pascolo guidate da un uomo a dorso d’asino e mandrie di cavalli e puledri che corrono liberamente attraversando i fiumi della steppa alle luci del tramonto.
10 luglio
Dalla riserva ci spostiamo ulteriormente a est. Sostiamo all’incirca un’ora presso un lago sulla strada e continuiamo il percorso in direzione Taraz. Arrivati in città, durante la ricerca dell’hotel, siamo fermati da Kuan, un giovane kazako che si offre di aiutarci con la sistemazione per la notte. “Noi kazaki siamo un popolo dalle origini nomadi”, dice, “aiutare i viaggiatori è nella nostra cultura oltre che essere di buon auspicio.” Kuan trova per noi un hotel ad un prezzo stracciato e ci concede un’ora di tempo per prepararci per la cena che prenota per noi in un tipico ristorante kazako. È ancora Ramadam e Kuan ci spiega che tutti al ristorante inizieranno a mangiare alle 21.00 procedendo con questo ordine: un bicchiere d’acqua (tutto) e un dattero. La cena sarà poi a base di acroshka (zuppa di latte di asino condito con patate bollite, erba cipollina, finocchio selvatico e delle fette di insaccato di tacchino tagliato a dadini che galleggiano in superficie) e laghman, tagliolini di grano tenero, serviti con contorno separato di carne saltata con aglio, noce moscata, cumino e peperoni. Il tentativo di assaporare quel piatto allo stesso modo in cui avremmo potuto assaporare un tagliolino italiano è imbarazzante: cominciare ad arrotolare un solo tagliolino significa ritrovarsi a girare la forchetta fino a che tutto il piatto non sarà incollato a essa in un pezzo unico lasciando nel piatto solo il condimento. Adottiamo il più pratico metodo asiatico: piatto alla bocca e grandi forchettate spezzando gli spaghetti gommosi con i denti.
11-14 luglio
Siamo giunti a destinazione. Arriviamo ad Almaty a tarda notte e trovare una sistemazione economica per passare gli ultimi giorni ci crea qualche difficoltà. La receptionist di un hotel ci aiuta indicandoci l’appartamento di un amico in centro città. Dopo giorni di ostelli, hotel e tende dormire insieme in un appartamento ci fa sentire a casa. Passeggiamo alla scoperta della città durante il pomeriggio del giorno seguente. Almaty è ciò che di più occidentale abbiamo incontrato finora lungo il cammino. Ai lati dei viali alberati e delle vie pedonali si susseguono grandi catene internazionali di concessionarie, fast food, eleganti caffè, negozi di abbigliamento e i giovani sostano nei bar lungo le vie del centro bevendo birra e vodka. L’architettura d’avanguardia si mischia a tratti a decadenti palazzoni imponenti in stile sovietico.
Il giorno successivo partiamo dalla città per visitare il Charyn Canyon, a 200 chilometri a est di Almaty. Durante il cammino l’odore degli shashlyk, cucinati sui barbecue a bordo strada, stuzzica i nostri appetiti e non resistiamo dall’effettuare una sosta per la cena. Arriviamo nella valle del Canyon a notte inoltrata ma il nostro viaggio, ormai giunto al termine, non smette di riservarci piacevoli sorprese: in un paesino sperduto nel nulla una famigliola ci accoglie nel loro cortile e ci offre ospitalità e una colazione di mezzanotte: latte appena munto, burro fatto in casa, pane, formaggio, marmellata di fragole fresche, tè, biscotti e panna acida. Il mattino successivo partiamo per la visita del canyon dove sostiamo fino al primo pomeriggio.
Riprendiamo la strada, per l’ultima volta, nel pomeriggio per ritornare a ‘casa’. Domani mattina ci incontreremo con il secondo team per il passaggio del testimone. Il nostro viaggio è, infine, giunto al termine… Con un po’ di nostalgia ripuliamo le auto che sono state le nostre compagne di viaggio per più di un mese; sistemiamo l’attrezzatura fotografica che consegneremo agli ‘eredi’ della spedizione; ricordiamo, ridendo, alcuni momenti della nostra avventura che ci ha portato a condividere pregi e difetti di ognuno, rinunce e sorprese della strada. Abbiamo la mente piena di immagini, odori, suoni, sensazioni che solo la memoria può conservare! Un grazie speciale ai miei compagni di viaggio e a tutti coloro che hanno reso possibile questa indimenticabile esperienza.
Leggi la puntata precedente: attraverso Turkmenistan e Uzbekistan