Continua il trend negativo del 64° Festival di Sanremo. La terza serata ha raccolto infatti 7 milioni 673 mila telespettatori (34.93% di share), perdendo 3 milioni di telespettatori (-7.55% di share) rispetto alla terza puntata dello scorso anno. La prima parte, dalle 20.53 alle 23.53, è stata seguita da 8 milioni 963 mila telespettatori (34.36%) mentre la seconda, dalle 23.58 all’1.00, ha ottenuto 4 milioni 17 mila (39.14%). Il picco di ascolto è stato di 11 milioni 124 mila alle 22.07 durante l’ingresso di Flavio Caroli, mentre quello di share è stato del 46.81% alle 23.18 alla fine dell’esibizione di Renzo Arbore. Invece la striscia Sanremo & Sanromolo firmata da Pif, in onda dalle 20.36 alle 20.49, ha registrato 6 milioni 130 mila telespettatori (21.51%). Da segnalare il buon risultato, su Canale 5, della partita di Europa League Swansea-Napoli che ha raggiunto in prima serata 3 milioni 404 mila telespettatori (11.88%).
Aldo Grasso ha analizzato sul Corriere della Sera la crisi di questo Festival, affossato dalla nostalgia, che guarda al passato perdendo il pubblico giovane:
Com’è possibile che il Festival, modellato e condotto come lo scorso anno, abbia avuto un’emorragia di audience? Le motivazioni possono essere tante, ma certamente il genetliaco della Rai è un peso non da poco. L’idea di spalmare nei vari programmi la celebrazione dei 60 anni ha finito per danneggiare irrimediabilmente Sanremo, nonostante l’impegno di Fabio Fazio e la sua bravura a dominare l’imprevedibile. Ma è stato proprio il prevedibile ad affossare il Festival. Con tutto il rispetto, ma se sul palco salgono Tito Stagno, Raffaella Carrà, Cat Stevens, il ricordo del Maestro Manzi, la pur grandissima Franca Valeri, le gemelle Kessler, Claudio Baglioni, Renzo Arbore, persino Laetitia Casta, ebbene se c’è tutto questo passato che torna, il Festival fatalmente si trasforma ne «I migliori anni», perde quella «freschezza pop» che Fazio era riuscito a dargli. Anche il tema della bellezza, di fronte ai disastri del presente, di fronte al treno deragliato, lì a due passi, sulla linea Savona-Ventimiglia (la linea della vita di Fazio) si impossessa completamente dello spettatore più adulto e gli riempie gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia. Ma i giovani, anche quelli sdraiati, fuggono, non è roba loro. Tutta colpa della spending review e di una scarsa dimestichezza con il prodotto dei vertici aziendali. Vuoi ricordare i 60 anni? Chiama Conti o, meglio ancora, Pippo Baudo. Vuoi valorizzare Sanremo? Chiama Fazio e non guardare indietro.