Magazine Cinema
Regia: Federico Fellini
Cast: Marcello Mastroianni, Sandra Milo, Claudia Cardinale, Anouk Ainee.Anno di produzione: 1963
" Il cinema è un modo divino di raccontare la vita, di far concorrenza al padreterno! Nessun altro mestiere consente di creare un mondo che assomiglia così da vicino a quello che conosci, ma anche agli altri sconosciuti, paralleli, concrentrici. Per me il posto ideale è il Teatro 5 di Cinecittà, vuoto. Ecco, l'emozione assoluta, da brivido, da estasi, è quello che provo di fronte al teatro vuoto: uno spazio da riempire, un mondo da creare. Il massimo dello squallore e della nudità mi dà un respiro di salute. Ho la totale presunzione di essere un demiurgo" ( Federico Fellini)
Non lo si elogia mai abbastanza Federico Fellini: un delizioso burattinaio, un clown, un sognatore bambino, un eterno bugiardo. Nel corso degli ultimi anni ho imparato ad apprezzare i lavori di questo inestimabile maestro del cinema italiano e torno a parlarne qui su " Schemo bianco" dopo la recensione de " La città delle donne".
Che cos'è "8 e mezzo"? E' un centro nevralgico, è la memoria di un amico che può essere anche la tua. E' la storia di un regista che non sa più che film fare, di un uomo bloccato, perso com'è in una crisi d'ispirazione apparentemente senza via d'uscita. I ricordi, gli aneddoti e la dimensione onirica, tanto cara al regista Riminese, si mescolano con tale splendore, brio e classe, con tale forza vitale da confondere ed emozionare lo spettatore, e da riattaccare il cordone che separa il sogno dalla realtà.
"8 e mezzo" è un tour de force di ricordi, emozioni, immagini che vanno a formare un ritratto particolare, antologico e - se vogliamo - malinconico di un regista geniale ed eccentrico, qui interpretato da un immenso Marcello Mastroianni, specchio/riflesso/alter-ego del genio di Fellini. Una pellicola che è un unicum nella storia della settima arte, la cui straordinaria visionarietà è l'emblema di una storia che ruota intorno a due crisi: quella esistenziale dell'uomo, quella creativa del regista. Ognuno può interpretarlo come vuole: può vedere in "8 e mezzo" l'espressione massima di un cinema d'avanguardia, nonché un'autobiografia immaginaria, può vederci una storia di perdizione, di crisi e poi di "redenzione" ma, soprattutto, può vederci la ricerca di quello che è l'incarnato della realtà, a cui Guido, il protagonista, auspica con il cinema. Tralasciando ogni interpretazione mi basta dire che "8 e mezzo" è un film a cui personalmente sono legatissimo, lo considero uno di quei rari esempi di " film amico": lo vidi in un momento di chiara crisi d'ispirazione, e - so che vi sembrerà estremamente paradossale poichè " 8 e mezzo" parla proprio di crisi d'ispirazione - me la fece tornare immediatamente. Sono quindi particolarmente affezionato a questo capolavoro, che è riuscito a cambiare in un paio d'ore la mia visione di "cinema", di arte e, forse, della stessa realtà. Chi lo definisce a meraviglia è il critico Buzzati che disse di trovarsi davanti alla " masturbazione di un genio". Che dire? Perfettamente d'accordo.E' anche interessante notare come sia difficile distinguere dove finisce il personaggio di Mastroianni e dove comincia quello di Fellini: dopo il grande successo de " La dolce vita" Fellini si trovò realmente a fronteggiare una vera e propria crisi d'ispirazione: alla vigilia delle riprese Fellini non voleva più fare " 8 e mezzo". Parole sue: " Non mi ricordavo più che cos'era il film che volevo fare. Il sentimento, l'essenza, il profumo, quell'ombra, quel guizzo di luce che mi avevano sedotto e affascinato erano scomparsi, dissolti, non li ritrovavo più. (...) Rifletto che mi trovo in una situazione senza via d'uscita. Sono un regista che voleva fare un film che non ricorda più. Ecco, proprio in quel momento si è risolto tutto; sono entrato di colpo nel cuore del film, avrei raccontato tutto quello che mi stava accadendo, avrei fatto il film sulla storia del regista che non sapeva più qual'era il film che voleva fare". E così fu: tra le immagini che rimangono impresse, indelebili nella mente di ogni vero cinefilo, la prima è proprio quella di un Mastroianni perso tra tecnici, operai e un irresistibile macchietta di intellettuale che lo sommerge di domande. Emblematica, difatti, è la scena iniziale, dove Guido/Marcello/Fellini cerca di uscire da quella macchina che lo imprigiona, che lo opprime, per volare via. E inizialmente ci riesce: vola nell'aria, ma c'è qualcuno che lo prende e lo riporta giù: si tratta dei produttori che vogliono fargli fare quel film a tutti i costi. E di qui in avanti sarà tutta una fuga, una ricerca d'ispirazione che è anche ricerca di un'identità: è un viaggio tra le vie del mondo onirico e quelle del mondo reale: indimenticabile " La cavaltata delle Walkirie" iniziale e la scena dell'harem, Le fantasie erotiche di Fellini altro non sono che le fantasie di un bambino, con l'ingenuità, la purezza e ovviamente la bellezza che questo comporta.
Qualcuno considerò " 8 e mezzo" un'opera sulla difensiva. Spesso Fellini veniva accusato di insincerità, di perdersi in complicate elucubrazioni di ardua interpretazione, in simbolismi e allegorie intellettuali se non addirittura èlitari. Forse "8 e mezzo", come recita lo stesso Mastroianni, voleva essere un'opera vera, sincera, autentica, che potesse arrivare dritta al cuore della gente. E' come se Federico qui si facesse un esame di coscienza pubblico, esaminando ogni singolo processo creativo, radiografandosi dentro tra i baratri e il disordine della psiche umana. Ciò comporta che "8 e mezzo" sia, allo stesso tempo, un'opera autoreferenziale ma tremendamente sincera sull'incomunicabilità. La comunicabilità esiste solo quando al regista viene data la libertà di volare, e quindi di creare, di dar spazio alle sue straordinarie e grottesche fantasie. Ma in fondo cosa c'è di più difficile di parlar sinceramente e semplicemente di se? Cosa c'è di più difficile della semplicità?
In conclusione non basterebbe un trattato per parlare di " 8 e mezzo", anche tralasciando le interpretazioni contenutistiche, il genio di Fellini e il talento di Mastroianni: dovremmo elogiare le musiche del grande Nino Rota, la grazia e la bellezza di Claudia Cardinale, e molto altro ancora. A me bastava semplicemente provare a "raccontarvelo" a modo mio, parlarvene e sperare che voi lo possiate amare come l'ho amato io. E per chi avesse qualche dubbio assapori il fascino e la potenza vitale di quel meraviglioso finale, oppure si lasci trascinare dall'AsaNisiMasa o sedurre dalla Saraghina.
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