Il 24 e 25 febbraio siamo stati richiamati alle urne per dare un nuovo volto a coloro che ci governeranno, è strano comunque dire “governeranno”, strano perché l’Italia è un paese dove dovrebbe essere il popolo a governare e non della gente che è brava a dare fiato alle trombe e a conti fatti, appena si siede su quegli scranni, torna a fare le cose per puro piacere personale.
Ma passiamo all’argomento che vogliamo affrontare in questo giorno particolare, un argomento diverso dai soliti articoli pro-forma sull’8 marzo e cioè cosa ci hanno promesso questi politici nei loro programmi pre-elettorali sulla questione femminile, sul metterli in atto dovremo aspettare che li mantengano, sperare per l’appunto.
Siete pronti a leggere il grado d’importanza che ogni partito ci dà?
Fare per fermare il declino (Giannino), al punto 8 c’è la questione che ci riguarda, anche se tocca più il lavoro, ma potete leggere il link più sotto:
Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne, oggi in gran parte esclusi dal mercato del lavoro e dagli ambiti più rilevanti del potere economico e politico. Non esiste una singola misura in grado di farci raggiungere questo obiettivo; occorre agire per eliminare il dualismo occupazionale, scoraggiare la discriminazione di età e sesso nel mondo del lavoro, offrire strumenti di assicurazione contro la disoccupazione, facilitare la creazione di nuove imprese, permettere effettiva mobilità meritocratica in ogni settore dell’economia e della società e, finalmente, rifondare il sistema educativo.
In questo link troverete la Questione Femminile: http://www.fermareildeclino.it/fare/questione-femminile
Lega Nord (Maroni), non ha un vero e proprio programma sulla Questione Femminile, lo aggrega in maniera generica al punto 5, sotto la Famiglia dicendo poco e niente:
La persona e la famiglia sono al centro del nostro programma. La difesa e il sostegno alla famiglia, comunità naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la promozione della dignità della persona e la tutela della vita, della libertà economica, educativa e religiosa, della proprietà privata, della dignità del lavoro, la solidarietà e la sussidiarietà saranno i punti di riferimento della nostra azione legislativa.
Lista Monti (Monti), nel programma del Presidente del consiglio uscente, la questione femminile ha un capitolo tutto suo:
Le donne nella società e nell’economia italiana
Il ruolo delle donne nella vita economica e sociale italiana merita una riflessione a parte. L’Italia non potrà dispiegare il proprio potenziale di sviluppo economico se non riuscirà a valorizzare maggiormente le donne.
Come ha stimato la Banca d’Italia, se raggiungessimo il traguardo fissato dal Trattato di Lisbona – un’occupazione femminile al 60 per cento. Il nostro Prodotto interno lordo aumenterebbe del 7%. Troppe donne italiane sono relegate ai margini del mondo lavorativo: alcune hanno perso il lavoro, altre non l’hanno mai trovato. Spesso hanno un lavoro sottopagato o che le costringe a dirimere ogni giorno il conflitto fra famiglia e professione, hanno remunerazioni minori e percorsi di carriera più lenta di quelli dei colleghi uomini, anche a parità di capacità e competenze.
Le donne oggi vogliono, devono e possono contare di più: nelle istituzioni, nelle imprese, in tutti i gangli della società. Affinché ciò accada occorre un approccio integrato. Ci vuole innanzitutto un salto di qualità nel modo un cui vediamo la donna nella società italiana: la rappresentazione pubblica del ruolo della donna deve cambiare, per poter favorire una piena partecipazione della donna al processo delle decisioni e contribuire così a rendere la società e l’economia più equa e più dinamica. Occorre una detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile, per dare una spinta decisiva all’occupazione delle donne.
Le quote rose, introdotte in questa legislatura, sono una misura necessaria ma da sola non sufficiente. La parità effettiva ha bisogno anche di convincenti politiche per la non discriminazione. E servono robuste politiche di conciliazione famiglia‐lavoro estese a un numero crescente di imprese e istituzioni ed un ampliamento del congedo di paternità. Se la maternità viene facilitata e occuparsi della cura e dell’educazione dei figli non è una corsa ad ostacoli, è più facile per le donne entrare o restare nel mercato del lavoro.
Movimento a 5 stelle (Grillo), il suo partito tocca molteplici argomenti, pregiandosi degli obiettivi raggiunti, non trattano in specifico, la questione femminile indirizzandosi più verso i diritti dei cittadini.
PD Partito Democratico (Bersani), come il movimento di Grillo, non disegna obiettivi verso e per le donne in particolare, ma verso la Famiglia e i cittadini.
CON LO SGUARDO DELLE DONNE Gli interventi indicati fin qui hanno un impatto generale sulla possibilità per tutti i cittadini di perseguire attivamente i propri piani di vita, ma è chiaro che proprio per questo hanno un rilievo particolare per le donne alle quali vogliono offrire concrete possibilità di lavoro a supporto di scelte di vita libere e consapevoli. La riforma dell’Irpef e il sostegno ai redditi bassi favorisce in primo luogo, oltre ai giovani, le lavoratrici; la copertura con contributi figurativi dei periodi di interruzione involontaria del lavoro si presta a una estensione che tenga conto dei periodi di maternità e di cura; l’assegno universale per i figli e la rete di servizi per l’infanzia sostengono le possibilità di ricerca di lavoro delle donne; l’estensione del congedo parentale e il congedo di paternità obbligatorio favoriscono l’occupazione delle donne, facilitano la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro e contribuiscono a riequilibrare i ruoli all’interno della famiglia; l’assistenza ai non autosufficienti sostiene la famiglia in compiti di cura gravosi che oggi ricadono soprattutto sulle donne. Ma il PD propone anche ulteriori misure che rafforzano un welfare al femminile:• trasformazione dell’indennità di maternità in diritto di cittadinanza e relativo finanziamento a carico della fiscalità generale;• detrazione Irpef aggiuntiva per ogni figlio a favore delle donne che lavorano;• credito di imposta per l’occupazione femminile nelle aree del mezzogiorno;• riqualificazione e rifinanziamento del Fondo nazionale per l’imprenditoria femminile e potenziamento della formazione professionale delle lavoratrici autonome;• misure per l’eguaglianza di genere nel mercato del lavoro.Popolo della Liberta – PDL (Berlusconi), come sopra, anche se in molti comizi qualcosa il Leader del partito ha accennato in maniera particolare, che poi diciamocelo, potrebbe anche discutere sulla questione, ma con il passato che si ritrova è forse meglio che stia in silenzio.
Rivoluzione ci vile (Ingroia), a differenza dei precedenti 3 partiti, lui ne parla ma nel punto che tratta il lavoro:
Per il lavoro. Non vogliamo più donne e uomini precari.
Siamo per il contratto collettivo nazionale, per il ripristino dell’art. 18 e per una legge sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro. Vogliamo creare occupazione attraverso investimenti in ricerca e sviluppo, politiche industriali che innovino l’apparato produttivo e la riconversione ecologica dell’economia. Vogliamo introdurre un reddito minimo per le disoccupate e i disoccupati. Vogliamo che le retribuzioni italiane aumentino a partire dal recupero del fiscal drag e dalla detassazione delle tredicesime. Vogliamo difendere la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Sinistra Ecologica Libertà (Vendola), come sopra, il programma di Vendola si rivolge più verso la richiesta di certi diritti che in Italia, paese ultracattolico e di mentalità chiusa, non ci sono.
qui il link al programma: http://www.sinistraecologialiberta.it/programma/
Concludo questo interessante excursus nei programmi politici, facendo notare che nessun partito parla in particolare della violenza sulle donne.
La cosa mi angoscia, dobbiamo dunque farcene una ragione? Che siamo solo dei semplici strumenti riproduttivi?
Aggiornamento 03/03/2013:
nello stato attuale delle cose non si sa quanta importanza avremo.