Durante l’ultimo processo che ha visto protagonista Erri De Luca i pubblici ministeri Antonio Rinaudo e Andrea Padalino hanno chiesto per il noto scrittore napoletano una condanna a 8 mesi di reclusione. L’accusa è sempre la stessa: istigazione a delinquere.
La vicenda risale al 2013 quando l’autore in alcune interviste dichiarò che la Tav, la linea ad alta velocità Torino-Lione, andava sabotata: “La Tav è un’opera nociva e inutile, hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa. [..] Un intellettuale deve essere coerente e mettere in pratica ciò che sostiene. Anch’io ho partecipato a forme di sabotaggio in Val di Susa”.
Erri De Luca avrebbe dunque dimostrato di essere a sostegno della battaglia No Tav e le sue parole, più che a esprimere un libero pensiero personale, sarebbero servite soltanto ad istigare il popolo al sabotaggio: “In una valle che vive uno stato d’assedio e militarizzata per difendere un’opera inutile e dannosa, e dove non ci sono altri modi per farsi ascoltare, si ricorre al sabotaggio”.
Come pubblicato da Fanpage.it, per il pm Rinaudo “la libera manifestazione del pensiero di fronte a una manifestazione che ha contenuto intrinseco di illiceità, com’è l’istigare, non può trovare tutela” e quelle parole “non sono parole pronunciate da uno qualunque. Quando il signor De Luca parla, le sue parole hanno un peso determinante”.
Intanto, in attesa della sentenza del 19 ottobre, sui social network centinaia di persone si uniscono allo scrittore con l’hashtag #IoStoConErri. Tra i tanti messaggi di solidarietà su Twitter anche il sindaco Luigi De Magistris ha voluto esprimere ancora una volta il suo sostegno allo scrittore: “Da pm sto con Erri e quindi con la giustizia. Non si processa la cultura, non si arresta il pensiero libero”.