Non so se hai mai letto la memorabile poesia di Kipling.
Te la propongo così come me la ritrovo ogni giorno davanti a me appesa alla parete della camera quando mi sveglio al mattino.
Confesso che oramai da diversi anni non ci badavo più di tanto.
Ieri invece, zac, la mia attenzione è stata richiamata da quel nonsochè che ti dice: fermati, guardami, leggimi, anzi rileggimi, è tanto che non mi prendi in considerazione, mi hai dimenticato forse? E allora mi son fermato, l’ho riassaporata. Fantastica.
Eccotela.
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Se riesci a non perdere la testa quando tutti intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa;
se riesci ad aspettare senza stancarti di aspettare;
o, essendo calunniato, a non rispondere con calunnie,
o essendo odiato, a non abbandonarti all’odio,
pur non mostrandoti troppo buono, ne’ parlando troppo da saggio;
Se riesci a sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;
se riesci, incontrando il successo e la sconfitta, a trattare questi due impostori allo stesso modo;
se riesci a sopportare di sentire le verità che tu hai detto, distorte dai furfanti che ne fanno trappole per sciocchi,
o vedere le cose per le quali hai dato la vita, distrutte;
e umiliarti; e ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;
Se riesci a fare un solo fagotto delle tue vittorie e rischiarle in un solo colpo a “testa o croce”,
e perdere; e ricominciare da dove iniziasti, senza dire mai una parola su quello che hai perduto;
se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi
a sorreggerti anche dopo molto tempo che non li senti più,
ed a resistere quando ormai in te non c’è più niente
tranne la tua volontà che ripete “resisti!”
Se riesci a parlare con la canaglia senza perder la tua onestà,
o a passeggiare con i re senza perdere il senso comune;
se tanto nemici che amici non possono ferirti;
se tutti gli uomini per te contano ma nessuno troppo;
se riesci a riempire l’inesorabile minuto con un momento fatto di sessanta secondi;
tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
e, quel che più conta, sarai un Uomo, figlio mio.
di Rudyard Kipling
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