Magazine Diario personale

82.5

Da Icalamari @frperinelli

[QUATTRO - Leggi dall'inizio]

Diario
Venerdì 25 aprile
6.25   Nel dormiveglia sento chiudere la porta dell’appartamento.
8.00   Ottantadue rientra, si siede e posa un mazzo di fiori di campo sul tavolo in tinello, dove gli ho fatto trovare una colazione casalinga: the, biscotti, pane, marmellata. Mi chiede di tornare a casa, dice che qui non si trova più bene, che ormai è cambiato tutto. Non approfondisco, gli dico solo che sono d’accordo, per motivi diversi dai suoi avverto anche io la stessa sensazione.
10.00   Saldiamo il conto e telefoniamo agli amici: ci scusiamo tanto ma non possiamo trattenerci.
10.30   In macchina Ottantadue si addormenta quasi subito e non si sveglia più fino alla meta. Accesa un po’ di musica, io guido senza fretta e senza interruzioni. Starò con mio fratello finché non torna Jole.

 

Abbiamo caricato i bagagli in macchina e ci siamo messi in moto. Unica breve sosta all’inizio del viaggio, per comprare panini e bibite da consumare in cammino. Ottantadue mi ha aspettata a motore acceso, appena sono scesa mi ha colpita un’ondata di calore radioattivo, i dintorni avevano assunto una colorazione ultravioletta, grazie alla quale gli abiti dei villeggianti e quelli dei residenti erano tornati a somigliarsi molto. Le rane si erano accomodate sullo sfondo, mentre davanti stavano accampati il bom-bom-bom di un basso da discoteca pompato da non lontano, le strilla di bambini e genitori isterici, abbai di cani e rombi di motociclette. Mi girava la testa, sono tornata il prima possibile alla guida.

Grottini, 25 aprile 2014

 

Vincenzo,

quante volte ti ho già chiesto di insistere col Direttore di questo posto, o chi per lui, per fare in modo di allacciare il cimitero alla fibra ottica? Ce l’ha tutto il paese, non dire fesserie, ti sento quando mugoli lassù le tue ridicole scuse: “Non esiste un Direttore, non esiste un Direttore…” La verità è che sei vergognosamente pigro, tu sei una nullità, Vincenzo, come tutti quelli della tua generazione. Non inventarti niente questa volta, o lo so io che Santi faccio scendere dal Cielo! Quant’è vero Iddio ti faccio di nuovo venire a tirare le orecchie nel cuore della notte e stavolta non te la caverai con un paio di visite dallo strizzacervelli. Ti ho detto e ripetuto che non riesco ad allacciarmi al wifi del residence che abbiamo qua davanti, è inutile che ogni volta che passi mi ridai la password, perché, te lo ripeto, non funziona. Non funziona da agosto, o te lo sei scordato? Ormai è quasi un anno e nessuno ha fatto niente per ripararlo, e poi non vedo perché dovrei agganciarmi alle reti altrui come un pirata. Sono arrivata alla mia bella età a tirare le cuoia perché mi sono sempre comportata onestamente. Pagando il giusto, ma pagando sempre, per ciò che mi serviva. Dicendo pane al pane e vino al vino. E seminando calci in culo quando necessario, caro mio! Tuo padre lì in Germania dovrebbe scendere più spesso a darti una raddrizzata, dall’alto dei suoi sessant’anni di lavoro duro. Tu hai preso da quella pappamolla di tua madre, mi sembra chiaro. Ma me lo devi, idiota. O credi che te ne stai a sbafo nel tuo bel paesello per grazia ricevuta? Tu, questa eredità, in qualche modo me la devi ripagare, Vincenzino mio. Quindi: grazie per la passata di straccio e per aver dato una rastrellata al ghiaietto. Ma cerca di risolvere in fretta, non posso vivere così isolata, qui è un mortorio, te lo garantisco. E poi, ultimamente si è fissato con me uno squilibrato, uno dell’età tua. Un gerontofilo, mi pare. Mi porta fiori che sanno di gas di scarico e piscio di gatto, e canta strane canzoni stonatissime, come se non potessi sentirlo. Ma che vuole? Mi sembra di impazzire. Oggi ho dovuto assestare un gran colpo dal basso, per impedirgli di riempirmi nuovamente il vaso di schifezze. Di energie ne ho ancora parecchie, capisci bene. E io da qui, se voglio, ti scateno un casino che neanche te lo riesci a immaginare. Vedi cosa puoi fare, quindi, e fallo presto.

La tua scocciatissima


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