In attesa della seconda serata di selezioni, il 20 marzo 2012 (Le Mura, Via di Porta Labicana 24, Roma), abbiamo fatto qualche domanda agli autori partecipanti.
Ecco che cosa hanno risposto Giovanni Di Giamberardino, Federico Falcone, Angela Giammatteo, Paolo Mensitieri, Francesca Morelli, Giovanni Ragonesi, Maria Cristina Sarò, Laura Sarotto.
Giovanni Di Giamberardino, autore di All’una
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Giovanni Di Giamberardino. Ho 27 anni. Nato e invecchiato a Roma. Faccio (poche) cose, vedo (poca) gente. Tra l’una e l’altra cosa provo a scrivere di e per il cinema e la tv (e se vi capitasse di passare sul sito www.serialmente.com fermatevi a dargli un’occhiata), ma anche “semplicemente” a scrivere e basta.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Anonimo, notturno, giallo.
Che cosa vuoi fare da grande?
Il narratore. Con qualunque strumento, qualunque mezzo, qualunque pezzo di carta mi vengano concessi. E se andasse male posso sempre rubarne qualcuno.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Non ho santini nel portafoglio o sul comodino, ma se devo fare tre nomi (tre l’ho deciso io, così facciamo pari e patta con gli aggettivi che mi sono dovuto dare!) di autori che hanno marchiato a fuoco il mio immaginario personale direi Edgar Lee Masters, Philip Dick e Raymond Carver. Tre principianti, insomma.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria.
Se davvero il mio racconto è il migliore (ed è un enorme, ingombrante SE), a parte farglielo leggere e leggerlo di persona io stesso, non so proprio. È un testo che può coinvolgere il lettore o innervosirlo, senza vie di mezzo. Soldi non ne ho, perciò per corromperli dovrei provare a vendergli dei biscotti, o direttamente il mio corpo, ma detto con tutta sincerità non credo che nessuna delle due opzioni possa portarmi grossi risultati, anzi.
Federico Falcone, autore di Papaveri e dinosauri
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Federico, ho 38 anni, sono nato a Palermo e dal 2005 vivo a Pomezia.
Lavoro come addetto alle vendite per un grosso marchio di abbigliamento maschile.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Emotivo-insicuro-ossessivo. Gli altri due non saprei.
Che cosa vuoi fare da grande?
Vivere in un mondo con giornate lunghe quarantotto ore. Anzi, facciamo sessanta.
O riuscire a capire se quel ronzio indistinto che mi tormenta proviene da ciò che potrebbe diventare nero su bianco, o se è solo il rumore del vuoto assoluto.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Quelli che mi fanno pensare “una cosa così non l’ho mai letta prima”. Quelli che mi mostrano cose che mi ero dimenticato di sapere. Da adolescente ero innamorato cotto di Stephen King. Apprezzo lo stile asciutto di Agota Kristof e di Cormac McCarthy, ad esempio; la tenerezza crudele di Ammaniti, la sensibilità visionaria e bizzarra di Foer e Grossman. Che tu sia per me il coltello credo sia il libro più bello che abbia letto finora.
E mi pento e mi dolgo di tutti gli aggettivi di cui sopra.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Insicuro l’ho già detto?
Angela Giammatteo, autrice di Blu elettrico
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Angela Giammatteo, ho 32 anni, lucana esportata prima a Salerno ed ora a Roma. Sono una sceneggiatrice e in questo momento sto lavorando al mio primo romanzo.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Ironica, permalosa, malinconica.
Che cosa vuoi fare da grande?
Da grande vorrei vivere in una casa piccola col giardino, non lavorare e passare le giornate a scrivere a mano, ogni tanto buttare un occhio fuori per vedere che succede, mangiare bene, innamorarmi ogni tanto, magari sempre della stessa persona. Scrivere bene, ogni volta un po’ meglio di quella prima, seguire i miei personaggi, ascoltarli soprattutto quando fanno di testa loro.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei scrittori italiani di riferimento sono G. Celati e A. Tabucchi. Sul panorama internazionale D.H. Wallace, Don De Lillo, C. Palahniuk, J. Fante, J.D. Salinger.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Quando un racconto è il migliore non c’è bisogno di convincere nessuno. O no?
Paolo Mensitieri, autore di Bar automatico
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Paolo Mensitieri, ho 33 anni, sono di Pesaro e vivo a Milano dal 2004. Lavoro come copywriter in un’agenzia di comunicazione. Scrivo testi pubblicitari, nomi di prodotto, slogan e tutta quella roba lì, dai volantini promozionali (tanti) agli spot (pochissimi). La sera nuoto contro l’obesità, strimpello canzoni che ascoltano solo i vicini e faccio progetti per diventare multimiliardario. Anche se non ci riesco, la mattina, il più delle volte, mi sveglio felice.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Sono una persona splendida. Anzi tre.
Che cosa vuoi fare da grande?
Ora come ora vorrei starmene su una spiaggia a scrivere col mio pc la sceneggiatura di un film, con Seymour Hoffman come attore. Un film o anche una serie tv, mi posso accontentare. Tra una scena e l’altra gioco con i bambini a fare i castelli di sabbia, la mia morosa tira fuori la schiscia con della pasta al forno e poi squilla il telefono ed è Lars von Trier. “Ciao Lars”… etc, etc. Oppure anche l’imprenditore, inventare qualcosa di inutile che però mi dà i soldi per stare in spiaggia, anche senza computer.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Premetto di avere dei buchi spaventosi. Comunque la voglia di raccontare qualcosa mi è venuta leggendo i monologhi di Vitaliano Trevisan. Per il resto vorrei avere scritto io Mattatoio n. 5. Mi piace Carver, adoro Fante, Ammaniti, Lansdale e poi… ah, anche Lodoli ha scritto un sacco di belle cose.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Non so se è il migliore, però posso dire che è piaciuto anche alla mia ragazza (gran lettrice) che di solito i miei racconti li stronca senza pietà. E poi è un racconto orgoglioso di essere tale, senza nessuna pretesa di diventare un romanzo. Tiè!
Francesca Morelli, autrice di Il vestito buono
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Francesca Morelli, ho 25 anni, sono di Castellammare di Stabbia, città neanche tanto piccola in provincia di Napoli. A luglio mi sono laureata in giurisprudenza e ora sto seguendo un corso di specializzazione per tentare (perché si tenta con tante preghiere, amuleti, candele, incensi e tutte le dita incrociate), tra due anni, il concorso in magistratura.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Una lenticchietta timida, idealista, volubile. No, aspè, non lo so, no volubile no. Si. No. Boh.
Che cosa vuoi fare da grande?
Ma davvero un giorno dovrò decidere? Per ora faccio tante cose e nessuna troppo bene, quindi per il futuro spero di capire quale fra esse sia davvero ineliminabile per essere felice e poi cercherò di fare solo quella. O forse scapperò in Messico per aprire un bar losco in un vicoletto colorato e ancora più losco.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Vado a periodi, ma da un po’ di tempo a questa parte Erri De Luca e Agota Kristof non si muovono dal mio comodino. Li tengo fissi lì per conforto.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Mi vesto di giallo, perché ho letto in giro che suscita nell’interlocutore sensazioni positive e gioiose, mi appunto sul petto un cartellone rosso con su scritto “scegliete me, scegliete me, scegliete me” e cerco di resistere all’irrefrenabile impulso di sostenere con cori da stadio un altro partecipante nel caso in cui dovessi innamorarmi follemente del suo racconto.
Giovanni Ragonesi, autore di Celeste camera
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Giovanni e il cognome è Ragonesi. Ho l’età giusta per essere il protagonista di un romanzo di Douglas Coupland. Sono di Catania, provincia, ma dopo un po’ di peregrinazioni adesso vivo a Milano e mi piace dire che ci sto bene.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Qualificarmi con tre aggettivi potrebbe approssimarmi ad un personaggio di Flaubert, mentre in realtà mi percepisco come il frutto di una copula clandestina tra Gloria Swanson e Bela Lugosi, quindi direi nostalgico, ipocondriaco e dada.
Che cosa vuoi fare da grande?
Beh mi piacerebbe fare la comparsa nei film di Bollywood. I desideri non invecchiano quasi mai con l’età.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Se dovessi pagare una tassa per ogni autore di riferimento temo che dovrei dichiarare bancarotta fraudolenta. Per farla breve direi: Proust nel cuore, Bret Easton Ellis nel fegato, la tarda Marguerite Duras nei polmoni, Simone de Beauvoir nell’ipotalamo, Jane Austen nella tiroide e Alberto Arbasino nel palato.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
L’unica speranza che ho è fare travestire Valentina Cortese e convincerla a leggere al mio posto.
Maria Cristina Sarò, autrice di La persiana
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Maria Cristina Sarò, ma tutti mi chiamano Cristinedda. Ho il futuro nel cognome. Sono nata a Messina il 13 Febbraio 1983, anno in cui De Gregori scrisse La donna cannone. Sono nata il giorno di Carnevale, quindi ho avuto subito un vestito. Vivo a Bologna. Mi occupo di Teatro, editoria (Caracò Editore), scrittura e progetti sulla legalità. Vado in giro a comprare fumetti e scarpe. Un ottimo binomio.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Pazza Fimmina Effimera
Che cosa vuoi fare da grande?
Voglio fare la piccola.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Non credo nella parola autore, ma credo all’autorialità. Potrei scrivere tanti nomi e cognomi. Risultare intelligente. Non credo che chi scriva sia intelligente, credo che abbia semplicemente qualcosa da dire e da di-mostrare. Ma certamente non è intelligenza. Però un nome lo scrivo. Mio nonno Nino.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Sono nata il giorno di Carnevale. Mi occupo di Teatro. Qual era la domanda?
Laura Sarotto, autrice di Stagioni
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Laura Sarotto. Quest’anno decorre il sesto anniversario dei miei 30 anni. Di mestiere lavoro con le parole. Insomma, faccio la redattrice.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Ne userò solo uno: complicata. Va bene, due: sono anche eccessivamente autocritica. Per questo non temo la giuria: non potranno mai essere duri con me quanto lo sono io.
Che cosa vuoi fare da grande?
Ci sto ancora riflettendo. Mi affascinano le parole, la scrittura e la sua capacità evocativa. Mi piacerebbe approfondirne i percorsi e le sue possibilità terapeutiche.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Gli anglosassoni, i britannici in particolare. Uno su tutti: Nick Hornby. Forse non è alta letteratura, ma mi piace la sua capacità di declinare tutto in chiave ironica. Il mio libro preferito, invece, probabilmente è Eureka Street di McLiam Wilson.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Il mio racconto è il migliore? (Vedi risposta 2)