Nel 1992 avevo 10 anni, e usciva “Hanno ucciso l’uomo ragno”, che come tutt’Italia sa, ha segnato l’inizio del successo per i pavesini 883, atipico duo pop che ha caratterizzato, nel bene e nel male, la scena discografica degli anni ’90, e l’infanzia/pubertà di innumerevoli ragazzi.
Nel 2012 ho (ahimé) 20 anni in più, ed esce “Con due deca”, compilation di cover degli 883, a opera di un nutrito gruppo di band indie/rock/pop italiche contemporanee, che pagano il giusto tributo, tra il serio e il faceto, all’accoppianta Pezzali/Repetto (recentemente riunitasi).
L’operazione, promossa da Rockit, riflette da un lato la sedimentazione/storicizzazione degli 883 nel panorama culturale nazionale, e dall’altro ribadisce la validità e l’attualità della loro proposta, che, ripensata a latere del sound pop anni ’90, ormai vintage, suona piuttosto fresca e senza dubbio verace, per quanto riguarda simboli, temi e concetti.
Venendo alle cover, alcune sono davvero ottime, altre niente male, qualcuna piuttosto pessima. Rientrano sicuramente nella prima categoria I Cani, che hanno gioco facile nell’interpretare l’ennui adolescenziale di “Con Un Deca” attraverso il loro indie-rock semplice e immediato, ma per questo ancor più intenso.
Altro remake azzeccatissimo “Gli Anni”, a opera dei siciliani Colapesce, che infondono alla canzone tutta la malinconica eleganza naif del proprio sound, con in più una vena electro-noise negli arrangiamenti molto interessante e funzionale.
Soviet Soviet distruggono con sana anarchia post-punk “Il Grande Incubo”, saturandone le melodie di grami umori elettronici.
Nicolò Carnesi rimane piuttosto aderente all’originale “Rotta per casa di Dio”, pur riuscendo a caratterizzare la canzone col giusto spirito contemporaneo.
Idee e arrangiamenti atipici e molto interessanti si possono ascoltare nelle chitarre acustiche scelte dai Numero6 per “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, e nel flauto degli Ex Otago che in “Sei Un Mito” sostituisce i synth ottantiani.
Suonabili anche “Nord Sud Ovest Est” dei Carpacho, “Come Deve Andare” dei Selton e “Una Canzone d’Amore”, in stile Il tempo delle mele a opera della Casa del Mirto.
Non mi piacciono, come al solito del resto, Amor Fou, che smaterializzano e disumanizzano “Come Mai”, annegandola nei synth; “Weekend” di Maria Antonietta, che si ostina a non cantare e non recitare, ma emettere sillabe a caso, come un paziente diafasico.
A parte gli ovvi e legittimi up & down personali in quanto a preferenze, sia degli originali che delle cover, l’idea di base di “Con Due Deca” è davvero singolare e attraente, così come sostanzialmente positiva e riuscita la sua realizzazione materiale, che funge anche un po’ da barometro della scena italiana contemporanea, nella quale fortunatamente continuano a emergere e crescere realtà interessanti e con i giusti attributi per restare a galla nello sconfortante panorama nazional-popolare a tutti ben noto. Anyway, long live 883!