Magazine Racconti
Ora era facile arrivare alla conclusione del perché fosse stato sbattuto dentro, tutta stava se credergli o meno, ma anche partendo dal presupposto di fidarsi e decidendo di non metterlo ancora una volta nei casini (ma quanta sfiga aveva intorno quell’uomo?) solo una era la cosa da fare, allontanarsi da lui (soprattutto dal momento in cui di altra sfortuna, Laura, non ne aveva bisogno).
“Ok, mi sa che ho capito cosa è successo poi… mi sa anche che sia meglio se ci lasciamo qui, anche perché avrai le tue belle grane da risolvere già con l’incidente e, giustificare la mia presenza a bordo della tua auto non sarebbe tanto facile… poi, senza offesa, ma era di un passaggio che avevo bisogno e per poco non ci ho rimesso le penne. È il caso di salutarsi qui.” “Sì, io ritorno all’auto… Cercherò di fermare la prima macchina che passa per strada, il mio cellulare è morto, gli si è scaricata la batteria diverse ore fa… a proposito, tu ce l’hai? Me lo puoi mica prestare?” “No, se avessi avuto un cellulare con me, ti assicuro che a quest’ora saresti già al fresco!” “Mi sento uno stronzo a lasciarti così, dopo l’incidente che ci è successo... per di più scalza… ma, non so proprio che altro fare e immagino che la mia compagnia anche a te non risulti più tanto gradita e ti sarebbe solo un peso… Tieni il tuo zaino! Allora… Addio?!?” “Direi proprio di sì… Addio e buona fortuna!”
Detto questo, Laura prese lo zaino e cominciò a rovistarci dentro, ricordava bene, ecco infatti spuntare fuori un paio di calzini pesanti, se li mise, si girò verso l’uomo e si salutarono per l’ultima volta, fece pochi passi nella direzione opposta a quella di lui che quasi subito gli urlò contro: “Ehi… Mi sai dire dove siamo? Non ho la minima idea di dove andare…”. Non si era resa conto di aver pronunciato quella domanda tanto spontaneamente le erano uscite di bocca le parole, ma appena vide lui che le stava prestando attenzione, si sentì come morire, si vergognava a tal punto di fare la figura di quella che non era in grado di badare a sé, di non essere sufficientemente indipendente che il cuore le aveva preso a battere talmente forte da sentirlo in gola.
“L’ultimo paese che abbiamo passato era Governolo, ma dubito tu lo conosca. Stavo andando verso Mantova, mancheranno una quindicina di chilometri per arrivarci… Forse è il caso che ritorni con me verso la strada e chiedi passaggio a qualcun altro.” “Scusa, ma allora perché mi hai portata fino a qui, in mezzo al nulla? E poi… che persona sana di mente potrebbe farmi salire in macchina presa così, di notte e, anche se fosse, sai domande che mi farebbe? Poi magari passando vedrebbe anche la tua macchina fuori strada e potrebbe pensare chissà cosa… boh… penso di camminare un po’ e intanto cercare di schiarirmi le idee… almeno adesso so più o meno dove sono. Ciao.” “Avevi perso i sensi e mi ero spaventato, sei una ragazzina, non ci conosciamo ed io sono da poco uscito di galera… volevo solo evitare di venire, ancora una volta, incolpato di qualcosa che non ho fatto… Laura, buona fortuna!” “Grazie, mi sa che ne avrò bisogno.”.
Arrivata alla strada dove poco prima quel tale che le stava dando un passaggio aveva sbandato, Laura decise di proseguire il cammino seguendo lo sterrato a fianco del fossato che costeggiava la strada, non le andava che qualcuno, passando in macchina, la vedesse, men che meno rischiare di finirci sotto a quella macchina.
Mentre camminava aveva iniziato a credere che il fatto di partire all'avventura in quel modo non era stata una delle sue scelte più geniali, forse aveva visto troppi film e ritrovarsi in una situazione tanto grottesca, idiota e insensata senza sapere cosa fare e con una fortissima tentazione di chiamare casa e farsi venire a prendere dall’ “amata” madre, la mandava fuori di sé. Possibile, con tutta la gente che poteva darle un passaggio l’unico coglione a fermarsi era un incapace e per di più di una sfiga mortale? Altro che Into the wild, Into the shit. [source]Per lo meno era stata previdente nel portarsi dietro tutti i risparmi che aveva racimolatoquell'estate.
Laura aveva sempre avuto una particolare attitudine con le lingue e quindi appena laureata la sua relatrice le aveva trovato un lavoro come traduttriceper una famosa casa editrice torinese lavoro che sbrigava da casa [scusate la cacofonia tra ice-ice e casa –casa, ndr], e che le garantiva una buona entrata economica. Soffrendo d’insonnia, questo lavoro era solita sbrigarlo la notte e avendo la giornata libera aveva deciso di impartire qualche ripetizione a ragazzini di medie e superiori e proprio quel lavoro da “insegnante” era stata l’altro fondamentale motivo scatenante di quella fuga. Più precisamente quel motivo si chiamava Gabriele e vestiva solo completi Armani, faceva il banchiere ed era per lei, l’uomo più affascinante che avesse mai conosciuto.Brigitta Destro
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