A tanto ammonta la cifra che il governo regionale dal 2008 ha destinato a circa 800 esperti a titolo di risarcimento della dote portata dai vari comitati affaristico/elettorali per l’elezione del governatore Lombardo.
Adesso anche la corte dei conti vuol vederci chiaro su tutto questo denaro pubblico utilizzato con molta disinvoltura, tanto che tra gli 800 esperti sono stati beneficiati anche un trombettista e un suonatore di piano bar. Non che questi ultimi siano meno meritovoli dell’esercito di consulenti assoldati, ma salta agli occhi l’incoerenza dei sermoni su onestà, legalità e moralità sempre più spesso sulla bocca dei politicanti a partire dai nostri cari amministratori.
E proprio adesso che si ripropongono sull’uscio delle nostre case a chiedere l’obolo elettorale per il pastore canicattinese, pronto al salto di qualità, non possiamo ignorare che tra i “cugghitura” si annida un esperto/consulente dell’amministrazione Lombardo. Nientepocodimenoche il fratello del pastore in persona che è stato miracolato con un incarico regionale dopo la trombatura da parte del presidente della provincia di Siracusa, Bono.
La mia ingenuità di sognatore mi prevarica la possibilità di capire come si possa riuscire a coniugare le prediche sulle straordinarie qualità della nostra classe dirigente (distinta e distante dalle pratiche mercantili della politica siciliana, almeno a parole) e la piena, convinta partecipazione ai riti e banchetti dei comitati d’affare siculi. Non credo che si tratti di populismo se si asserisce che per proporre un reale cambiamento occorerrebbe partire da scelte individuali compatibili con le qualità di cui spesso e volentieri si autoincensano e soprattutto rifiutando senza mezzi termini logiche di scambio elettorale come quelle delle consulenze.
Si dice che è lastricata di buone intenzioni la via che conduce all’inferno.
Io a differenza di altri non ho richieste o prove da far sostenere ad alcuno per la conquista del mio voto, le mie intenzioni e le mie considerazioni sono rivolte ai miei compaesani affinchè diventi buona pratica il pretendere conto e ragione delle azioni dei nostri amministratori e che si possa mettere fine al regalo di deleghe in bianco, occupandoci noi per primi del nostro destino.
Inizia anche così quella rivoluzione culturale auspicata da tanti e che spetta a noi tutti far esplodere.
Pula, Sardegna 03/09/2012 Luca Mozzicato