Dottore ma a quanti battiti può arrivare un cuore umano in un minuto? Me lo dica lei, perchè io da quando ho conosciuto A. non lo so più.
Nell’arco della nostra vita entriamo in contatto con migliaia, forse milioni di persone. Passano veloci come frecce vicino a noi ma non ce ne accorgiamo, sentiamo solo una brezza e via. Con A. è nato tutto per caso, come spesso succede: è nato tutto ad un corso di grafica.
Siamo due persone abbastanza timide all’inizio, per cui conoscersi non è stata una cosa immediata. All’inizio c’è stata una scusa banale, un’uscita insieme, bugie raccontate e parole non dette, tutto da manuale. Credo di aver visto la tristezza nei suoi occhi, quella specie di malinconia che porti con te solo quando sei conscio di aver versato tutte le lacrime, fino all’ultima. Si è comportata come il suo fiore preferito, il tulipano: si è dischiusa un po’ per volta, confidandomi i suoi segreti e paure, i suoi sogni e qualche debolezza.
Lei si chiama A. Il punto non è casuale, è legato alla sua personalità: riesce a fare il punto della situazione, quando si arrabbia manda tutto punto e a capo e non c’è n’è per nessuno, è categorica nelle sue decisioni per cui tiene il punto, ma poi quando la guardi negli occhi il punto lo metti tu, perché senti di essere arrivato, di trovarti a casa. Senti che se parli o ti confronti con lei non ti può accadere nulla di male, è un porto sicuro.
Ha un carattere deciso, orgoglioso, impetuoso, a volte capoccione: mi piace, mi tiene testa come un Akita (la razza del cane giapponese di Hachiko, ndr): se mi concede un abbraccio o una gentilezza è un gesto che viene dal cuore, non può essere forzato o obbligato. In questo siamo simili, anch’io odio fare le cose a comando, preferisco essere me stesso; se faccio una cosa è perché me la sento, non per seguire qualche regola scritta.
Usciamo insieme da un anno e mezzo ormai e sono molto soddisfatto, tutta la fatica e le difficoltà iniziali mi stanno ripagando ampiamente della scelta fatta. Ho investito molto su questo rapporto, su questa amicizia, ho dato tutto me stesso. Però non so più quanti battiti il cuore umano può compiere in un minuto, A. me l’ha fatto dimenticare.
Nella litigata più importante lei mi ha chiuso il telefono in faccia, non ci siamo parlati per una settimana. Durante quella telefonata credo di aver trattenuto il fiato, il cuore era in attesa dell’esito finale per liberarsi e riprendere la sua normale attività. Quando invece siamo andati a fare shopping a Bologna lì il mio cuore era contento, batteva una marcia allegra e spensierata ad inizio giornata; nel viaggio di ritorno invece ha rallentato, per sincronizzare il mio respiro con il suo mentre appoggiava la sua testa sulla mia spalla. Mentre attraversavamo la galleria Garibaldi a Genova, con le macchine veloci che sfrecciavano a pochi centimetri da noi, il cuore di entrambi batteva forte: tenersi per mano, più che per motivi di sicurezza, è stato un bel gesto per dire “non avere paura, io sono qui con te, siamo una squadra”.
Non siamo fidanzati, anche se ovunque andiamo ci scambiano per tali: mi diverto allora ad inventare storie, a raccontare piccoli scenari che puntualmente fanno arrossire A. come un pomodorino, facendola ridere di cuore. Quando ho raccolto A. nel suo angolo, chiusa nel suo mondo, era triste, piangeva per un amore quasi impossibile, era una paperella smarrita: da quando ci frequentiamo la vedo ridere e sorridere per quello che dico, a volte cose assurde a volte cose talmente incredibili da risultare vere. Lei è un punto di messa a fuoco, è la mia coscienza: mi permette di riflettere e capire quando, magari in buona fede, eccedo o sbaglio nelle mie relazioni sociali.
Le ho chiesto di fidarsi di me, di concedermi uno spazio nella sua vita, anche piccolo piccolo; da lì abbiamo condiviso la passione per il teatro, l’opera, il cinema, la musica, la natura (parchi e animali), il gusto per il design e gli oggetti con un certo stile. È stata una girandola di eventi, con alti e bassi, prese di posizione forti ed errori che ho imparato ad evitare accuratamente.
Si preoccupa per me, mi vuole bene, cerca di esserci quando conta e non solo quando serve: vuole essere presente nella mia vita come io sono lo sono stato nella sua, anche se da poco più di un anno. Mi piace sorprenderla, stupirla, lasciarla senza parole e poi abbracciarla, così, senza un vero motivo apparente.
Credo che sia qualcosa che trascenda l’amore, va oltre, si eleva: ho raggiunto con lei un livello di apertura e fiducia che con altre persone ha richiesto anni.
Non so cosa mi porterà il futuro, non so nemmeno se domani lei mi scriverà il buongiorno come sempre e io, per giocare, le risponderò dopo qualche ora, facendole venire una sincope: ma so per certo che qualunque cosa ci sia dietro a quella porta vorrei condividerla con lei.
Dopo aver tanto scavato per trovarla non voglio perdere un’amica così speciale per una sciocchezza o una banalità, voglio custodirla al meglio e non darla mai per scontata: é il regalo più bello che mi sia capitato e sarebbe un vero peccato perderlo.
Buona vita, A.
Marco