Articolo a 4 mani scritto da Viola Lodato (KillerQueen) e Laura Platamone, originariamente pubblicato su “La Laura che scrive“.
In questi tempi in bilico tra la new-economy e la crisi sociale, con i crolli di Borsa e il blocco dei consumi, parlare un po’ di low cost mi sembra inevitabile. Pensate a quello che accade al supermercato: basta varcarne la soglia per essere catapultati in un mondo magico in cui il volantino delle offerte diventa una sorta di mappa del tesoro. Alla fine del giro ecco l’immane soddisfazione di un risparmio netto di 10 euro nel portafoglio. Il mondo dei servizi editoriali non fa eccezione e allora ecco fiorire tutto un universo di “più-o-meno-professionisti” che offrono editing a prezzi stracciati per coccolare il vostro sogno di carta. Ma mai come in questo caso bisogna aprire gli occhi perché non è tutto oro quel che luccica. Ne parliamo con Viola Lodato una giovane amica che c’è cascata in pieno e ci racconta la sua esperienza sperando che possa essere utile per “salvare” qualche scrittore incauto dalla fregatura di affidarsi al primo editor che passa.
Viola scrive. È giovane, ama i fantasy e fa parte di un’allegra community che ogni tanto frequento anche io. Anzi da un po’ di tempo diciamo che sono diventata l’editor ufficiale lì su Scrittevolmente: loro organizzano contest e io do il mio parere da professionista al primo e all’ultimo classificato. Lo faccio da “severa istitutrice” in maniera odiosa, senza peli sulla lingua, calcando anche un po’ la mano in sarcasmo e asprezza perché so che lì me lo posso permettere, c’è gente intelligente, che scrive in maniera costruttiva allenandosi per crescere e migliorare. È un atteggiamento che apprezzo perché umiltà e modestia nel mondo della scrittura sono roba rara. Allora quando Viola mi ha chiesto di darle un parere professionale riguardo a un editing che aveva ricevuto non ho esitato e ho ascoltato cosa aveva da dirmi. Ma credo sia meglio lasciare a lei la parola perché nulla meglio della sua diretta esperienza può chiarire la situazione
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Il primo gennaio di quest’anno sono riuscita, dopo circa tre anni, a finire il mio libro. È stata una soddisfazione infinita sapere di aver concluso quell’impresa, tuttavia la parte più difficile stava per iniziare, contrariamente a ciò che avrei pensato.
Ho cominciato a vagare per la rete in cerca di consigli sul da farsi a libro terminato trovando un forum pieno di aspiranti scrittori come me. Dopo qualche mese di permanenza, nei quali mi ero ambientata e integrata nel gruppo, alcuni membri dello staff del forum aprirono un’agenzia letteraria: si offrivano servizi di vario genere tra cui valutazioni, correzione di bozze e soprattutto editing. I prezzi erano assolutamente abbordabili anche per me, ragazza di vent’anni senza fonti di reddito. Chiesi informazioni sull’editing il giorno stesso dell’apertura dell’agenzia: le uniche differenze tra il servizio basic e quello premium, mi dissero, erano i tempi e la lunghezza della valutazione finale. Comprendeva inoltre la correzione di bozze.
Nonostante il pagamento anticipato, il tempo passava e l’editing tardava ad arrivare così chiesi informazioni e mi risposero prontamente e in maniera cordiale, inviandomi il lavoro per cui avevo pagato.
Finalmente era tra le mie mani: con quell’editing avrei potuto presentare il mio testo agli editori in maniera migliore! Ero curiosa di vedere il lavoro svolto, aprii il file e…
A un primo impatto non capii. Era tutto uguale a prima. Cominciai a scorrere le pagine, pensando che mi avessero inviato il file sbagliato. Ebbene, per vedere la prima modifica dovetti scorrere oltre una decina di cartelle. Quello che mi fu consegnato come editing consisteva in qualche annotazione a bordo pagina, circa un centinaio per 240 cartelle, meno di una ogni due pagine. Le modifiche riguardavano soprattutto gli aspetti più banali come le ripetizioni, ma nessun cenno a questioni strutturali o stilistiche.
Scrissi un’e-mail per chiedere spiegazioni riguardo al testo, rimasto tale e quale a prima, e mi risposero che nell’editing non si modifica il testo e avrei potuto chiedere a un qualsiasi editor di professione una conferma di quanto detto.
Seguii il loro consiglio, mostrando a Laura il lavoro e questo articolo è il risultato delle nostre conversazioni da allora a oggi.
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Viola mi contatta attraverso un messaggio su facebook, si presenta e mi dice: «Ti chiedo scusa per il disturbo ma mi rivolgo a te perché ho avuto un problema con delle persone che ho pagato per l’editing del mio libro e mi sarebbero utili alcuni chiarimenti da un editor di professione. Quello che vorrei capire è: durante l’editing, si interviene direttamente sul testo o ci si limita a segnalare a lato ciò che non va e che dovrebbe essere cambiato? Ti ringrazio in anticipo e scusami per il disturbo».
Le rispondo che «per quella che è la mia esperienza io intervengo direttamente sul testo solo quando si tratta di piccole cose: virgole da spostare, refusi, tempi verbali discordanti, insomma le piccolezze. E comunque evidenzio sempre ciò che ho cambiato in modo che l’autore possa confrontare con l’originale. In nessun caso riscrivo il testo di mio pugno. Al massimo faccio delle proposte che l’autore può accettare o rifiutare. Lo stesso per i problemi “strutturali” li segnalo e indico uno o più possibili modi per risolverli. Anche in casi in cui il testo originale viene stravolto parecchio è sempre l’autore che decide se intervenire o meno dietro mio suggerimento.
Ecco questo è il nodo fondamentale: il suggerimento. Che non si risolve nei due o tre consigli presenti in una scheda di valutazione perché quello non è editing ma appunto valutazione (ben altra cosa ma vedremo più avanti) o nella correzione di qualche refuso, perché lì si tratta di correzione di bozze e allo stesso modo siamo fuori dal dominio dell’editing. Ma quindi insomma questo editing che cos’è?
L’editing è un’azione di supporto. Avete presente il coaching? Ecco un editor è più coach e/o tutor che maestro o correttore. Il suo lavoro non può risolversi in un parere univoco ma deve continuare man mano che il testo cambia e questo avviene su suo suggerimento ma sempre per mano dell’autore. Come potrebbe mai essere così se dopo il pagamento del corrispettivo e la consegna del lavoro tutto finisse? Vi basta quindi questa singola domanda per capire se state per affidarvi alle mani di un burlone o di un professionista. Quanto dura l’editing? La risposta esatta è «fino a che il testo non è perfetto». Ogni altra soluzione è una perdita di tempo e di soldi. O almeno andrebbe chiamata con il suo nome: bozze o valutazione.
Per capire meglio proviamo un po’ a entrare nello specifico di queste varie modalità di servizi editoriali
Il lavoro di correzione di bozze si concentra sugli errori grossolani del testo: punteggiatura, ripetizioni, concordanze singolare/plurale o soggetto/predicato. Se si lavora per una casa editrice prevede anche la “messa a criteri” del testo ossia l’applicazione di tutte quelle norme determinate per l’uso dei corsivi, di testi in maiuscolo e minuscolo, per la gestione dei dialoghi, degli elenchi e tutti gli aspetti formali del testo. Il costo di un servizio del genere è di circa 2 euro a cartella.
La valutazione di un testo si esprime in genere in una scheda che dettagliatamente analizza i vari aspetti dello scritto. Si parte dalla trama, e quindi l’intreccio, per arrivare alla struttura, allo stile e ai personaggi. Per ognuno di questi punti si entra nel merito del loro valore sottolineando pro e contro nel complesso narrazione. Attraverso la scheda si possono focalizzare le criticità di un manoscritto e individuare le modalità per risolvere i problemi più spinosi del testo. Se ben fatta questa può già di per sé essere la base di un profondo lavoro di revisione, sia che si decida di procedere da soli sia che ci si voglia affidare a un professionista esterno la scheda diventa un punto di partenza irrinunciabile per l’editing. Il costo varia in base alla lunghezza del testo da esaminare. Per un romanzo si aggira tra i 100 e i 150 euro.
Un editing professionale raccoglie in sé i due aspetti appena visti e li amplia notevolmente. Come abbiamo detto è un lavoro lungo e complesso che richiede una costante sinergia tra autore e professionista. Si occupa soprattutto degli aspetti stilistici e strutturali del testo. Questo non vuol dire snaturarlo, ma piuttosto ottimizzarlo. In poche parole l’editor ha la “missione” di aiutare l’autore a usare al meglio gli elementi che ha messo in campo specie laddove questi non sembrano funzionare. Il prezzo di una prestazione del genere è molto variabile e in genere dipende dalla qualità di partenza del testo. Si aggira comunque tra i 3 e i 6 euro a cartella.
Capite bene che chi vi offre un servizio di editing per 80-100 euro probabilmente non sa nemmeno di cosa sta parlando. Oppure usa il termine in maniera impropria ma sa benissimo che ciò che sta per offrirvi è una correzione di bozze e non un vero editing. E voi lo sapete? Siete consapevoli di quello a cui andate incontro pensando di essere sul punto di fare l’affare della vostra vita? Probabilmente state solo per investire una somma variabile, per fortuna non troppo alta, in qualcosa che non è quello che vorreste.
Come evitarlo? Innanzitutto cercando di capire con chi avete a che fare. Chiedete la qualifica professionale di chi andrà a occuparsi del vostro manoscritto. Non abbiate paura di sembrare invadenti. Una persona preparata e consapevole del suo mestiere non ha paura di dichiararsi. In secondo luogo informatevi in maniera approfondita sul servizio che state acquistando. Se voi siete preparati sulla questione e mostrate di sapere perfettamente in cosa consiste un editing, la vostra controparte non potrà millantare competenze che non ha. Se sapete parlare di struttura, stile, composizione saprete bene cosa chiedere e se chiedete sarà necessario rispondervi. Titubanze e tentennamenti sono già un campanello di allarme. Diffidate dai prezzi bassi e dai servizi express, un editing vero richiede tempo, a volte bisogna ripassare il romanzo due, tre, quattro volte prima che tutti gli aspetti vadano a posto… se tenete conto che una donna delle pulizie prende sette euro l’ora e un lavoro di editing richiede mesi e mesi capite bene che per 80 euro non potete pretendere più di tanto. Potreste anche chiedere delle referenze o il contatto di qualcuno che ha già usufruito del servizio. Come dicevo prima un professionista che abbia una minima consapevolezza della sua capacità non avrà problemi a darvi tutte le garanzie di cui necessitate. D’altronde in questo mondo editoriale in cui i tuttologi sono all’ordine del giorno e si transita con estrema disinvoltura dall’essere scrittori all’essere editor passando per tutta una serie di ibridi intermedi, solo chi riesce a garantire la propria “identità” dovrebbe esser preso in considerazione.
Purtroppo però a volte anche questo non basta perché, a parte l’esperienza quanto mai emblematica di Viola, che comunque si era rivolta a un network abbastanza noto (e purtroppo non posso fare nomi ma vi giuro che li farei oh se li farei) anche organizzazioni molto importanti che gestiscono concorsi di rilevanza nazionale e assicurano schede di valutazione approfondite a fronte del pagamento di una tassa di iscrizione, non sono da meno. Io queste fantomatiche schede le ho viste e vi assicuro che da lì non si può cavare un consiglio valido nemmeno a pagarlo oro.
Che fare allora? Tenere gli occhi aperti, non lasciarsi andare a facili entusiasmi, seguire il proprio fiuto se la puzza di bruciato è anche solo un vago sentore. Ovvio che spesso l’idea di spendere poco riesce a mettere in ombra tutto il resto. Un po’ come quando comprate i gamberoni a 9.99 al chilo e appena arrivate a casa e aprite l’incarto sembra che li abbiano sciacquati nell’ammoniaca o si trovano le mozzarelle a 50 centesimi solo perché scadono domani… Insomma se volete fare un affare affidatevi a chi sa come far fruttare i vostri soldi piuttosto che buttarli in operazioni ad alto rischio!
Laura Platamone e Viola Lodato