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A Busto Arsizio non fa notizia. Ormai da un decennio tifosi e atlete sono abituati e affezionati al loro fisio-presidente. Nel resto d'Italia, invece, la storia del presidente che mette la cravatta soltanto per fare gli onori di casa il giorno della presentazione e poi lascia le redini della società ai dirigenti per curare le atlete e sedere in panchina come fisioterapista, farà sorridere.
Dieci anni fa la Yamamay Busto Arsizio era una “politraumatizzata”, oggi è una squadra che “corre dopo essere stata rimessa in piedi”. La metafora medica riassuntiva dell’exploit della società varesina, terza nella classifica dell’A1 femminile, è del presidente delle farfalle Michele Forte. Ed è una metafora decisamente azzeccata perché Michele Forte è il primo (e forse unico) esempio di presidente-massaggiatore.
“Nel 2000 la Futura Volley retrocedeva dalla A1 alla A2, era come una nave in balìa di un mare molto mosso", ricorda Forte che oggi trepiderà in panchina in occasione del derby di A1 con Villa Cortese. "Io e mia moglie, in quel tempo fisioterapista e ortopedico della società, non ci siamo sentiti di abbandonarla. L’abbiamo rilevata e, con l’aiuto economico della mia famiglia, abbiamo cominciato a lavorare al risanamento pensando di poterne tirare fuori qualcosa di buono”, racconta il fisio-presidente.
Dieci anni dopo il qualcosa di buono è una società in salute che un anno fa ha fatto sua la Coppa Cev e oggi lotta nelle prime posizioni e grazie a un marketing mirato mantiene un’invidiabile media pubblico sopra le 3200 persone. “Siamo stati bravi e fortunati - continua il presidente -. Negli anni siamo riusciti a coinvolgere il pubblico con un lavoro capillare negli oratori, nelle scuole, in città. Essere stati in vetta per qualche giorno è stato un sogno, ma siamo una squadra giovane, le sconfitte ci stanno e sono un motivo in più per lavorare”.
Unico parametro inderogabile è il fair play finanziario: “Il sogno è fare una squadra forte puntando su atlete giovani conciliando l’obiettivo con l’esigenza del pareggio di bilancio. Quest’anno abbiamo cominciato ma non abbiamo progetti a scadenza fissa. Nel femminile con le ragazze che possono sposarsi e diventare madri è difficile”.
Se cambiano gli obiettivi delle atlete non cambiano quelli del presidente che continua a mantenere il doppio ruolo guidando la società senza dimenticare di curare gli acciacchi delle sue ragazze. “E’ vero a volte è un po’ scomodo, ma non mi è difficile distinguere i due ruoli perché ho dirigenti molto bravi che se la cavano alla perfezione anche senza di me – ammette -. Io appaio con la cravatta il giorno della presentazione e poi mi riservo di tornare a indossare i panni di presidente se qualcosa non va bene. Onestamente negli ultimi cinque-sei soltanto una volta c’è stato bisogno di una ramanzina presidenziale ed è stata fatta”.
Al contrario a Samarate, nello studio di fisioterapia della famiglia Forte dove le atlete della Yamamay vanno a fare pesi e a curarsi, si parla solo di volley. “Sono un po’ monotematico – conclude sorridendo Forte -. Mi trattengo solo con i pazienti che arrivano da calcio e basket… ma onestamente faccio sempre un po' fatica”.
Nb: pubblicato (più o meno uguale) sul Corriere dello Sport di oggi
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