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A canestro con EA - Recensione - PS4

Creato il 06 novembre 2014 da Intrattenimento

La serie NBA Live ritorna anche quest'anno con una nuova edizione. Riuscirà a soddisfare le aspettative e le speranze dei suoi fan?

Da diversi anni, ormai, abbiamo assistito ad una vera e propria inversione di tendenza per quanto riguarda la qualità dei due maggiori giochi di basket in commercio. Laddove la serie targata 2K Sports cresceva di livello, migliorandosi di anno in anno fino a diventare il punto di riferimento per qualsiasi simulazione elettronica di basket, il Live di Electronic Arts subiva una profonda crisi, seguendo un percorso inverso e sprofondando nel baratro del quasi anonimato, impantanandosi nella palude di una giocabilità assai poco realistica, di un comparto grafico che non riusciva più a stupire e di vari problemi tecnici generali. Così, dopo aver fallito un paio di tentativi di rilancio, compreso quello del 2014, l'azienda canadese ci riprova quest'anno con la precisa volontà di riallacciare il filo interrotto col proprio pubblico e col proprio passato, prima del declino, cercando in tutti i modi di rimediare agli errori, ascoltando i feedback degli utenti e concentrando questa volta le proprie attenzioni sul cuore pulsante del gioco, cioè a dire il gameplay, anche a costo di trascurare le modalità di gioco. Alla fine, come vedremo, nonostante alcune buone idee e qualche miglioramento, NBA Live 15 non riesce a fare il botto.

twittalo! NBA Live 15 fa segnare un passo in avanti per la serie, ma resta lontano anni luce dalla concorrenza

Dal draft alla Hall of fame

Una volta superata (o saltata) la parte iniziale che funge da tutorial sotto la guida di Damian Lillard dei Portland Trail Blazers, e disputata la classica partita introduttiva, si può finalmente accedere all'area principale del gioco, dove sono disponibili tutte le modalità. Queste ultime però sono praticamente le stesse della passata edizione, e non presentano cambiamenti di sorta, se non l'aggiunta di qualche elemento marginale. Ad ogni modo è possibile scegliere di disputare un match amichevole, o di tuffarsi immediatamente in una delle due principali modalità, che sono come sempre quella denominata Rising Star, cioè Stella Nascente, e quella Dynasty. La prima consente all'utente di impersonare un talento emergente del basket nord americano, dal draft fino all'Olimpo della NBA.

A canestro con EA
Ma ogni entusiasmo iniziale viene praticamente spento quasi immediatamente, visto che questa sessione di gioco appare fin da subito lontana anni luce da quella del concorrente NBA 2K15. L'editor col quale "costruire" fisicamente il proprio alter ego virtuale è per esempio molto limitato in termini di opzioni di personalizzazione, gli eventi di contorno alla sua carriera sono assenti (niente gestione del giocatore nei rapporti con gli sponsor, la stampa o la squadra), e la modalità appare carente anche sotto l'aspetto più tecnico, vale a dire durante le partite sul campo. In tal senso bisognerebbe accumulare punti abilità per far crescere il cestista in base al ruolo e allo stile scelto per lui in fase di creazione, ma il gioco tende più a punire l'utente che a premiarlo, e sostanzialmente è più facile perdere tali punti che racimolarli. Questo perché il titolo non offre nessuna libertà d'azione per quanto riguarda il comportamento sul campo, impone di seguire le sue direttive per guadagnare consensi, ed è quindi facile sbagliare per una piccola distrazione.
A canestro con EA
A canestro con EA
La modalità Dynasty, invece, consente di impersonare un General Manager, e strutturalmente ricalca a grandi linee quella di tanti altri titoli sportivi. Nei panni di un dirigente il videogiocatore deve gestire al meglio sul campo e fuori la sua squadra, soddisfacendo le aspettative iniziali della società, controllando e pianificando gli allenamenti, potenziando le strutture del club o lo staff, fino ovviamente a dover amministrare i contratti dei giocatori e fare mercato. Purtroppo, però, nonostante gli sviluppatori abbiano cercato di dare risalto all'aspetto immedesimazione, incrementando pure la mole di notizie legate alle squadre e al torneo NBA reale, con le connessioni costanti alle statistiche fornite da ESPN, manca a nostro parere la profondità e la completezza dell'omonima modalità presente nel già citato NBA 2K15. Da questo punto di vista è forse più interessante NBA Live Ultimate Team, che permette agli utenti di creare la propria squadra ideale collezionando carte raffiguranti gli atleti del presente e del passato, basando gli acquisti e gli scambi su un particolare sistema di compravendite. Anch'essa però è rimasta invariata rispetto alla scorsa edizione, eccezion fatta per l'introduzione di una casa d'aste dove effettuare le "operazioni di mercato". Sempre in tema di gioco online, restano più che valide, se non altro perché costituiscono una variante divertente alle dinamiche più tradizionali sopra citate, la modalità Stagioni testa a testa, dove sfidare amici e conoscenti in decine di sfide per accumulare successi e accedere alle Leghe superiori, e le varianti di gioco all'interno di NBA Rewind. Qui si possono rigiocare le gare reali più avvincenti di questo e dello scorso torneo NBA, e rivivere in prima persona alcuni momenti topici delle stesse partite, cercando di ripeterne i risultati anche attraverso le gesta dei suoi protagonisti. Si può decidere anche di entrare in gara in un punto qualsiasi dei quattro quarti di un match per replicare per esempio un risultato finale, o per cambiarlo del tutto. Magari riuscendo pure a completare delle sfide, come fare gli stessi canestri in partita di un atleta specifico, o di segnare tirando dalle medesime porzioni di campo da cui, nella partita vera, ha fatto i punti.

Tutti a canestro

Passando ad analizzare il gameplay, inevitabile per NBA Live 15 il paragone col suo predecessore, ma anche, nonostante la sfida impari, col gigante NBA 2K15. Nel primo caso c'è da essere tutto sommato soddisfatti, dato che di miglioramenti, rispetto al 2014, ce ne sono abbastanza. Non si tratta di cambiamenti enormi, in grado di sconvolgere le meccaniche del gioco o di stravolgerle in positivo, ma certo un passo avanti c'è stato. Ma se facciamo un raffronto con il titolo della concorrenza, allora da questo punto di vista siamo parecchio al di sotto delle aspettative. Come detto in fase introduttiva, gli sviluppatori si sono concentrati parecchio sulla giocabilità, per cercare di renderla finalmente più appetibile e interessante. Il risultato di questo lavoro è una giocabilità più fluida, con una discreta risposta generale ai comandi degli atleti virtuali, che però, stranamente, non sempre sono reattivi e anzi, a volte si nota un po' di latenza fra un "ordine" impartito e la sua esecuzione sul campo, oltre a delle transizioni fra difesa e attacco che avvengono in maniera più veloce, ma poco altro. Altre modifiche, infatti, hanno riguardato in maniera sensibile la gestione della corsa e delle finte, che adesso risultano un po' più utili durante un'azione offensiva, e il sistema di tiro, che ora è legato a un indicatore circolare e ai relativi feedback che vengono rilasciati dal gioco in relazione alla giusta tempistica di rilascio o meno del tiro da parte dell'utente. Così è più comodo tirare, ma il canestro sembra spesso più legato ai fattori appena descritti che ai parametri tecnici dell'atleta che esegue lo "sparo", come se la CPU non tenesse conto o quasi di tutte le sue statistiche generali e della postura del suo corpo. Prova ne è che l'intelligenza artificiale che gestisce le squadre avversarie tende ad adottare spesso la strategia delle "conclusioni" da fuori per rimontare una gara o per prendere il largo, mostrando un'anomala quanto elevata media nei tiri da tre.

A canestro con EA
Diverso il discorso invece per quanto concerne la fase difensiva. In quel caso il titolo sembra più attento a questi aspetti. La levetta analogica destra viene utilizzata per svolgere le funzioni di copertura, e con un piccolo tocco si può cercare di rubare palla all'avversario oppure, contestualmente alla posizione del corpo del difendente, fare blocco o comunque frapporsi fra l'attaccante e il canestro. Blocchi e stoppate sono abbastanza facili da eseguire, ma c'è il rovescio della medaglia, costituito in questo caso dagli arbitri, che hanno la tendenza a dare spesso fallo. Vero è che la pallacanestro non è uno sport di contatto, ma è altrettanto vero che in NBA Live 15 i direttori di gara hanno il fischietto facile, e a volte basta un minimo tocco per essere puniti. Parlando di intelligenza artificiale degli atleti, questa è altalenante: se devono agire singolarmente, cioè senza l'imput dell'utente, a volte sembrano perdersi in un bicchiere d'acqua, scegliendo soluzioni non sempre comprensibili nel contesto dell'azione in corso di svolgimento. Quando invece come squadra applicano gli schemi impartiti dal videogiocatore attraverso la croce direzionale, o eseguono un ordine unico, come quello di fare blocco singolo tramite la pressione dell'apposito tasto dorsale, allora quasi per magia riescono a compiere i giusti movimenti, consentendo a chi li controlla di sviluppare azioni abbastanza credibili sia in fase difensiva che offensiva. Ma a conti fatti il gameplay sembra orientato verso uno stile di gioco più arcade che simulativo, mancando di quella profondità e di quel realismo di NBA 2K15, e spesso si ha la sensazione che certe azioni si svolgono in un certo modo perché devono andare così, quasi fossero indirizzate. Se a questo aggiungiamo il fatto che il movimento della palla non riesce ancora, dal punto di vista della fisica, a restituire una sensazione di realismo, il risultato non può che essere al di sotto delle aspettative.
A canestro con EA

Un aspetto del gioco visibilmente migliorato rispetto all'edizione scorsa è invece quello della grafica. Grazie al buon utilizzo della tecnologia per digitalizzare in 3D dal vivo i volti degli atleti, e quindi riprodurli poi all'interno del gioco, in NBA Live 15 questi appaiono più realistici e naturali, se paragonati a quelli del 2014. Tatuaggi, sudore, nei, ogni cosa è riprodotta piuttosto bene e nulla in questo senso sembra essere stato trascurato. Più dettagliate anche le texture che rivestono i modelli poligonali dei cestisti (e quelli degli impianti di gioco, delle divise e del pallone), nonostante per nitidezza e qualità siano inferiori a quelle di NBA 2K15, mentre meno convincenti ci sono sembrate le loro animazioni.

A canestro con EA
Intendiamoci, si nota che ce ne sono di più e che i movimenti sono generalmente migliorati, ma in diversi frangenti o in qualche giocata non ci sono sembrate particolarmente fluide o naturali, dandoci la sensazione di essere ancora piuttosto rigide, come se mancassero delle animazioni di raccordo. Ad ogni modo, l'opera di restyling compiuto da EA ha riguardato pure il pubblico: le "persone" che popolano le gradinate delle arene adesso sembrano certamente più vive, riuscendo a restituire visivamente una credibile atmosfera "da palazzetto", com'è lecito aspettarsi da una simulazione sportiva di questa importanza. E non parliamo solo di questioni estetiche: la folla reagisce a quanto avviene sul parquet, muovendosi di conseguenza ad un'azione ben riuscita o sbagliata, accompagnando sonoramente la manovra e le giocate dei propri beniamini. In tal senso c'è da dire che i tecnici dell'audio hanno svolto un buon lavoro di campionamento per gli effetti relativi al brusio, agli applausi, alle urla, allo stridere delle scarpe sul parquet e a quant'altro sia legato ai tipici "rumori" di fondo di una partita di basket. Elementi che si uniscono alla buona telecronaca in inglese e all'altrettanto valida colonna sonora dalle melodie quasi esclusivamente rap e hip hop. NBA Live 15 - Trailer dei miglioramenti grafici
A canestro con EA - Recensione - PS4
NBA Live 15 - Trailer dei miglioramenti grafici

Pro

  • Grafica più rifinita e piacevole a vedersi
  • Qualche miglioramento alla giocabilità che sembra però orientata verso uno stile arcade
  • Tante opzioni di gioco...

Contro

  • ...ma nessuna nuova modalità, né novità di rilievo in quelle vecchie
  • Nonostante i ritocchi, l'intelligenza artificiale degli atleti mostra tante lacune
  • Passi in avanti per la fisica e per le animazioni, ma c'è ancora tanto da lavorare

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