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A Carnevale… Mehlsuppe di Basilea!

Da Tuttacronaca

700px-Panorama_baselNon c’é che dire! Almeno 3/4 di nobiltà non glieli toglie nessuno La città nasce bene  e nel corso della storia mantiene sempre  il suo pedigree. L’aveva fondata nel 44 a.C. un Generale romano, Lucio Munazio Planco, amico intimo di Giulio Cesare e di AugustoTinguely-Brunnen_01  cui l’aveva dedicata con la titolatura imperiale di Augusta Raurica. Sicuramente era nata con la vocazione dell’arte e della cultura perchè già allora fra i vari splendori, aveva un teatro da 10.000 posti, il più grande a Nord delle Alpi. Sarà per quei buoni inizi, imagema anche oggi il tratto più significativo di Basilea è la cultura, che si respira ovunque. Non quella mummificata e immobile che mette in soggezione e allontana, ma quella delle continue avanguardie che, qui, sono sempre di casa e fanno della città una continua punta di diamante verso il futuro. Sembra che Basilea l’abbia avuto come destino, quello di essere stata il crocevia di tutte le novità, con un’Università  fra le più antiche d’Europa, docenti al top come Erasmo, Paracelso e Nietzsche, una giovanissima casa editrice, la Schwabe, attiva dal 1488, un riformatore come Zwingli e un sognatore come Herman Hesse.

Città dai cento e insoliti musei, compresi quello della Carta e quello delle Bambole, al viaggiatore che arriva, attratto da tante meraviglie di sentito dire, Basilea appare subito viva e affascinante, divisa dal suo famoso fiume e riagganciata dai  6  grandi  ponti. Del suo polo industriale e delle mitiche industrie farmaceutiche quasi non c’è traccia in città. Con tre svincoli si entra nel centro storico e la Markplatz sta ancora lì col mercato, le arcate del Municipio e il cinquecentesco Palazzo dei Bottai. Poi appena un po’ oltre, fra le architetture gotiche, si insinuano le novità, i tocchi del design

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contemporaneo e si arriva sul lungo fiume dove già si fa sentire quello spirito cosmopolita che infonde alla città l’Art Basel, la mostra estiva che è  la più squillante vetrina di tutta l’arte moderna. Per scoprire invece…l’arte in pianta stabile, basta cercare le banane. Sono all’ingresso delle gallerie, dei musei, degli spazi espositivi, disegnate da Thomas Baumgartel per tutti iluoghi di interesse artistico…  e con questo filo d’Arianna,  dopo un pò che si gira ci si rende conto che qui la creatività è passata dal vecchio al nuovo, sempre arricchendosi e mai interrompendosi. Al Museo Tinguely c’è la più grande collezione di questo artista anarchico e irriverente  fra cui “Memoriale per Joackim B”,  l’elegia di metallo di una macchina spalancata, resa solenne dal ricordo dell’amico morto  in un incidente d’auto. E’ un’0pera  triste che tocca il cuore, ma c’è anche un altro aspetto di Tinguely. Divertita, originale e  stravagante “La fontana del Carnevale” cinetica e tutta spruzzi vuole essere un simbolo di questa città che, anche del Carnevale, ha voluto fare un atto di creatività in movimento che si rinnova di anno in anno.

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Un Carnevale un po’ “sui generis” che inizia quando gli altri  già stringono la cinghia della quaresima quasi da una settimana… Sembra che sia stato un dispetto alle gerarchie cattoliche appena la città  divenne protestante. L’altra eccentricità è che tutto comincia alle 4 di mattina svizzere, di un lunedì e guai a chi scatta un flash prima dell’inizio. C’è un silenzio da paura nel centro storico completamente avvolto dal buio della profonda notte invernale, prima che il Mazziere esclami “Morgenstraich vorwarts marsch”.  Allora comincia il rullo dei tamburi, il suono del piffero e il lungo corteo di maschere con piccole lanterne sulla testa e altre più grandi in mano, comincia ad avviarsi. Le piazze si animano, con vecchie e nuove ballate, caricature e ilari scenette al suono di tromboni vecchi e ammaccati che danno vita a ritmi stridenti o stonati, tutti di grande comicità, in cui si fa ironia su personaggi in vista della cita cittadina. La giornata del lunedì è piena di sfilate delle “clique” le associazioni organizzatrici del carnevale che, fra costumi orridi o satirici, secondo le tematiche che cambiano di anno in anno, passano in mezzo a due ali di folla che si
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accalca… e chi non trova posto, a turni regolari si scalda e si riposa nei caffè e nei ristoranti aperti tutta la notte… Il martedì è tutto per i bambini, ma la serata è di nuovo tutta dedicata all’assordante, irridente cacofonia della “Guggemuusige” nella città invasa dai musicanti mascherati. E mercoledì tutto prosegue ancora con musica, i canti e  sfilate, con  l’euforia alle stelle che invade strade e vicoli di maschere e spettatoti, in un divertimento sfrenato senza sosta o attimi di tregua. Nè il tramonto, né la notte hanno più alcun potere sul Carnevale impazzito…fino alle prime luci dell’alba del giovedì. Solo allora i locali danno il segnale, cominciando a chiudere i battenti e la folla dispiaciuta, ma in fondo… anche un po’ stanca, comincia lentamente a disperdersi.

Allora, quando il silenzio  inizia a scendere sulle strade filanti, ma già silenziose, arriva l’ultimo, magico sprazzo del Carnevale e i più fedeli alle antiche tradizioni trovano i locali giusti, aperti solo per loro, dove possono lietamente concludere la grande festa mettendo mano a scodelle e cucchiai dove, fumante, li aspetta la grande zuppa del carnevale svizzero, quella Mehlsuppe  che scalda e rincuora l’ultima  Fasnacht, in un legame fra passato e presente che è il segreto della bella e grande Basilea.

MEHLSUPPE

INGREDIENTI (per 2,5 litri di zuppa): grasso vegetale 80 grammi, cipolle 700 grammi, farina  200 grammi, brodo di carne 3 litri, vino rosso 2 dl, sale e pepe q.b., 100 grammi di Sbrinz grattugiato.

PREPARAZIONE: pelare le cipolle e tagliarle a rondelle. Far colorare la farina  in una padella su fuoco medio girandola in continuazione. Versare in un’altra padella il grasso e farvi rosolare a fuoco dolce la cipolla, aggiungere poi la farina e far raffreddare.

Versare ‘impasto di farina e cipolla in una pentola,aggiungervi il brodo caldo e il vino e far cuocere per circa un’ora, schiumando frequentemente la superficie del brodo.

Filtrare la zuppa in un colino e travasarla in una zuppiera aggiungendo sale e pepe e servire con lo Sbrinz  distribuito sulle singole scodelle.

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