a cura di Iannozzi Giuseppe
L’impugnazione, ha spiegato all’ANSA il collaboratore di Bulhoes, Ricardo Vasconsellos, è contro l’atto di Lula di negare l’estradizione. Il reclamo invece ha due aspetti: uno afferma che Lula viola la Costituzione nel non rispettare la decisione originaria del Supremo Tribunale Federale (che si era espresso nel novembre 2009 a favore dell’estradizione di Battisti), ossia il «presidente operaio» contravviene il principio costituzionale che la decisione della corte debba essere efficace e rispettata. Il secondo aspetto è riguardo alla violazione da parte di Lula della legge nazionale e del trattato internazionale d’estradizione Brasile-Italia. Il trattato ha infatti forza in Brasile di legge interna. Le due azioni sommate, presentate oggi pomeriggio, sono racchiuse in un dossier di circa 170 pagine.
L’agenzia stampa AGI (Brasilia, 4 feb.) – Una lettera di Cesare Battisti in cui l’ex terrorista si dichiara innocente in merito ai crimini per cui fu condannato in Italia ha causato il primo scontro nel Senato brasiliano, che si è insediato martedì. La lettera è stata letta dal senatore Eduardo Suplicy, che ha reso visita a Battisti nel carcere Papuda di Brasilia e che difende l’innocenza dell’ex militante del Pac, al contrario di quanto invece sostiene l’opposizione, favorevole all’estradizione in Italia. Nella lettera Battisti ammette di aver fatto parte dei Proletari armati per il comunismo ma sostiene che le sue azioni non hanno mai causato morti o feriti. Fino a questo momento nessuna autorità giudiziaria mi ha mai chiesto se ho commessi assassinii”, continua Battisti. Proprio giovedì il governo italiano ha ripreso la battaglia giuridica per ottenere l’estradizione di Battisti.
L’avvocato Nabor Bulhoes, che difende gli interessi di Roma, ha depositato al Supremo Tribunale Federale (Stf) due ricorsi: un’impugnazione ed un reclamo, rivolti entrambi contro la decisione dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva di non concedere l’estradizione in Italia dell’ex terrorista rosso. Secondo quanto riferisce il sito web di Ultimo Segundo.
Gli avvocati dell’ex militante italiano Cesare Battisti hanno accusato il presidente del Supremo tribunal federal (Stf), Cezar Peluso, di compiere una illegalità nel non disporre l’immediata liberazione del proprio assistito. Secondo il collegio difensivo, l’italiano sarebbe vittima di “costrizione illegale” per il “rifiuto del presidente dell’Stf di dare esecuzione ad un atto formale di propria competenza”, ed il comportamento di Peluzo “costituisce un’autonoma violazione del diritto di libertà”.
Intanto l’avvocato che rappresenta il Governo italiano ha intentato due distinte azioni presso l’Stf, chiedendo che l’Alta corte cassi la decisione dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva.
Da Carmillaonline (di Valerio Evangelisti) – Mi stupisco che, a proposito di Battisti, l’individuo spregevole, l’infame, il vigliacco, il maestro nell’arte della menzogna e della fuga, nessuno si sia ricordato dell’altro Cesare Battisti, il patriota, l’irredentista, l’eroe. Io vorrei dare un consiglio al signor (da notare la minuscola) Battisti e rivolgergli un invito. Se avesse una briciola di senso dell’onore dovrebbe fare una cosa sola, far cambiare il suo nome di battesimo, perché non è degno di chiamarsi come un uomo che è stato impiccato per non aver voluto tradire i suoi ideali e l’Italia.
Da Il Manifesto (5 febbraio 2011) – E’ forse il caso di ricordare, in maniera sintetica, i motivi per cui, nel 2004, divulgammo un appello contro l’estradizione di Cesare Battisti dalla Francia. E perché manteniamo, in circostanze cambiate (oggi è prigioniero in Brasile), il nostro sostegno.
A Cesare Battisti nessun sostegno mai. E’ lui un assassino della peggior specie già condannato all’ergastolo in via definitiva, senza esprimere mai un vago cenno di pentimento. Non ha bisogno di cambiare nome e cognome. La sua brutta faccia è ben conosciuta dalle vittime della sua pistola. La sua brutta faccia, a tutti nota, è la sostanza e a noi interessa la sostanza, solo quella, perché è la sostanza che la società civile condanna.