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A chi piace il porcellum?

Creato il 23 settembre 2012 da Speradisole

A CHI PIACE IL PORCELLUM?

A CHI PIACE IL PORCELLUM?
Premesso che la bozza di cambiamento della legge elettorale, prevede, da quanto è dato sapere finora, un sistema proporzionale, con sbarramento al 5% e un premio di maggioranza al partito che prende più voti, ci sono partiti o movimenti che non vorrebbero cambiare nulla, a cui il porcellum piace ancora.

Gli ex An. Affezionati al bipolarismo rissoso della seconda repubblica, di cui sono stati brillanti interpreti, faticano ad immaginare uno scenario diverso da quello che dal 1994 li ha sdoganati, dopo decenni di emarginazione. Si sentono sempre più a disagio dentro al Pdl, ma temono seriamente un cambiamento del sistema elettorale. Se corressero da soli rischiano veramente di non raggiungere il 5% di voti dell’elettorato. Per questo si oppongono a qualunque ipotesi di cambiamento del porcellum e proseguono da mesi con la loro opera di sabotaggio.  Prima con il feticismo del presidenzialismo, poi con i diktat sulle preferenze, sono tra i più fedeli alleati di Berlusconi.

Di Pietro. Non si può negare che il leader dell’Idv non si sia dato da fare per cambiare il porcellum. Ha partecipato insieme a Sel e Pd alla raccolta di oltre un milione di firme per un referendum abrogativo (poi bocciato dalla Consulta) per un ritorno al mattarellum,. Tramontata la possibilità di un ritorno al sistema elettorale del 1993, ora all’Idv conviene che la legge non cambi. La permanenza del porcellun sarebbe l’unica chance per far sentire il suo peso elettorale e trattare un rientro nel centrosinistra, oppure per convincere Grillo dell’utilità di un’alleanza prima del voto. Nel caso in cui la legge cambi, invece, la corsa solitaria dell’Idv rischia di non raggiungere lo sbarramento del 5%. Di qui la segreta speranza che non cambi nulla.

Beppe Grillo. Il leader del M5S ha definito la possibile intesa su un sistema proporzionale con lo sbarramento al 5% il “Napoletellum” con buona dose di sarcasmo verso l’inquilino del Quirinale che da tempo batte sul tasto della necessità di cambiare la legge elettorale. Non si capisce bene perché a Grillo non piaccia la bozza di riforma elettorale. Non deve temere lo sbarramento al 5% visto che le percentuali di gradimento del M5S pare siano al di sopra del 20%, e non deve temere di scomparire in coalizioni varie, visto che finora ha negato qualsiasi alleanza.  Per questo non trarrebbe alcun vantaggio dalla permanenza del porcellum. Semplicemente arrivando al 20% e dopo l’asse Pd-Sel dovrebbe dividersi i seggi spettanti all’opposizione con Pdl, Lega e Idv. Col sistema proposto potrebbe addirittura concorrere al primato e ricevere il premio di maggioranza. In caso di mancata vittoria per il M5S non ci sarebbe nessuna penalizzazione, avrebbe una maggioranza parlamentare proporzionale ai consensi ottenuti. Perché allora Grillo tuona contro la bozza? Perché ha tutto da guadagnare dal fallimento delle altre forze politiche e tornare al votare col porcellum sarebbe la prova provata che questo Parlamento non è in grado di riformare nemmeno la legge elettorale.

La Lega. L’alleanza col Pdl viene continuamente rinnegata dai nuovi maggiorenti del Carroccio, ma resta sempre sul tavolo. Per pesare efficacemente nelle trattative con il cavaliere hanno bisogno che il prorcellum resti in vigore col suo ampio premio di maggioranza. In caso contrario la Lega punta ad un sistema iperproporzionale che non premi nessuno. La proposta leghista, infatti, prevede un premio alla coalizione che supera il 45% dei consensi elettorali. Sostanzialmente non  vincerebbe nessuno, perchè nessuna coalizione possibile, allo stato delle cose, sarebbe in grado di superare il 45% dei consensi.  Si sarebbe alla ingovernabilità totale. Però la Lega si trova in difficoltà a stringere patti o alleanze oppure a stabilire regole con coloro che adesso stanno appoggiando il governo Monti. Molto più comodo stare alla finestra e sparare contro ogni possibile intesa   per mantenere un profilo di oppositori “duri e puri”.

Berlusconi. Dietro le mancate intese di tutti questi mesi sul cambiamento della legge elettorale, c’è sempre stato il cavaliere. Mosso da interessi del tutto personali e completamente disinteressato di dare alle istituzioni un assetto più moderno ed efficiente, fin dai tempi della Bicamerale è stato abilissimo nell’aprire trattative con i leader progressisti per poi affondarle. Anche in questi momenti la vera incognita è proprio lui.  Apparentemente una riforma del porcellum potrebbe convenirgli, ma prende tempo. Un sistema proporzionale potrebbe premiarlo, in fondo resta sempre l’unico concorrente di destra che può aggregare attorno a sé stesso un certo numero di consensi. A Ballarò, l’altra sera, gli si dava un  22% di consensi, Non stupisce comunque che tutta un’area di votanti, che in Italia è sempre stata maggioranza, la destra, non trovi un altro leader, un’altra persona in grado di  aggregare attorno a sé un consenso sufficientemente confortevole. La presenza di Berlusconi  e la sua incombente ombra uccide qualsiasi tentativo di altri personaggi di emergere. Ma Berlusconi è vecchio e se la destra fa affidamento solo su di lui, sta messa proprio male.



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