In cerca di autocompiacimento alle volte si fanno domande di questo tipo per provocare reazioni affettuose nei bambini: “A chi vuoi bene?”. La risposta è scontata, “normale”, quasi banale. Una lettura del thriller psicologico di Lisa Gardner, A chi vuoi bene (Marcos y Marcos, 2013 - traduzione di Daniele Petruccioli), ci mette davanti alla pari normalità del male, che nel libro danza con il bene.
In cinquecento pagine la scrittrice statunitense, in vetta alle classifiche di vendita oltreoceano, sfuma tutti i confini tra bene e male, buono e cattivo, dimostrando quanto i due non siano affatto opposti ma spesso inscindibili. È una storia al femminile; una delle tre donne protagoniste è il personaggio seriale della Gardner, l’agente investigativo D.D. Warren, già presente in altri cinque libri ancora inediti in Italia (eccetto La vicina, pubblicato anch’esso da Marcos y Marcos nel 2012).
Poco conosciuta in Italia, negli USA la Gardner è ormai entrata nel firmamento del thriller d'autore, con oltre quindici libri all'attivo. Nel 2010, La vicina ― terzo episodio della serie dedicata alla detective Warren ― è stato premiato dal New York Times come miglior thriller dell'anno.
A chi vuoi bene è il quinto episodio della serie e si apre con D.D. che indaga su una collega, Tessa, poliziotta della stradale accusata di aver ucciso il marito Brian, e sulla scomparsa di sua figlia Sophie, una bambina di sei anni sparita nel nulla in pigiama.
Sotto la neve di Boston, D.D. dirige una squadra in corsa contro il tempo per ritrovare la bambina e far luce sulla vicenda che mette in subbuglio le forze dell’ordine del Massachusetts. Nell’indagare il rapporto fra Tessa e Sophie, D.D. si trova a fare in conti anche con la sua inaspettata gravidanza appena iniziata. Agli occhi del sergente Warren, Tessa è un’uxoricida capace anche di uccidere la propria figlia. Le provocazioni di Tessa la inquietano: «Io amo mia figlia. Tu pensi di capirlo, adesso, ma non hai idea. Dopo nove mesi non ti capaciti di quanto poco avevi amato fino ad allora». Con capitoli alternati fra la terza persona delle indagini di D.D. e la prima persona di Tessa che porta avanti il suo piano disperato, si attraversano i posti più bui dell’animo umano, dove viene chiesto conto della risposta alla domanda “A chi vuoi bene?”. Cosa si è disposti a fare quando i nostri affetti sono minacciati?
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Per scrivere il libro la Gardner si è documentata attentamente. È stata ospite di una volante notturna, ha visitato il carcere e fatto ricerche specifiche in un centro del Tennessee dove si studia la decomposizione dei cadaveri. Il registro è quello tipico de “le cose non sono come sembrano”, con un caso che sembra già chiuso dalle prime pagine. Dietro la famiglia felice con la villetta e il pupazzo di neve in giardino c’è un rapporto complicato dal vizio del gioco: «Una casa, una famiglia, uno scontro di esistenze con esito tragico». Sotto la divisa da poliziotta ligia e riservata c’è una ragazza madre con un torbido passato.
Tutto è doppio. «La giostra del Brian buono e del Brian cattivo è finita portandoseli via tutti e due, sul pavimento della cucina immacolato». Nella spirale precipita anche il lettore, preso dal dilemma morale di appoggiare chi si fa giustizia da solo e dal bisogno di incanalare le proprie ansie verso un “cattivo” designato.
La scrittrice stessa sembra dividersi a fatica fra la Gardner autrice di thriller e Alicia Scott, pseudonimo con cui Lisa Gardner ha firmato una dozzina di romanzi rosa. C’è una punta di feuilleton nella serie di “disagi” presenti in A chi vuoi bene: violenza domestica, uxoricidio, infanticidio, alcolismo, gioco d’azzardo, stupro, anabolizzanti, forze dell’ordine corrotte, bombe, pistole, evasioni… Non manca nulla, eccetto un po’ di misura.
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