Questa mattina, lo stato maggiore del Chp di Istanbul ha invitato un manipolo di giornalisti stranieri – ero l’unico italiano, come al solito – per una conferenza stampa in ambiente conviviale: sull’isola del Galatasaray in mezzo al Bosforo, con colazione – colazione seria, alla turca – incorporata.
Il presidente del partito a Istanbul, Oğuz Kaan Salıcı, ci ha spiegato i propri progetti e strategie in vista delle elezioni municipali del 2014 e ha gentilmente risposto a tutte le nostre domande: e io sono sempre contento quando esistono queste opportunità collettive, così da poter sfruttare anche le intuizioni dei colleghi. Mi limito a due osservazioni, una positiva e una negativa. Quella positiva riguarda la volontà di migliorare drasticamente l’organizzazione del partito, rendendolo più vicino alle esigenze dei cittadini e favorendo la “politica dal basso” (anche nella scelta dei candidati); quella negativa un discorso all’80% basato sulle critiche – tutte legittime e in molti casi condivisibili, per carità – all’Akp, al sindaco Topbaş e al premier Erdoğan.
Invece, avrei preferito qualche parola in più sulla loro visione per Istanbul 2014: i loro progetti per come migliorare l’amministrazione della città. Gli slogan sono suggestivi e convincenti: “la città della libertà, della diversità e della creatività”; “tolleranza, tecnologia, talento”. Ma pur sempre di slogan si tratta.
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