Giulio Mozzi è nato nel 1960. Abita a Padova. Ha lavorato in un ufficio stampa dal 1982 al 1989; in una libreria scientifica internazionale dal 1989 al 1996. Lavora come docente di scrittura, “creativa” e non, dal 1986. Dal 1993 a oggi ha pubblicato diverse raccolte di racconti, un poema, alcuni libri d’inchiesta, alcuni saggi sulla pratica della scrittura. Lavora come consulente editoriale dal 1998. Pubblica vibrisse, “bollettino di letture e scritture”, dal 2000 (http://vibrisse.wordpress.com). Collabora con l’Istituto per la sperimentazione didattica ed educativa della Provincia di Trento (Iprase) dal 2009.
Giulio Mozzi
R. Diamo il benvenuto a Giulio Mozzi sulle pagine di Libriconsigliati.it. Di recente abbiamo recensito il suo Il male naturale, raccolta di racconti data nuovamente alle stampe (la prima edizione risale al 1998) per i tipi di Laurana editore, neonato progetto ideato da Calogero Garlisi, amministratore delegato di Melampo. Comincio con il chiederle com’è nato il sodalizio con Laurana e come mai avete sentito la necessità di ripubblicare la raccolta in oggetto.
Mozzi Ma: l’amicizia con Laurana è nata, come sempre, per contagio. Garlisi aveva un suo progetto; non mi conosceva, come io non conoscevo lui; aveva cominciato a parlare con alcuni autori; questi gli avevano fatto il mio nome, e a me avevano parlato di lui; finché un giorno uno dei due (credo io) alzò il telefono e chiamò. Ci incontrammo, passammo una giornata insieme, trovammo sufficienti somiglianze di idee e di intenti. Garlisi cercava poi un “giovane” da inserire nell’azienda (Laurana è un marchio di Novecento Media, la cui attività principale è il servizio editoriale in ambito giuridico) per seguire specificamente il progetto Laurana; gli proposi Gabriele Dadati, che conosco da vari anni – ne ha ventotto – e che apprezzo molto come studioso, come scrittore e come persona seria; si incontrarono e si piacquero a prima vista. Gabriele è il vero motore di Laurana; fa tutto, e sa fare tutto sorprendentemente bene.
R. Ne Il male naturale lei afferma essenzialmente che l’uomo, in quanto creatura imperfetta (e questa imperfezione deriva dalla carne e dalle sue proprie necessità, non sovrapponibili a quelle derivanti dalla nostra natura spirituale), è segnato irrimediabilmente dal male, da un’inevitabile “affezione”. Non è mia intenzione ragionare con lei procedendo per “etichettature”, ma se quest’analisi è corretta, appare evidente una forte correlazione fra le sue parole e l’interpretazione cristiano-cattolica della natura dell’uomo (seppur mitigata nei suoi racconti da un pervadente nichilismo).
Mozzi Ma il cristianesimo è nichilistico! “Dies irae, dies illa, solvet saeclum in favilla”: che ne dice? D’altra parte la tradizione cristiana ha fatto il possibile per rimuovere il pensiero del male. Agostino definì il “male” come “assenza di bene”, e mai concetto fu più fortunato. Il guaio è che noi fatichiamo a concepire un male che non sia morale. A me pare, invece, che ci sia un male che è appunto naturale, di natura: un male senza colpa, senza peccato, senza responsabilità. E che coincide forse con la nostra stessa umanità.
R. Cos’è per lei la redenzione? In quale forma ritiene sia attuabile?
Mozzi Se questo male, come dice lei, “irrimediabilmente ci segna”, la redenzione sarà l’accettare questa assenza di rimedi, ossia la nostra condizione tragica, ossia la nostra umanità: perché nella totale assenza di rimedi si può percepire, o almeno immaginare, la totalità della presenza del disumano creatore.
R. Scrittore, consulente editoriale, insegnante nell’ambito di corsi di scrittura, comunicatore. Quale fra questi ruoli sente più aderente al suo presente e alle sue aspirazioni?
Mozzi Non ho aspirazioni. Quanto al presente, più che “aderire” mi pare spintoni.
R. Ritiene che le iniziative, di certo economicamente vantaggiose, che in tempi recenti hanno spinto una nutrita schiera di aspiranti scrittori a dare alle stampe i propri testi bypassando la classica, naturale filiera (quindi, pagando di tasca propria) contribuiscano a distorcere le dinamiche del settore editoriale e, in fin dei conti, a danneggiare quei soggetti che credono in un’editoria artigianale e possibilmente d’elevata qualità?
Mozzi Gli editori che pubblicano a spese degli autori non sono un fenomeno dei “tempi recenti”. Oggi però sono molti, moltissimi, e pubblicano tanto, tantissimo. Cosa vuole che le dica? Sono libri che non contano nulla.
R. Nel mercato attuale, quali le possibili risorse alle quali dovrebbe attingere un piccolo editore per non naufragare nei primi anni d’attività?
Il male naturale
Mozzi La propria persona fisica, innanzitutto. Come in tutte le piccole imprese, l’autosfruttamento è di regola. Quanto al resto, si tratta solo di darsi degli obiettivi raggiungibili. Ci sono editori che guadagnano su tirature di ottanta copie, ed editori che perdono su tirature di ottomila.
R. Torniamo a lei. A cosa lavora in questi giorni Giulio Mozzi?
Mozzi A due cose contemporaneamente. Un libro sul silenzio, che sto finendo di scrivere; e un libro che s’intitolerà, pressappoco, Dieci (buoni) motivi per essere cristiano: che sto scrivendo, per Laurana, con Valter Binaghi. Più, naturalmente, tutto il resto: la routine che si prende i nove decimi del mio tempo.
R. Qual è la motivazione principale che la spinge a scrivere? Cosa ama del suo lavoro?
Mozzi Scrivere non è il mio lavoro, grazie al cielo. E: scrivo perché lo so fare, quindi troverei bizzarro non farlo. Del mio lavoro vero, che è la somma del lavoro editoriale e del lavoro formativo, la cosa bella è che dà l’occasione di incontrare belle persone, di lavorarci insieme, di – spero – fare un po’ di bene alle loro vite.
Roberto Giungato per Libri Consigliati