Perth, Australia, 2 mar 2012, 18:44, Mac Donald’s
L’ultima ora sull’aereo stavo impazzendo. Speravo quasi di precipitare pur di potere uscire da quella scatola infernale. Come se avesse sentito, l’autista ha cominciato a fare alcuni dei peggiori sali-scendi che abbia mai provato su un aereo. Poi è arrivata lei. Già dall’alto si capiva che era un’altra faccenda. Decollando da Milano la terra è divisa in piccoli quadratini, generalmente campi o cose del genere. Atterrando a Singapore la terra è completamente invasa dalle case; la città-stato non ha spezio per i campi. Arrivando in Australia quei quadratini fitti che si vedevano a Milano sono diventati dei poligoni enormi. “In Australia tutto è più grande” mi diceva Umberto, uno che l’Australia l’ha già conosciuta. Già dall’aereo si capiva che le sue parole nascondevano del vero.
Una volta atterrato e sbrigate le formalità burocratiche senza intoppi (incredibilmente il signor Murphy deve essersi distratto un attimo) corro nel bagno. Non per fare quello che tutti pensano, ma per cambiarmi; via i jeans e la giacca di pelle e benvenuti maglietta e calzoncini. Appena messo piede fuori dall’aeroporto si sente già una sensazione di positività filtrare dall’aria. Promette già bene. La temperatura è perfetta, un buon caldo, non afoso e costantemente ventilato. Si sente anche l’odore tipico che il vento acquisisce in prossimità del mare. Poi comincia Perth. Comincia come un programma di MTV: un sacco di villette ai margini della strada con i pick-up in cortile. Pimp-My-Ride che incontra la regina Elisabetta. Sì perché sarà che si guida a sinistra, oppure la qualità della parlata, oppure non so che cosa, ma si percepisce chiaramente l’elemento anglosassone. Poi le villette spariscono ed inizia la città vera e propria. Qui abbiamo Amsterdam, il suo ordine, la sua pulizia, la sua precisione deliziosamente nordica che incontra Los Angeles: le palme, il mare, il sole, il caldo, la sensazione di party sparsa nell’aria. Le persone sembrano tutte avere uno scopo, un ruolo, un personaggio da interpretare. Non ho ancora visto un barbone. Da grande fan della categoria volevo vedere se anche i barboni in Australia fossero più grandi: non ce ne sono. Il centro è un insieme di case coloniali, grattacieli e zone pedonali gremite di passanti, negozi, giovani, ristoranti e festival. E dietro a tutto questo il mare, la foce del fiume, i lungo-mare e le spiagge. Non vedo l’ora di cominciare a vivere in questa città. Davvero non so cosa poter chiedere di più. Forse è il primo caso in cui le aspettative che mi sono portato dietro da casa sono state superate. Un record, un miraggio. Oppure, qui, anche le aspettative devono essere più grandi.