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A Cuba ritorna il golf "Fa bene all'economia"

Da Astonvilla
Il regime dell’Avana punta sul «green» per rilanciare l’economia nazionale. Sport assai praticato dai facoltosi turisti statunitensi, il golf fu messo al bando all’alba della rivoluzione castrista quale emblema dell’eccesso borghese e della decadenza dell’imperialismo americano. Mezzo secolo dopo il regime ci ripensa e concede l’approvazione preliminare alla costruzione di quattro complessi alberghieri di lusso dedicati al golf. Si tratta della prima tranche di un progetto più ampio che prevede la realizzazione di dodici strutture, e destinato ad attrarre turisti pronti a spendere in un Paese affamato di denaro. È di 1,5 miliardi di dollari il valore dei quattro progetti iniziali che includono anche immobili destinati alla vendita.
Una novità assoluta per un regime che ha sempre bandito la proprietà privata «al fine di garantire l’equità sociale». Chissà cosa avrebbe pensato Ernesto Che Guevara, l’eroe della rivoluzione? Proprio lui che da giovane in Argentina lavorò come portamazze. E che assieme al líder máximo una volta conquistata L’Avana si fece immortalare con tanto di mimetica mentre sollevava il «green» dei campi da golf. Un’immagine che puntava da una parte a colpire il simbolo di quel turismo occidentale alla lunga mal sopportato dal popolo, e dall’altra a prendersi gioco dell’allora presidente americano Dwight D. Eisenhower, un estimatore delle diciotto buche.
In tempi di crisi però anche i regimi mettono da parte le ideologie per dar spazio al pragmatismo di mercato. Il golf è uno sport in ascesa e il turismo connesso ha registrato negli ultimi dieci anni un forte aumento del giro d’affari. Per un’economia deteriorata da cinquanta anni di autarchia e pianificazione socialista il «green» potrebbe essere l’ancora di salvezza economica ma anche politica. Il governo dell’Avana mantiene il massimo riserbo, ma era stato proprio Manuel Marrero, il ministro del Turismo dell’isola, nel corso di un recente viaggio in Europa ad annunciare l’avvio di «joint-venture» per costruire sedici «golf resort». Il regime intascherà la metà dei profitti. Ma per gli investitori, i bassi costi di avviamento e gli ampi margini di profitto rendono l’affare appetibile. Sino a oggi l’unico «green» sull’isola era di proprietà del governo, a Varadero. Le nuove strutture saranno destinate a una clientela di tutto il mondo tranne ovviamente gli Usa, e tra le società che partecipano al progetto c’è la canadese Standing Feather International, con un progetto da 410 milioni di dollari a Guardalavaca Beach che prevede 1200 tra ville, bungalow di lusso e appartamenti di un valore medio di 600 mila dollari. Ci sarà anche un hotel di 170 stanze da 200 dollari a notte in un Paese dove il salario medio mensile è di 20 dollari.
John Kavulich, del consiglio economico Usa-Cuba, frena gli entusiasmi spiegando che spesso il regime si è lasciato andare a slanci di libera impresa per poi tornare sui suoi passi. «Rimangono poi alcune incognite - spiega -: i campi saranno aperti anche alla gente del posto?». Questa volta però L’Avana sembra fare sul serio anche grazie alle riforme adottate nel congresso del Partito comunista dello scorso aprile. Il partito ha deciso di eleggere il golf e le spiagge dell’isola asset strategici per il turismo e il rilancio dell’economia decretando di fatto la nascita del regime a diciotto buche.

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