Carlo Giuliani,Roma, 14 marzo 1978 – Genova, 20 luglio 2001, ragazzo. Dieci anni fa, Carlo come tanti della sua generazione era a Genova a manifestare, ma dalle strade del capoluogo ligure Carlo non è mai rientrato a casa. Infatti è il pomeriggio del 20 di luglio del 2001 che durante gli scontri tra piazza e forze dell’ordine si rinviene un corpo esanime. E’ Carlo.
Genova in quel luglio è una città blindata, una città che non ha paura ma dove il puzzo del terrore si sente nell’aria, è acre come aspro è quello dei lacrimogeni, migliaia di giovani e non sono, lì a manifestare contro il G8, nessuno, mai però si immagina che qualche ora dopo cronisti di tutto il mondo inizieranno a digitare sulle proprie tastiere cronache di mattanze disumane. In questi anni, tanto si è scritto, tanto si è detto, tanto è stato celato e altro ancora è diventato manifesto grazie alla rete, la net. Carlo è diventato poi il simbolo di quel popolo che manifestava a Genova e che ha continuano a camminare per le strade e le piazze di Italia in cerca di un cambiamento, in cerca di un presente migliore, ma poi lentamente, con una generazione che oramai va crescendo, il cambiamento cercato si è come arrestato ed allora, quasi “tragico” sembra vedere quei volti oggi diventati persino “importanti” parlare in ricordo di Carlo, quel ragazzo che non è arrivato ai giorni nostri ed è morto per una “causa” la sua “causa” uguale a quella di tanti altri. Su Carlo molti ci hanno persino speculato, altri hanno fatto carriera, altri ci hanno guadagnato, altri ne hanno fatto vessillo. Il simbolo di Carlo, il ragazzo della piazza, il corpo del movimento, forse è ancora vivo un pò come il bambino che c’è in noi, ma difficile è far restare vivo quel valore, mentre il tempo cambia e si cresce ed il mondo diventa duro e aspro.
Carlo, Genova ed i fatti della Diaz, pagine tristi della seconda Repubblica, pagine degne di cronache da dittatura militare, hanno invaso la rete ed i giornali, hanno riempito gli archivi dei tribunali, ma nessuno se non quella generazione potrà mai sapere quale dolore è stato vedere e sapere quel che in una piazza è accaduto nel 2001, dieci anni fa, una vita fa.
{lang: 'it'}