La discriminazione delle donne nelle società occidentali passa anche attraverso la loro rappresentazione nei messaggi pubblicitari. Il tema sta finalmente venendo affrontatto da più parti. Lorella Zanardo nel suo famoso documentario, Il corpo delle donne, e ancor più nell’omonimo libro. Più di recente, il montaggio Se questa è una donna si focalizza sulla violenza, vera protagonista dei messaggi pubblicitari che attirano attenzione e consenso facendo leva sull’immagine di donne sottomesse.
Il corpo femminile viene utilizzato per pubblicizzare qualsiasi tipo di prodotto, indipendentemente dall’esistenza (o dalla non esistenza) del nesso tra il corpo femminile e il prodotto pubblicizzato. Così dentifrici, automobili, telefonia, scarpe, università fanno ricorso, senza distinzioni, al corpo femminile come veicolo del messaggio pubblicitario.
Una precisazione importantissima. Criticare i modi d’esposizione del corpo femminile nei messaggi pubblicitari non è affatto una questione moralistica. Di moralistico non abbiamo proprio niente. Noi siamo a favore del nudo e della liberazione sessuale e siamo contro la pornografia e la commercializzazione del corpo femminile.
Siamo a favore del nudo perché se correttamente inteso è un potente strumento di rappresentazione, conoscenza e rispetto del corpo umano. Pensate all’uomo vitruviano di Leonardo, alla Colazione sull’erba di Manet, alle donne nude di Picasso, alla Venere del Botticelli a quella luciferina di Graham. Siamo contro la pornografia perché è uno strumento di umiliazione, degradazione e mantenimento dello status quo patriarcale (ne parlavamo qui).
Siamo a favore della liberazione sessuale perché non deve essere la società a normare le relazioni interpersonali ed i comportamenti sessuali degli individui, facendo loro stessi le proprie scelte e prendendosi le proprie responsabilità. Siamo contro la commercializzazione pornografica del corpo femminile perché, nonostante le apparenze, essa è uno strumento di umiliazione della sessualità libera e responsabile. Messaggi pubblicitari pornografici sono la prova tangibile di una repressione ancora in atto, come giustamente osserva il Simplicissimus.
P.S. Per via di tutte queste cosette abbiamo segnalato allo IAP, Istituto di Autodisciplina pubblicitaria, lo spot del signor Pasquale Rullo, titolare della ditta Vascabella e responsabile di reclamizzare una vasca da bagno, indovinato un po’, con una donna nuda, rifatta, che si masturba nella suddetta vasca da bagno. A una donna che avevo scritto alla ditta ([email protected]) per criticare una pubblicità tanto offensiva, l’ineffabile Rullo Pasquale ha risposto, testualmente: ”Cara Fabiana, hai tempo da perdere? Vieni qui che ci facciamo una bella scopata insieme, se sei abile e passabile. Altrimenti non rompere i coglioni”. Non credo ci sia bisogno di commenti sull’universo morale di questa persona, che per rispetto versi tanti cari amici esito a definire “uomo”.
Ricordiamoci che tutte e tutti possiamo segnalare messaggi pubblicitari offensivi allo IAP compilando un comodo modulo online. Come dice Letizia Ciancio a proposito della segnalazione della campagna pubblicitaria della Sisley, infine ritenuta offensiva e non conforme al codice di autodisciplina della pubblicità, «si sappia che far togliere dalle strade una pubblicità che ci offende tutte [e tutti, NdA] si può fare».