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Il cielo è di un grigio timido che pare non lasciare spazio a spiragli di sole. L'aria è raffreddata dall'arrivo delle prime giornate autunnali. Il clima è oltremodo frizzante. C'è fermento. Eccome. Lo percepisco già al mio arrivo in stazione, gruppi di ragazzi e ragazzi armati di mappe della città e libretti gialli chiedono informazioni e si dirigono verso l'autobus. Altri proseguono a piedi sfogliando imperterriti il libretto giallo. Il programma del festival di Internazionale che si svolgerà qui a Ferrara fino a domenica 3. Tre giorni intensissimi in compagnia dei giornalisti di tutto il mondo. Si parla di tutto, non ci sono argomenti proibiti, si comunica quello che troppo spesso resta celato. Gli stimoli abbondano, rimbalzano a destra e sinistra regalando emozioni uniche. Tutto il resto è in pausa. Stop. Non c'è spazio per il quotidiano, niente spazio per la solita cronaca ovattata. Succede quindi di arrivare a Ferrara ed avere la possibilità in meno di otto ore di fare incontri straordinari e vivere suggestioni senza pari. Succede di viaggiare da uno stato all'altro e riuscire a calarsi perfettamente in ogni realtà. Scopro un documentario che quasi sicuramente non troverà mai spazio in Italia e che racconta di un collasso economico senza precedenti, quello dell'Islanda e di un popolo di gente comune che si ribella al capitalismo globale. “God bless Iceland” di Helgi Felixson.Una crisi terribilmente pesante, possibile che non sia quasi interessata ai nostri quotidiani?
Dopo circa un'ora atterro in Argentina, nella terra dei voli della morte. Horacio Verbitsky, giornalista-investigatore argentino, autore de Il volo. La rivelazione di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos (Fandango Libri 2008), insieme a Miriam Lewin, giornalista argentina ex desaparecida, sequestrata e torturata per due anni dall'apparato militare. Con loro Giancarldo Ceraudo, fotografo italiano che ha presentato il cortometraggio Destino final e con cui entrambi hanno sviluppato l'inchiesta pubblicata nel libro La reaparecide (Stampa Alternativa 2005), per rendere giustizia ai circa 30mila desaparecidos scomparsi durante gli anni del regime militare che ha tenuto in pugno l'Argentina tra il 1976 e il 1983. 30mila persone sequestrate, torturate e fatte sparire.
Una passeggiata per riordinare le idee e gli appunti, un aperitivo e il Medio Oriente mi attende. Più esattamente il genio Robert Fisk sta per arrivare. Insignito per sette volte del premio International journalist of the year, ha intervistato tre volte Osama bin Laden, è stato corrispondente di guerra da Afghanistan, Iraq, Libano e Palestina. Non risparmia battute, è cinico al punto giusto, puntuale e rigoroso nelle spiegazioni. Dal suo cognome la blogosfera ha coniato un vero, fisking, per indicare un modo di criticare un post punto per punto. Per oltre un'ora tiene il palco come un one man show di tutto rispetto, l'attenzione non cala mai, i racconti sono affreschi di vita quotidiana. Siamo a Beirut, poi nei Territori Occupati, infine a Kabul. Cronache mediorientali.Esco dal teatro, il turbine di pensieri, immagini, ricordi della giornata che mi avvolge è assoluto.La musica anima piazza Castello; succede di arrivare a Ferrara e restare estasiati.
A domani Internazionale!internazionale.it/festival© Alessia Arcolaci
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