Son lì, fra le braccia del Pd, avvinti come l'edera. Sono i dieci “vecchi” del Partito Democratico che hanno ottenuto la deroga dei tre mandati. Si ripresenteranno, convinti come sono, di portare ancora il loro bagaglio di esperienza di militanti di lunga pezza, alla politica italiana. Sono i dieci che, al contrario di Massimo D'Alemae di Valter Veltroni, hanno deciso di morire sulla scena, come Molière, invece di lasciare il posto alle new-entry e di ritagliarsi uno spazio di nonni e nonne, vecchie zie e zii, militanti qualsiasi e saggi a gogò in una società civile che li accoglierebbe (forse) a braccia aperte. E poi si sa, dalle parti del Pd nessuno viene mai lasciato a piedi. Dopo anni di militanza e di sangue versato al partito, i dirigenti vengono riciclati al pari della carta e del cartone, della plastica e del vetro. Per loro si inventano posti, fondazioni, associazioni, centri-studio, ruoli ad personam, presidenze di enti inutili, di squadre di pallamano e calcetto, di consorzi turistici e festival del gusto, consulenze, incontri letterari, condomìni di lusso e castelli restaurati, palazzi prestigiosi e perfino qualche direzione di uffici stampa. Nel Pd, proprio come accadeva nel vecchio Pci e nella Dc, nessuno, neanche con la pensione maturata, viene mai messo da parte perché, nel frattempo, deve sistemare mogli e figli, fratelli e sorelle, cognati e nipoti, amici e qualche nemico con il quale ha spartito un po' di consociativismo nei tempi che furono. Evidentemente, i magnifici dieci vecchi del Pd, salvati dalla direzione nazionale del partito, non avevano nessuna intenzione di rituffarsi nel quotidiano: meglio un'ultima legislatura, tanto per non dover chiedere un ruolo arrotonda-vitalizio, una volta abbandonati gli scranni parlamentari. Sono tre donne e sette uomini, una percentuale del 30% molto vicina a quel 40 che Bersani dice di voler assegnare alle donne nella prossima legislatura. Le gentili signore sono, Rosy Bindi, Anna Finocchiaro e Maria Pia Garavaglia, mentre i signori rispondono ai nomi di Franco Marini, Beppe Fioroni, Mauro Agostini, Cesare Marini, Claudio Bressa, Giorgio Merlo e Beppe Lumia. Più ex Dc che ex Pci, segno inequivocabile che il mondo cattolico è talmente frastagliato, da non poter assicurare a vecchi credenti, una rielezione certa. Intanto è sorta una polemica sull'addio di Pietro Ichino che, prima si è schierato dalla parte di Renzi, poi si è lanciato tra le braccia di Mario Monti. I militanti del Pd sono inferociti con lui, e sono arrivati a chiedergli pubbliche scuse per un passaggio di campo che ritengono intollerabile. Esemplare la risposta di Ichino: “Scusa a chi, e di che?” Ferma restando la bontà della scelta di far nominare dagli elettori i candidati alla prossima legislatura, resta la sensazione di un Pd che, ancora una volta, non riesce a staccarsi definitivamente dalle sue matrici partitiche più spicciole e deteriori, il tutto mentre ha mandato al macero, ormai da tempo, qualsiasi idealità politica; l'effetto Berlusconi ha devastato anche i democratici. A proposito di cattolici, quella categoria di praticanti religiosi famosi per la tolleranza, l'accoglienza e la solidarietà. Ha fatto scalpore il “manifesto” di don Piero Corsi, parroco di San Lorenzo, parrocchia di Lerici (Liguria), nel quale il prete si scaglia contro le donne accusandole esplicitamente di "istigazione al femminicidio". Insomma, per don Piero, se le donne vengono violentate o uccise la colpa è la loro e degli abiti succinti che indossano, che scatenano gli istinti primordiali dell'uomo cacciatore. Il manifesto si commenta da sé, non occorre aggiungere altro, se non consigliare caldamente alle autorità religiose un immediato Tso nei confronti di don Corsi il quale, chissà, magari in un manicomio criminale, incatenato al letto di contenzione, avrà più tempo per ripensare in modo corretto alla Mulieris dignitatem. Ma don Piero è ormai un prete recidivo. Intende a modo suo la missione della quale è stato investito da SS Madre Chiesa e non perde occasione per distinguersi con iniziative bizzarre. Lo scorso mese di ottobre, il parroco di San Terenzioaveva esposto sulla sua bacheca, al cui confronto quelle di Casa Pound gli fanno una pippa, le vignette anti-islamiche che avevano scatenato la furia integralista in tutto il mondo. Mentre, qualche mese prima, era stato visto correre come un pazzo nella sua canonica, brandendo un candelabro in mano, dietro un vagabondo che cercava l'elemosina. E pensate, oltre ai preti pubblicizzati in tv, quelli che aiutano le persone che altrimenti morirebbero di solitudine, una piccola parte dell'8 per mille delle vostre tasse, va pure a don Piero Corsi. Destinazione dei fondi: bacheche e candelabri, per un Kalashnikov occorrerebbe qualche euro in più.Magazine Politica Italia
A fine anno le primarie del PD: i magnifici dieci vecchi. Nonostante il buonismo natalizio l'Italia si riscopre omofoba e intollerante.
Creato il 26 dicembre 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Son lì, fra le braccia del Pd, avvinti come l'edera. Sono i dieci “vecchi” del Partito Democratico che hanno ottenuto la deroga dei tre mandati. Si ripresenteranno, convinti come sono, di portare ancora il loro bagaglio di esperienza di militanti di lunga pezza, alla politica italiana. Sono i dieci che, al contrario di Massimo D'Alemae di Valter Veltroni, hanno deciso di morire sulla scena, come Molière, invece di lasciare il posto alle new-entry e di ritagliarsi uno spazio di nonni e nonne, vecchie zie e zii, militanti qualsiasi e saggi a gogò in una società civile che li accoglierebbe (forse) a braccia aperte. E poi si sa, dalle parti del Pd nessuno viene mai lasciato a piedi. Dopo anni di militanza e di sangue versato al partito, i dirigenti vengono riciclati al pari della carta e del cartone, della plastica e del vetro. Per loro si inventano posti, fondazioni, associazioni, centri-studio, ruoli ad personam, presidenze di enti inutili, di squadre di pallamano e calcetto, di consorzi turistici e festival del gusto, consulenze, incontri letterari, condomìni di lusso e castelli restaurati, palazzi prestigiosi e perfino qualche direzione di uffici stampa. Nel Pd, proprio come accadeva nel vecchio Pci e nella Dc, nessuno, neanche con la pensione maturata, viene mai messo da parte perché, nel frattempo, deve sistemare mogli e figli, fratelli e sorelle, cognati e nipoti, amici e qualche nemico con il quale ha spartito un po' di consociativismo nei tempi che furono. Evidentemente, i magnifici dieci vecchi del Pd, salvati dalla direzione nazionale del partito, non avevano nessuna intenzione di rituffarsi nel quotidiano: meglio un'ultima legislatura, tanto per non dover chiedere un ruolo arrotonda-vitalizio, una volta abbandonati gli scranni parlamentari. Sono tre donne e sette uomini, una percentuale del 30% molto vicina a quel 40 che Bersani dice di voler assegnare alle donne nella prossima legislatura. Le gentili signore sono, Rosy Bindi, Anna Finocchiaro e Maria Pia Garavaglia, mentre i signori rispondono ai nomi di Franco Marini, Beppe Fioroni, Mauro Agostini, Cesare Marini, Claudio Bressa, Giorgio Merlo e Beppe Lumia. Più ex Dc che ex Pci, segno inequivocabile che il mondo cattolico è talmente frastagliato, da non poter assicurare a vecchi credenti, una rielezione certa. Intanto è sorta una polemica sull'addio di Pietro Ichino che, prima si è schierato dalla parte di Renzi, poi si è lanciato tra le braccia di Mario Monti. I militanti del Pd sono inferociti con lui, e sono arrivati a chiedergli pubbliche scuse per un passaggio di campo che ritengono intollerabile. Esemplare la risposta di Ichino: “Scusa a chi, e di che?” Ferma restando la bontà della scelta di far nominare dagli elettori i candidati alla prossima legislatura, resta la sensazione di un Pd che, ancora una volta, non riesce a staccarsi definitivamente dalle sue matrici partitiche più spicciole e deteriori, il tutto mentre ha mandato al macero, ormai da tempo, qualsiasi idealità politica; l'effetto Berlusconi ha devastato anche i democratici. A proposito di cattolici, quella categoria di praticanti religiosi famosi per la tolleranza, l'accoglienza e la solidarietà. Ha fatto scalpore il “manifesto” di don Piero Corsi, parroco di San Lorenzo, parrocchia di Lerici (Liguria), nel quale il prete si scaglia contro le donne accusandole esplicitamente di "istigazione al femminicidio". Insomma, per don Piero, se le donne vengono violentate o uccise la colpa è la loro e degli abiti succinti che indossano, che scatenano gli istinti primordiali dell'uomo cacciatore. Il manifesto si commenta da sé, non occorre aggiungere altro, se non consigliare caldamente alle autorità religiose un immediato Tso nei confronti di don Corsi il quale, chissà, magari in un manicomio criminale, incatenato al letto di contenzione, avrà più tempo per ripensare in modo corretto alla Mulieris dignitatem. Ma don Piero è ormai un prete recidivo. Intende a modo suo la missione della quale è stato investito da SS Madre Chiesa e non perde occasione per distinguersi con iniziative bizzarre. Lo scorso mese di ottobre, il parroco di San Terenzioaveva esposto sulla sua bacheca, al cui confronto quelle di Casa Pound gli fanno una pippa, le vignette anti-islamiche che avevano scatenato la furia integralista in tutto il mondo. Mentre, qualche mese prima, era stato visto correre come un pazzo nella sua canonica, brandendo un candelabro in mano, dietro un vagabondo che cercava l'elemosina. E pensate, oltre ai preti pubblicizzati in tv, quelli che aiutano le persone che altrimenti morirebbero di solitudine, una piccola parte dell'8 per mille delle vostre tasse, va pure a don Piero Corsi. Destinazione dei fondi: bacheche e candelabri, per un Kalashnikov occorrerebbe qualche euro in più.Potrebbero interessarti anche :
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