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A Gibuti le prigioni segrete della CIA

Creato il 02 marzo 2011 da Marianna06

E' venuto fuori solo per caso.

Perché un cittadino yemenita ma residente in Tanzania, arrestato  tempo addietro perché reo di essere in odore di fondamentalismo islamico, è finito nelle terribili carceri di un altro Paese africano, a lui ovviamente sconosciuto, e che poi ha scoperto trattarsi di Gibuti.

L'uomo, dopo essersi fatto per alcuni anni una ingiusta detenzione, con interrogatori e violenze d'ogni genere subìte durante la sua permanenza in carcere , ha denunciato, una volta libero, il Governo di Gibuti presso la Commissione Africana per i diritti dell'uomo.

E lo ha fatto evidenziando le complicità di Gibuti con la CIA americana in quanto le persone preposte ai suoi interrogatori(un uomo e una donna), nell'esprimersi, avevano un marcato accento americano- egli dice .

Se questo corrisponderà al vero, come è probabile che sia, una volta che la Commissione Africana per i diritti dell'uomo accetta la contestazione, i Paesi africani, in primis nel caso in questione Gibuti, dovranno risponderne alla giustizia internazionale.

Sotto il profilo giurisprudenziale l'evento certamente farà storia, perché è l'occasione per difendere ad un tempo la sovranità africana e i diritti dell'uomo.

Infatti, per inciso, sarebbe opportuno che a spegnere oggi l'incendio del Maghreb in fiamme, ultima la Libia di Gheddafi, con un vero e proprio genocidio in corso, gliUSA della signora Clinton, ministro degli Esteri, rimanessero a casa propria onde evitare il replicarsi di  novelli Kosovo, Bosnia,Iraq e Afghanistan, messi insieme.

Le popolazioni libiche e tunisine si sono ,infatti, già espresse in tal senso.

Piuttosto che sia l'Unione Europea e l'Italia sopratutto a darsi da fare seriamente in quella direzione.Prevalentemente con seri interventi umanitari. Possibilmente senza troppi tentennamenti.E nessun vittimismo.

La possibilità e la responsabilità di fare il bene, in situazioni come queste, è per tutti. Ma un po' di più per i vicini di casa.

Non credete?

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

Gibuti
 

 


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