Stamattina tutti i principali giornali hanno dato la notizia che Marghera, dopo vent’anni di crisi, chiusure e licenziamenti, avrà un nuovo piano industriale.
E sono ben due le buone notizie su cui vale la pena soffermarsi (almeno dal nostro punto di vista).
La prima è che Marghera è una delle poche realtà dove in questo momento si sta parlando di piano industriale. La seconda è che stiamo parlando di un progetto fortemente innovativo che guarda al futuro: la riconversione di Marghera passerà infatti dalla produzione di carburanti innovativi, con un investimento di cento milioni che l’Eni ha già messo sul piatto. E Marghera sarà la prima Green Refinery al mondo dove, dal 2014, si produrranno bio-carburanti con l’impiego di oli vegetali da miscelare con i derivati del petrolio.
Un’altra novità è che, almeno al momento, sembrano tutti soddisfatti dell’accordo raggiunto. Dopo anni di continue dismissioni – ha commentato Massimo Meneghetti, segretario generale Femca Cisl – arriva un progetto industriale innovativo, rispettoso del territorio, ad alto profilo tecnologico che permette di avviare finalmente il processo di riconversione industriale di Porto Marghera.
Non solo aggiustamenti, chiusure o delocalizzazioni ma una vera e propria metamorfosi. Per una volta insomma le Istituzioni sono state di parola: avevano detto che Marghera non avrebbe chiuso è così sarà. Certo, ci sono voluto vent’anni e un intero distretto praticamente cancellato (negli anni ’70 gli addetti erano 30 mila, oggi non più di 13mila) ma prendiamo per buone le notizie e cavalchiamole finchè sono tali.