A Horror Christmas Story

E poi viene quel giorno, a dodici giorni esatti dal Natale, in cui scopri che esiste un film in cui gli instancabili elfi fabbricatori di Babbo Natale si rivoltano contro di lui in preda ad una trasformazione demoniaca, un’entità maligna chiamata Krampus mutila a morte chi è stato cattivo e Babbo Natale è chiamato a metterci una pezza fracassando crani col suo bastone. Questo è in poche parole A Horror Christmas Story, una pellicola che si spinge dove nessuno regista si è mai spinto prima, ovvero adattando le più celebri icone natalizie al genere Horror e i suoi meccanismi più inflazionati: sangue, sesso, demoni, teenager.

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I titoli di testa, elaborati con la computer grafica, introducono una pellicola che inizia proprio con Babbo Natale in semi stato confusionale. E’ nella sua stalla che prepara le renne al duro lavoro della notte di Natale, eppure notiamo quel sangue che gli macchia il bavero della giacca e buona parte del volto. Non è il Santa Claus che siamo abituati a conoscere, grasso e impacciato, ma un millenario guerriero che sa di averne viste tante e non ha perso lo spirito combattivo di un tempo. Stavolta però è chiamato a farla finita contro il suo più acerrimo nemico, il Krampus, un’entità maligna che a differenza di Babbo passa la notte di Natale ad uccidere chi è stato cattivo. E’ l’anti-natale per eccellenza e si danna per portare caos e morte.

Questa però è solo una delle cinque linee narrative presenti nel film, ovvero storie  tutto connesse tra loro e che trattano ognuna di una crisi che colpisce alcuni gruppi di persone proprio la notte della vigilia. Sono tutti abitanti di Bailey Dawns, una piccola cittadina americana come ce ne sono tante e che crede più che mai nello spirito natalizio. Quello che rende straniante questo film è la costruzione delle storie, fatta in maniera un po caotica e sregolata. Solitamente siamo abituati a pellicole che, partendo da vicende apparentemente sconesse tra loro, convergono a ritmo serrato verso un finale che ci fornisce le giuste chiavi di lettura della storia, in un momento in cui realizziamo che i vari protagonisti delle vicende (inizialmente scollegati) sono legati tra loro da una qualche tipo di relazione (es. il padre di qualcuno in una storia è il fratello di qualcuno in un’altra). In A Horror Christmas Story si verifica il meccanismo opposto. Partiamo da un’iniziale momento in cui ci viene descritta la relazione tra alcuni personaggi e ognuno di loro poi diventerà a sua volta protagonista di una propria vicenda. E’ un meccanismo balordo che inevitabilmente porta a storie slegate e da un finale auto conclusivo, regalando quel senso di <<Ah quindi finisce così!>> che stona con il potenziale del film.

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I vincoli di Budget si sentono tutti, soprattutto nel momento in cui ci rendiamo conto che si parla molto e la storia procede a rilento, come se il materiale a disposizione fosse troppo poco per rispettare i canonici 90 minuti di durata. Ci sono alcune situazioni in cui la si tira troppo per le lunghe, circostanze nel quale vediamo qualcuno che si alza da una sedia, poi torna indietro, poi beve un sorso, poi sente un rumore e dunque decide di andare a controllarne la fonte per poi non trovare nulla e risedersi nella sedia iniziale.

Anche l’unica scena di sesso adolescenziale presente nel film è mal gestita, ostentata, quasi girata con la mano tremolante di un regista che non voleva esagerare con la nudità. Considerando che si svolge tra un nerd arrapato e un’ amica posseduta da uno spettro, qualche gemito in più potevano mettercelo. Bellissima invece la fotografia del film, sottile nell’esaltare i colori tipici del Natale nel contrasto tra la confortevole sicurezza dell’ambito domestico (con toni caldi e avvolgenti) e il pericoloso mondo esterno infestato da strane creature (con toni blu e gelidi).

Ah sul finale c’è un twist coi fiocchi, dunque se siete amanti dei finali che stravolgono la percezione delle cose, questo film vi piacerà!

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